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Russia

Russia: un paese alla ricerca dell’innovazione

La Federazione spinge per sviluppare in Russia nuovi settori basati sull’innovazione. E il momento risulta particolarmente vantaggioso che chi arriva dall’estero. I dati e le previsioni in un seminario a Milano I bassi prezzi del petrolio, le sanzioni e la congiuntura economica pesano sull’economia russa. Per non rimanere troppo dipendente dai prezzi delle materie prime,…

La Federazione spinge per sviluppare in Russia nuovi settori basati sull’innovazione. E il momento risulta particolarmente vantaggioso che chi arriva dall’estero. I dati e le previsioni in un seminario a Milano

I bassi prezzi del petrolio, le sanzioni e la congiuntura economica pesano sull’economia russa. Per non rimanere troppo dipendente dai prezzi delle materie prime, Mosca sta cercando di sviluppare nuovi settori basati sull’innovazione. Già nel 2015 l’innovazione ha superato il 7% del PIL russo e si stima che entro il 2020 arriverà al 25%. Gli investimenti pubblici sono passati da 477 miliardi di rubli del 2010 a 1,5 trilioni di rubli del 2013, mentre sono 120 i parchi tecnologici e industriali sparsi in 43 regioni del Paese. Questi i dati presentati al IV seminario italo-russo di Milano, tenutosi il 12 febbraio nella sede dello studio legale “Pavia e Ansaldo”, seminario con cui si è aperto il programma 2016 di business meeting e forum internazionali, organizzati dall’Associazione Conoscere Eurasia e dal Forum economico internazionale di San Pietroburgo.

Ad aprire il seminario, Aleksander Nurizade, Console Generale della Federazione Russa a Milano, che ha detto che “lavorare con la Russia non solo si può, ma si deve”. La congiuntura economica offre però anche qualche vantaggio: il rublo debole, per esempio, favorisce il flusso di turisti italiani in Russia, visto che diventa un Paese economico, e favorisce anche lo sviluppo del business, visti i prezzi di produzione. Insomma, come ha detto l’ambasciatore italiano a Mosca Cesare Maria Ragaglini ancora un anno fa, bisogna passare dal “made in Italy” al “made with Italy”. “Negli ultimi 25 anni – ha osservato Ragaglini –, si sono succedute molte crisi economiche in Russia e nei Paesi dell’ex blocco sovietico, ma sono state le imprese italiane a scegliere quest’area per cogliere nuove opportunità di business. In particolare, cerchiamo di creare un clima politico favorevole unito ad un’attività capillare di informazione, affinché gli imprenditori italiani possano scegliere al meglio”.

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I due diplomatici hanno poi parlato delle commissioni congiunte sul turismo (incontro appena svoltosi a Milano), sull’agricoltura (con la visita del ministro Maurizio Martina a Mosca), sui tavoli di lavoro economici guidati da Arkadij Dvorkovich e Paolo Gentiloni. E non mancheranno le novità sulle collaborazioni anche nel campo culturale e medico, con scambi di artisti e di medici, e con una probabile mostra di Raffaello in Russia, con alcuni quadri che non sono mai usciti dall’Italia.
Paola Brunetti, direttore delle Relazioni internazionali e dei Rapporti con Organismi Esteri del Ministero dello Sviluppo Economico, e Marinella Loddo, Direttore Ice Italian Trade Agency Milano, hanno parlato dell’internazionalizzazione e dello sviluppo di business.

Sono seguite le testimonianze di aziende russe ed italiane, e del loro lavoro insieme. Andrea Clavarino, Presidente e CEO di Coeclerici Logistics, ha raccontato di 50 anni di lavoro in Russia (ovviamente sin dai tempi dell’URSS), Sergei Komlev di Gazprom Export ha parlato dello sviluppo del mercato del gas per i trasporti (l’Italia è un mercato molto sviluppato, con un parco auto che vale la metà di tutto quello europeo); poi Christian Ramon, responsabile di Industry Oil and Gas Intesa Sanpaolo per i comuni progetti.

Vittorio Loi, partner dello studio Pavia e Ansaldo, Responsabile per l’ambito Russian Practice, ha citato l’ultimo “Bloomberg Innovation Index 2015” che assegna alla Russia la dodicesima posizione per innovazione tra le economie mondiali, su 198 Paesi analizzati (ad esempio, l’Italia occupa il 26mo posto).

Ma come dice Antonio Fallico a conclusione del seminario, “la Russia ha ancora bisogno di know how, di tecnologia, di meccanica di precisione e high tech. In questi settori l’Italia può dare e fare molto”.

fonte: Russia beyond the headlines

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