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Referendum Riforma Costituzionale: su cosa si vota e cosa cambia se vince il Sì

La Riforma Costituzionale su cui siamo chiamati a votare con il Referendum del 4 dicembre potrebbe trasformare l’assetto istituzionale del paese. Vediamo come Il Referendum sulla riforma costituzionale si terrà domenica 4 dicembre, come annunciato dal premier Matteo Renzi al consiglio dei ministri. I cittadini italiani sono chiamati ad approvare o respingere la riforma della…

La Riforma Costituzionale su cui siamo chiamati a votare con il Referendum del 4 dicembre potrebbe trasformare l’assetto istituzionale del paese. Vediamo come

Il Referendum sulla riforma costituzionale si terrà domenica 4 dicembre, come annunciato dal premier Matteo Renzi al consiglio dei ministri. I cittadini italiani sono chiamati ad approvare o respingere la riforma della costituzione, che porta il nome dell’attuale ministra Maria Elena Boschi, che ne è stata la promotrice.

La riforma costituzionale voluta dal Governo è stata approvata definitivamente il 12 aprile scorso. Le Camere però non hanno raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi e dunque si deciderà con referendum costituzionale (senza quorum).

Riforma Costituzionale: su cosa si vota

La riforma della Costituzione su cui siamo chiamati a dire la nostra trasforma l’assetto istituzionale del paese: si deciderà sul superamento del bicameralismo, sula modalità di elezione del Presidente della Repubblica, sull’abolizione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro, sulle competenze Stato-Regione e sul quorum del Referendum abrogativo. Ma partiamo dall’inizio.

Riforma Camera -Senato

Come già accennato, se vincesse il Sì al Referendum, la riforma costituzionale sancirebbe il superamento del bicameralismo perfetto, che caratterizza l’assetto istituzionale italiano. Cosa significa? Proviamo a capirlo insieme.

Camera

Riforma CostituzionaleAd oggi, le leggi ordinarie e costituzionali devono essere approvate da entrambe le camere. Con il Sì, invece, si stabilisce che la camera dei deputati diventa l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto e l’unica assemblea che dovrà approvare le leggi. Non solo: sarà anche l’unico organo che dovrà accordare la fiducia al governo.

Senato

Il senato, invece, sarà solo un organo rappresentativo delle autonomie regionali. I senatori saranno 100 (e non 315, come ad oggi) e 95 di loro saranno scelti dai consigli regionali (21 Sindaci e 74 consiglieri regionali) e resteranno in carica per la durata del loro mandato di amministratori locali. 5 senatori, invece, saranno nominati dal Presidente della Repubblica.
Quale il ruolo del Senato? I senatori potranno proporre le modifiche entro trenta giorni dall’approvazione della legge, ma la camera potrà anche non accogliere gli emendamenti. La funzione principale del senato sarà quella di esercitare una funzione di raccordo tra lo stato, le regioni e i comuni.

Elezione del Presidente della Repubblica

All’elezione del Presidente della Repubblica parteciperanno solo le camere in seduta comune. Sarà necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti fino al quarto scrutinio, poi basteranno i tre quinti. Dal settimo scrutinio basterà la maggioranza dei tre quinti dei votanti.

Abolizione del Consiglio Nazionale per l’economia e il lavoro

La Riforma Costituzionale prevede la soppressione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro. Ad oggi l’organo è composto da 64 consiglieri e ha la funzione consultiva per quanto riguarda le leggi sull’economia e il lavoro.

Competenze stato/regioni

Se vincesse il Sì al Referendum, ben 20 materie, tra cui ambiente, gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni torneranno ad essere matera dello Stato.

Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa popolare

Il quorum che rende valido il risultato di un referendum abrogativo resta sempre del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Questo, però, si abbassa se i cittadini che propongono la consultazione sono 800mila, invece che 500mila. Con la riforma, infatti, basterà che vada a votare il 50 per cento più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Non solo. Con la Riforma, serviranno 150mila firme (e non 50mila) per proporre una legge d’iniziativa popolare.

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