Sono scarse e si trovano in paesi politicamente instabili: litio, cobalto e nickel raddoppiano le quotazioni, in vista della diffusione dell’auto elettrica
L’auto elettrica rivoluziona il mercato di litio, cobalto e (nelle ultime settimane) nickel. Sì, mentre gli annunci di addii alle auto a benzina e diesel si rincorrono e mentre le case automobilistiche, da Volvo a Mercedes e Bmw promettono l’elettrificazione dell’intera gamma, la corsa alla messa a punto di batterie ricaricabili efficienti e con sempre maggiore autonomia rende i giochi più difficili e i tempi più stretti, facendo schizzare le quotazioni di litio, cobalto e nickel, le materie prime che compongono le batterie. Ma andiamo per gradi.
I grandi annunci delle case automobilistiche
Norvegia, Francia, Inghilterra, Cina e Italia, tra gli altri, hanno previsto l’addio alle immatricolazioni di nuove auto a benzina e diesel al massimo entro il 2040.
Anche le case automobilistiche spingono verso la spina. Volvo ha deciso di dire addio al motore a combustione: partire dal 2019, tutte le auto che usciranno da Goteborg, sede di produzione di Volvo, saranno elettrificate con tecnologia ibrida plug-in o mild-hybrid (in pratica saranno abbinate alla batteria dei motori a benzina e diesel) o avranno propulsione totalmente elettrica.
Al Salone dell’auto di Francoforte tenutosi a settembre 2017, Volkswagen ha annunciato che investirà 20 miliardi di euro proprio per lo sviluppo dell’auto elettrica, mentre Daimler AG, società madre di Mercedes-Benz, promette di offrire la versione elettrificata di tutte le sue auto entro il 2022. Sempre dal 2022, Smart diventerà un brand full electric, mentre Renault è a lavoro per lanciare 8 nuovi modelli a batteria entro il 2022.
Il mercato delle batterie
La diffusione delle auto elettriche, cambia anche il mercato delle batterie. Secondo uno studio di Transparency Market Research, il giro di affari intorno alle batterie agli ioni di litio passerà dai 30 miliardi di dollari del 2015 ai 75 nel 2024, mentre gli analisti di Morgan Stanley prevedono che il 47% delle auto vendute a livello globale entro il 2050 saranno elettriche.
Impegnate su questo fronte, sono Tesla, che autoproduce le batterie a ioni di litio nella sua gigafactory in Nevada, la giapponese Panasonic, le sudcoreane Samsung e LG Chem e la cinese BYD. Anche la Germania non vuole rimanere fuori dal mercato: la cancelliera Angela Merkel a maggio ha posato la prima pietra di un mega-stabilimento targato Daimler (Mercedes Benz).
Materie prime scarse e molto costose
Se è vero che con 2 milioni di esemplari in circolazione nel mondo, su un parco di 1,3 miliardi secondo l’Anfia, le auto elettriche sono ancora ben lontane dall’essere un prodotto di massa, è vero anche che i grandi annunci delle case automobilistiche aprono nuovi scenari e, soprattutto, nuovi problemi, come il rifornimento di materie prime per la realizzazione delle batterie.
E’ difficile prevedere come evolverà il mercato delle auto a spina (dipenderà da incentivi economici e non solo, soprattutto in Italia), ma le aziende minerarie hanno un già gran bel da fare per garantire l’approvvigionamento di litio, cobalto e nickel. Intanto i prezzi delle materie primi sono più che raddoppiati nei mesi scorsi.
Le miniere di di litio e cobalto scarseggiano. E questo rende il mercato ancora più vivace, se così vogliamo definirlo.
Partiamo dal carbonato di litio: sono Argentina, Cile e Bolivia che ne detengono il 75% della produzione mondiale. La quotazione della materaia prima è aumentata più del 100% rispetto ad un paio di anni fa, quando un chilo di carbonato di litio costava 7-8 dollari (oggi costa tra i 18 e 21 dollari). E le quotazioni potrebbero ancora salire: secondo gli analisti di Deutsche Bank, la domanda dalle 184,000 tonnellate estratte nel 2015 salirà a 534,000 nel 2025 (e si teme un deficit della materia).
Non va meglio se parliamo di cobalto. La materia prima viene estratta, per oltre il 60% nella Repubblica democratica del Congo, Paese che non rispetta i diritti umani e afflitto da guerre e crisi umanitarie. E mentre la materia scarseggia già, il prezzo è già volato oltre 58mila dollari per tonnellata al London Metal Exchange. È quasi raddoppiato in soli 12 mesi.
La corsa all’auto elettrica sta per sconvolgere anche il mercato del nickel, le cui quotazioni, dopo un crollo del 75% nell’ultimo decennio, hanno registrato un aumento 35%, tornando a superare negli ultimi giorni i 12mila dollari per tonnellata al London Metal Exchange. Ma siamo solo all’inizio: la domanda da parte dei produttori di batterie per veicoli elettrici dovrebbe salire a 220mila tonnellate nel 2025, secondo Wood Mackenzie.
A credere in questa materia prima è soprattutto Bhp Billiton, che nelle ultime settimane ha annunciato un piano di riconversione degli impianti australiani di Nickel West. Solo tre anni fa puntava a dismettere quegli impianti, mentre oggi intende rilanciarli con l’obiettivo di diventare il maggior fornitore mondiale di solfato di nickel.
Intanto, la corsa alle materie prime per l’auto elettrica risollevano i conti di Glencore. Carbone, rame, zinco e cobalto, utilizzate per la realizzazione delle vetture a batteria, hanno regalato al gruppo svizzero margini in forte crescita e una netta riduzione del debito. In particolare, Glencore è riuscita ad aumentare il margine operativo lordo (Ebitda) del 68% nel primo semestre 2017, a 6,74 miliardi di $ (su un fatturato di 100 miliardi, +45%). Per la divisione mineraria il risultato è migliorato del 95% (a 5,3 miliardi di $).