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Fake News Salvini Renzi

Elezioni 2018 e allarme fake news. Cosa sta accadendo

In vista delle elezioni 2018, su piattaforme e internet iniziano a moltiplicarsi fake news e immagini manipolate. E i partiti italiani si preoccupano che tutto questo potrebbe inficiare risultati elezioni Con le elezioni nazionali a pochi mesi di distanza,  l’Italia diventa vittima di una campagna destabilizzante di fake news e propaganda che potrebbe inficiare l’esito…

In vista delle elezioni 2018, su piattaforme e internet iniziano a moltiplicarsi fake news e immagini manipolate. E i partiti italiani si preoccupano che tutto questo potrebbe inficiare risultati elezioni

Con le elezioni nazionali a pochi mesi di distanza,  l’Italia diventa vittima di una campagna destabilizzante di fake news e propaganda che potrebbe inficiare l’esito delle future elezioni. A lanciare l’allarme è stato, qualche giorno fa, il New York Times, scatenando le reazioni dei diversi partiti politici. E mentre Matteo Renzi chiede aiuto alle piattaforme social, Luigi Di Maio invoca l’intervento Ocse sulle prossime elezioni. 

E la questione, oltre che politica, diventa anche economica. Facebook deve investire pesantemente per provare ad arginare la questione. Ma andiamo per gradi. 

L’allarme del New York Times

Anche l’Italia e le elezioni 2018, scrive il quotidiano americano, potrebbero essere vittima delle fake news. “In un’atmosfera globale piena di sospetti di interferenze russe nelle elezioni Usa (Russiagate, ndr), Francia e Germania, così come sul referendum sulla Brexit e l’indipendenza catalana, molti analisti considerano che l’Italia sia l’anello debole in un sempre piu’ vulnerabile Ue”. 

Qualche immagine falsa in rete, in realtà,  starebbe già girando (un fotomontaggio ritrae la Boschi al funerale di Toto Riina) , ma l’analisi fatta dal Times si basa anche su altro. Il quotidiano USa, infatti,  cita il rapporto di Andrea Stroppa, ricercatore della “Ghost data” che consiglia Renzi in tema di cyber-security, in cui si “tenta di dimostrare un connessione tra siti apparentemente non collegati che promuovono movimenti populisti critici di Renzi ed il governo di centro-sinistra”. Nel dossier si denuncia che la pagina web ufficiale di un movimento filo Matteo Salvini, leader della Lega, condivida i codici di Google con una pagina di propaganda di un fan dei 5 Stelle. I Codici servono a tracciare la pubblicità ed il traffico sulla rete e sono anche condivisi da una serie di altri siti, come scrive il New York Times, come “IoStoConPutin.info” e “mondolibero.org”. “Questi siti condividono lo stesso codice identificativo assegnato da Google Analytics, che monitora la quantita’ di traffico sui singoli siti, cosi’ come AdSense, che assegna una valore alla pubblicità postata su ogni singolo sito”, denuncia il quotidiano.

La questione ha allarmato i diversi partiti. Quello di Renzi, in primis, ma anche quello di Salvini, sbigottito dalla condivisione dei Codici, e quello del M5S, che ha precisato che la pagina fan non è ufficiale. Saranno le indagini a fare chiarezza. 

“Si parla di siti web sensazionalistici, a sostegno di una o l’altra forza politica, che riporterebbero i medesimi codici di Analytics e di Adsense. E non ci vuole un genio a capire che questi siti nascono spontaneamente”, si legge in un post siglato M5s sul blog di Beppe Grillo. “Sul web ognuno, anche per mero scopo di guadagno attraverso la pubblicità, chiuso nella sua stanza può scegliere di aprire più di una piattaforma e pubblicare quel che vuole. Ma ciò non significa – chiariscono i 5 stelle – che ci debba essere un coinvolgimento della forza politica di riferimento”.

Google: stesso ID non significa (sempre) siti collegati

Ad intervenire sulla questione dello stesso codice è Google, che spiega che non sempre i siti che condividono ID sono collegati.   “Capita, a volta, di vedere siti non collegati che utilizzano gli stessi ID, quindi non è un indicatore al 100% affidabile il fatto che questi due siti siano collegati”, ha detto una portavoce di Google, Simona Panseri.

Matteo Renzi chiede aiuto a Facebook

Chiediamo ai social network, e in particolare a Facebook, di aiutarci ad avere una campagna elettorale pulita“, ha detto in un’intervista giovedì Matteo Renzi, leader del Partito Democratico. “La qualità della democrazia in Italia oggi dipende da una risposta a questi problemi”. 

Luigi di Maio chiede intervento Ocse

“Ho letto più volte che sia alcuni quotidiani, sia alcuni leader di partito sono preoccupati per l’esito delle elezioni politiche perché potrebbe essere condizionato dalle false notizie. A me preoccupa più il voto di scambio che le bufale, ma questo non è un tema da sottovalutare”. Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 stelle, commenta ai microfoni di ‘6 su Radio 1’ la notizia sulla proposta di legge, a firma Pd, contro le ‘fake news’.

“E’ per questo – ha precisato Di Maio – che chiediamo che le elezioni politiche del 2018, come fu nel 2006, siano monitorate dall’Osce in modo tale che questo organismo internazionale possa monitorare sia il corretto svolgimento delle elezioni ma anche la campagna. C’è una bruttissima prassi della politica italiana per cui ogni volta che c’è un problema si vuole fare una nuova legge”.

Facebook alla ricerca di una soluzione

Facebook avrebbe già pronta una soluzione per arginare il fenomeno. Il sociale progettando la creazione di una “task force” italiana che possa controllare le notizie che vengono pubblicate sul social. 

Eludendo dal solo contesto italiano, le bufale costeranno care a Mark Zuckemberg. Gli investimenti che Facebook affronterà per arginare le fake news potrebbero incidere pesantemente sui conti: il social è costretto ad assumere 10.000 addetti in grado di estendere il controllo sulle ads che transitano sul social network. Secondo i calcoli dell’analista di Pivotal Research, Brian Wieser, stima che se Facebook rispetterà i suoi piani dovrà sborsare circa 1 miliardo di dollari.

Il giro d’affari dietro le fake news

fake newsSe combattere le fake news ha un suo valore, sappiate che anche crearle può costare caro a chi le commissiona. L’ultima ricerca di Trend Micro, “The fake news machine: how propagandists abuse the Internet and manipulate the public”, che ha analizzato i mercati di Cina, Russia, Medio Oriente e Inghilterra, assegna alle fake news un prezzo. Per avere qualche idea, per influenzare gli esiti di un’elezione ci vogliono ben 400mila dollari da investire sui siti specializzati nella creazione e diffusione di fake news. Se si vuole screditare un giornalista, invece, servono 55mila dollari. E ancora: per istigare proteste di strada servono 200mila dollari, mentre per creare una finta celebrità con almeno 300mila follower i vogliono 2.600 dollari. In Cina le finte pubblicità possono essere acquistate per 15 dollari, mentre in Russia con 621 dollari si può posizionare un video sulla homepage di YouTube.

I siti dedicati a questo business sono numerosi: le piattaforme offrono servizi di fake news, garantendo l’anonimato qualsiasi persona e organizzazione alla ricerca di influenzare l’opinione pubblica. “I servizi tipici offerti – sottolinea Trend Micro – comprendono la creazione di falsi profili social media e gruppi, lo sviluppo di contenuti falsi, l’indirizzamento di like e retweet per aumentare la diffusione e anche la costruzione di siti dall’aspetto legittimo. Con ulteriore budget si possono acquistare anche siti multipli, che si reindirizzano l’uno con l’altro per aumentare la diffusione dei contenuti e quindi l’autenticità della campagna di fake news”.

 

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