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Forza Italia

Che cosa sta studiando Forza Italia per abbattere il debito pubblico

Fatti e indiscrezioni su un progetto al vaglio degli esperti del movimento fondato da Silvio Berlusconi Nel programma comune del centrodestra in vista delle elezioni del 4 marzo non ci sono accenni a operazioni straordinarie sul patrimonio statale e sul debito pubblico, eppure in particolare ai vertici di Forza Italia le due questioni sono al…

Nel programma comune del centrodestra in vista delle elezioni del 4 marzo non ci sono accenni a operazioni straordinarie sul patrimonio statale e sul debito pubblico, eppure in particolare ai vertici di Forza Italia le due questioni sono al vaglio e potrebbero essere condensate in un’idea programmatica da sottoporre agli alleati di centrodestra anche in un eventuale governo di larghe intese.

L’IDEA

Secondo le indiscrezioni raccolte in ambienti politici e finanziari, esponenti di spicco del movimento fondato da Silvio Berlusconi stanno rielaborando e attualizzando una proposta di pochi anni fa scritta da alcuni economisti. L’idea su cui gli esperti berlusconiani stanno lavorando è la costituzione di un veicolo societario privato in cui far confluire beni patrimoniali e diritti dello Stato (partecipazioni azionarie, anche di società municipalizzate, e immobili). Il progetto è stato presentato negli scorsi giorni a grandi linee da Renato Brunetta allo stesso Berlusconi che spera di coinvolgere in questo piano gruppi bancari e assicurativi, fondazioni bancarie e investitori istituzionali, come si rileva da un intervento di Brunetta sul Foglio. L’idea brunettiana – secondo alcuni addetti ai lavori – riprende uno studio datato 2013 degli economisti Paolo Savona, Michele Fratianni e Antonio Maria Rinaldi.

IL CONFRONTO

Le risorse incamerate dalle privatizzazioni sarebbero poi utilizzati per l’abbattimento del debito. In sostanza, fanno notare alcuni addetti ai lavori, una sorta di piano come quello delineato tempo fa da Matteo Renzi e ribattezzato Piano Capricorn, che vedeva coinvolta anche la Cdp. L’idea di fondo era quella di trasferire alla Cassa Depositi e Prestiti le maggiori partecipate oggi in mano allo Stato, dalla quota residua di Poste Italiane (29%) a quelle di Eni, Enel, Enav e forse anche Ferrovie Italiane. Ma il progetto renziano non è andato in porto per i rilievi, in particolare, delle istituzioni europee (Commissione ed Eurostat). Il piano berlusconiano in cantiere cercherebbe di evitare strali e sbuffi di Bruxelles.

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