Un documento segreto del Governo Inglese prende in esame 3 scenari: con la Brexit, nella peggiore dell’ipotesi, l’Inghilterra perderà 8 punti di PIL
La Brexit sarà una condanna per l’economia inglese. Qualunque sia l’esito dei negoziati, infatti, peggiorerà l’economia britannica: la denuncia arriva da un rapporto ufficiale del Governo, dal titolo “EU Exit Analysis – cross Whitehall Briefing”, che avrebbe dovuto restare top secret ma è stato ottenuto e pubblicato dal sito BuzzFeed News. Tre sono gli scenari possibili previsti dai funzionari britannici: senza un accordo favorevole con la Ue il Pil inglese subìrebbe un calo dell’8%; che si ridurrebbe al 5% se dovesse arrivare un accordo commerciale, e che sarebbe di “solo” il -2% se le due parti trovassero un’intesa che prevede l’accesso al mercato unico per i prossimi 15 anni.
Manca un nuovo scenario?
Dopo la pubblicazione del rapporto, il partito conservatore che da sempre ha sostenuto la Brexit, è corso ai ripari, affermando che il documento che sarebbe dovuto rimanere top secret non tiene in considerazione un quarto scenario, ovvero la possibilità che la Gran Bretagna riesca a scucire all’Ue non un accordo simile alle intese raggiunte ad esempio con il Canada, ma un qualcosa di “personalizzato”, come vorrebbe la premier Theresa May, che ha sempre detto di aspirare invece ad una “partnership profonda e speciale”.
Le regioni più colpite
Se questo accordo speciale non dovesse arrivare, però, l’economia della Gran Bretagna ne risentirà. Le conseguenze, infatti, si farebbero sentire in tutti i settori e tutte le regioni. Qualcuno, però, avrebbe la peggio: l’economia dell’Irlanda del Nord e delle regioni del Nord dell’Inghilterra, dove si concentrano le industrie automobilistiche, chimiche e alimentari.
Un commercio a rischio
Un addio all’Unione Europea senza regole precise e senza un accordo pacifico, metterà in seria difficoltà rivenditori come Tesco Plc , J Sainsbury Plc e Next Plc che portano sugli scaffali una notevole quantità di beni importati.
La stragrande maggioranza dei vestiti e quasi la metà del cibo consumato nel Regno Unito, come scrive Bloomberg, sono importati. L’Inghilterra non ha le capacità e i mezzi per soddisfare la domanda del paese. E se al 2019 non ci sarà un vero accordo con l’Ue, arriveranno tempi davvero difficili.
Se il regno Unito lascia l’Ue senza accordo, infatti, ogni giorno quasi 700.000 spedizioni in entrata richiederebbero controlli alle frontiere, ha spiegato il Consorzio britannico al dettaglio. I funzionari di Dover, il porto più trafficato del paese, avvertono che anche due minuti “in più” per liberare i camion in entrata potrebbero portare a blocchi di traffico di 17 miglia (27 chilometri).
“Siamo molto preoccupati per la capacità del governo di contrattare ed evitare qualsiasi aumento dell’amministrazione doganale le cui conseguenze ricadano su di noi”, ha detto l’amministratore delegato Simon Wolfson della catena di abbigliamento Next, in un’intervista ai giornali britannici. “C’è un rischio reale che i porti si fermino e questo renderebbe la vita molto difficile per tutti i rivenditori”.
“Dover non è pronto a controllare i prodotti alimentari in entrata e non basta solo uno schiocco delle dita per raddoppiare il numero di fragole britanniche o quello delle patate”, ha detto il consigliere politico BRC William Bain.
Sotto l’attuale regime doganale, i rivenditori al dettaglio o i supermercati possono ordinare i pomodori provenienti dai Paesi Bassi all’ora di pranzo, per vederli apparire sugli scaffali il giorno successivo. Se il Regno Unito lascia l’UE senza un accordo, i rivenditori locali potrebbero certo vendere più carne prodotta nei confini nazionali, ma la cosa potrebbe spingere i costi. Così come i controlli doganali: come ha spiegato il CEO di Sainsbury, Mike Coupe, le nuove procedure doganali, molto più laboriose,si tramuteranno in prezzi più alti, con conseguenze anche sulla qualità del prodotto scelto.
I commercianti chiedono che il Governo si renda conto delle conseguenze di una hard Brexit: il segretario britannico che si occupa della Brexit, David Davis, sta intensificando gli sforzi diplomatici per convincere i leader europei a trovare un accordo sul commercio. Per ora, comunque, il Primo Ministro Theresa May avrebbe affermato che un accordo di transizione commerciale non sarà messo in atto finché non sarà raggiunto un accordo finale Brexit.
La via della Cina
Mentre gli accordi con l’Ue avanzano, Theresa May inizia a tessere nuovi e buoni rapporti con la Cina. La premier britannica, infatti, è in visita ufficiale a Pechino per chiedere un aumento degli investimenti cinesi in Gran Bretagna e per porre le basi per un futuro accordo commerciale bilaterale con Pechino.