Jack Ma ha chiesto a uno dei suoi corrieri, la SF del miliardario Wei, di passargli informazioni sensibili su abitudini e orari degli utenti. Proposta rifiutata, ed è scattata la rappresaglia di Alibaba
Non è un terremoto ma poco ci manca. Semmai è una battaglia tra giganti. In Cina è di scena in questi giorni uno scontro titanico tra Jack Ma, patron di Alibaba e uomo più ricco della Cina, e Wang Wei, magnate delle spedizioni e quarto Paperone della Grande Muraglia. Al centro della diatriba, il big data, ovvero le migliaia di informazioni ricavabili dalle consegne, come orari di presenza nelle abitazioni o abitudini all’acquisto. Ma che cosa sta succedendo davvero tra Ma e Wei?
Scontro sulle spedizioni

Scontro tra titani
Per tutta risposta la società di Wei ha invitato gli altri corrieri a fare altrettanto, ovvero a rifiutarsi di cedere informazioni sensibili ad Alibaba. Questione di privacy? Forse, o forse no. Per i fan della realpolitik è più una ripicca tra miliardari. Alibaba ha datto sapere di considerare tali atteggiamenti come “riprovevoli” e “lesivi” per il business del gruppo. “SF ha ampliato la questione, gettando un’ombra su di noi agli occhi dei nostri clienti. Tutto è stato solo strumentalizzato e gonfiato ad arte”, ha rincarato il colosso dell’e-commerce. Messo a fuoco il problema e volendo allargare un po’ il discorso, vale la pena provare a dare una cifra al business delle spedizioni nel mondo.
Un business da 8 mila miliardi di dollari

Il mercato italiano
In Italia ci sono 1.750 aziende di spedizione attive (di cui oltre 1.500 associate a Fedespedi, l’associazione di categoria), per un totale di 30 mila addetti diretti, capaci di generare nel 2014 un fatturato complessivo di 14 miliardi di euro. Una somma rispetto al quale il settore trattiene solo 2 miliardi di valore aggiunto per ripagare i costi interni e gira ai fornitori esterni di servizi oltre 12 miliardi. Inoltre ammontano a 14,9 miliardi i diritti doganali (Iva e dazi) versati lo scorso anno nelle casse dello Stato dagli spedizionieri per conto dei propri clienti. Dal punto di vista della localizzazione geografica, la ricerca mostra una maggiore concentrazione delle imprese nel Nord Italia, dove è presente il 75% delle aziende di spedizione individuate. Milano, in particolare, risulta essere l’area privilegiata di insediamento degli spedizionieri, sia dei quartier generali dei grandi gruppi nazionali e internazionali, sia delle unità operative di imprese con sede centrali fuori dalla Lombardia.
Il cibo spinge l’e-commerce (e Dhl)

Lo annuncia, in un report, la stessa società di spedizioni via corriere, precisando che “ogni anno 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo acquistano un prodotto dell’agroalimentare italiano, tra i quali 750 milioni sono consumatori fidelizzati”. L’80% dell’export italiano, precisa Dhl è rappresentato da marchi industriali di prestigio e da prodotti a denominazione protetta (Dop, Igp). Queste le principali “rotte” del nostro export: dalla Sicilia partono oltre 2.000 tonnellate di succo di agrumi surgelato, verso Giappone, Usa, Australia, Cina. Dalla provincia di Cesena ogni anno 30.000 tonnellate di frutta da nocciolo, ossia pesche e ciliegie, vengono esportate negli Emirati Arabi. Il gelato artigianale prodotto a Torino va anche ad Hong Kong, solo a giugno 2016 DHL ha spedito laggiù oltre 10 tonnellate. Più di 500 container (10.000 tonnellate) di mele del Trentino volano verso Emirati Arabi e Senegal.






