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Esportazioni

I 5 movimenti (e non solo) che sostengono l’uscita dell’Italia dall’euro

Dalla Lega Nord al Movimento 5 Stelle, dal premio nobel Paul Krugman ad un report di MedioBanca: ecco chi sostiene che uscire dall’euro sia conveniente   La Brexit e una possibile Frexit rianimano, anche in Italia, i dibattiti sull’uscita dall’euro. Sarà questo uno dei temi principali della campagna elettorale delle prossime elezioni per la scelta…

Dalla Lega Nord al Movimento 5 Stelle, dal premio nobel Paul Krugman ad un report di MedioBanca: ecco chi sostiene che uscire dall’euro sia conveniente

 

La Brexit e una possibile Frexit rianimano, anche in Italia, i dibattiti sull’uscita dall’euro. Sarà questo uno dei temi principali della campagna elettorale delle prossime elezioni per la scelta del nuovo Governo. E sarà questo anche uno dei criteri della scelta del nuovo Premier.

Se per ora, però, questa opzione sembra lontana e (per alcuni versi) anche improbabile, c’è chi una possibile uscita del Bel Paese dall’unione monetaria e politica l’aveva già prevista mesi addietro. “L’Italia potrebbe essere la prossima tessera del domino a cadere”, titolava il Financial Times, nei giorni successivi alla Brexit.

Ma chi, in Italia, sostiene che uscire dall’euro possa salvare le nostre casse? Scopriamolo insieme.

Uscita dall’euro: le tesi della Lega Nord

euroA propagandare i benefici dell’uscita dell’Italia dall’euro è la Lega Nord, partito guidato da Matteo Salvini. L’uscita dall’euro “è un argomento su cui non vogliamo negoziare con nessuno”, dice Matteo Salvini. “In Parlamento litighiamo pure su tutto, ma uniamoci per uscire dall’euro. Chi non riconosce il fallimento della moneta unica mente. Noi abbiamo un piano dettagliato”, continua Salvini, riferendosi al progetto Basta euro, a cui lavora con Claudio Borghi e Marco Zanni. Il piano di Salvini è contenuto in un opuscolo “Oltre l’euro per tornare grandi”.

“Non ci sono particolari rischi per l’Italia se le cose vengono fatte nella maniera corretta – sostiene Claudio Borghi, economista della Lega Nord – L’Italia probabilmente starà nella categoria di monete che varranno di meno rispetto all’euro. Questa è una cosa normalissima, non è una conseguenza devastante. Si pensi per esempio ai detentori esteri di debito pubblico inglese. Il fatto che la sterlina si sia svalutata negli ultimi tempi comporta che chi ha dei crediti nei confronti con la Gran Bretagna, li abbia visti diminuire di valore rispetto alla sua valuta. Nessuno protesta e ne fa un dramma”.

Movimento 5 Stelle: uscire dall’euro è una priorità

Anche il Movimento 5 Stelle, crede fermamente che uscire dall’euro sia la soluzione ideale per risollevare le sorti del Bel Paese.

“Gli interessi sul debito pubblico stanno ammazzando il Paese e smantellando lo Stato Sociale. Gli interessi passivi annui sul debito pubblico sono destinati ad aumentare e a raggiungere quota 100 miliardi nel 2015” si legge sul sito di Beppe Grillo. “Con l’euro il debito pubblico non potrà che continuare a crescere e gli interessi ad aumentare fino a quando lo Stato Sociale italiano non sarà completamente smantellato e diventerà un guscio vuoto. Un corpo spolpato dalla BCE”.

Ma cosa cambierebbe, almeno secondo la tesi del M5S, se ridenominassimo il debito pubblico in una nuova moneta? “Pagheremo quindi meno interessi sul debito. Lo Stato ricomincerebbe ad utilizzare il suo avanzo primario di cui già dispone (al netto degli interessi sul debito) per finanziare attività e welfare. Con l’Italia fuori dall’euro, le PMI italiane potranno tornare nuovamente competitive e l’occupazione in crescita e gli investitori stranieri finanzieranno comunque il nostro debito che sarà sostenibile e onorabile”.

MedioBanca: uscire dall’euro sarebbe conveniente

Opinioni a parte, sostenere, con i numeri, che l’uscita dall’euro sarebbe conveniente per l’Italia è un report di Mediobanca, firmato da Antonio Guglielmi insieme a Marcello Minenna.

La ricerca dimostra che un eventuale addio all’euro e un ritorno alla lira sarebbe conveniente per l’Italia, ma solo se deciderà in fretta. Potrà farlo per tutto il 2017, dopo diventerebbe un costo. Secondo il documento, infatti, se l’Italia avesse lasciato l’euro nel 2013 avrebbe addirittura guadagnato 285 miliardi di euro (da usare per abbattere il debito), mentre se l’uscita avvenisse nel 2022 avremmo una perdita di 381 miliardi.

L’economista Paul Krugman: l’Europa non è adatta alla moneta unica

Paul Krugman euro
Paul Krugman

A schierarsi contro l’Euro è anche Paul Krugman, economista statunitense, professore di Economia e di Relazioni Internazionali all’Università di Princeton, vinciore del Premio Nobel per l’economia 2008. Le sue idee sul tema erano abbastanza chiare già dal 1999, prima dell’arrivo dell’euro: “Adottando l’euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”, aveva affermato Paul Krugman.

Anche recentemente, ha bocciato l’idea della moneta unica, sostenendo che non fosse la soluzione ideale per l’Europa.

“L’Europa non era adatta alla moneta unica, come invece gli Stati Uniti. (…) Assistenza sociale, assicurazioni sanitarie, spese federali e garanzie bancarie nazionali sono di competenza unicamente del governo di Washington per tutto il territorio, mentre in Europa non è così. Questo è uno dei principali motivi della fragilità del sistema Europa, almeno fino alla creazione di una garanzia bancaria continentale”.

Libero Quotidiano: i 50 motivi per uscire dall’euro

A schierarsi a favore dell’uscita dall’euro è Libero, che in un lungo articolo elenca ben 50 motivi per cui l’Italia dovrebbe abbandonare l’idea della moneta unica. Due i motivi principali: l’unione monetaria non è fatta su misura per l’Italia, l’unione monetaria è fatta invece su misura della Germania.

L’Europa non è affatto una casa comune. L’Italia abbandonò nel 1992 un insostenibile tasso di cambio “fisso” con le altre valute per essere poi sciaguratamente ripreso nel 1996. Nel 1999 – al momento dell’ingresso nell’euro – il reddito pro-capite degli italiani era il 96 per cento di quello tedesco. Nel 2015 dopo sedici anni di euro il reddito degli italiani è il 76 per cento di quello dei tedeschi (Fondo Monetario Internazionale). Le alternative sono due. O Meno Europa oppure Meno Reddito. Tertium non datur”, si legge.

Libero definisce l’euro“un cappio al collo che sta inesorabilmente umiliando e devastando un Paese che nel dopoguerra ha dimostrato – invece – di saper brillantemente camminare e correre sulle sue gambe fino a diventare una delle principali potenze manifatturiere del pianeta. La seconda è una gabbia soffocante che limita la nostra sovranità in spregio ai più elementari principi di libertà. ”

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