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Verso l’Eu Space Act: l’Europa alla prova del diritto dello spazio

Le partnership internazionali sono indispensabili, ma devono poggiare su fondamenta giuridiche chiare: chi detiene la proprietà dei dati? Chi risponde in caso di incidenti in orbita? L'intervento di Dino Dima, partner DLA Piper e Amedeo Barbato, avvocato DLA Piper

Stiamo assistendo a una nuova corsa allo spazio.

Lo spazio è ormai un’estensione della nostra economia, sicurezza e sovranità tecnologica. In ballo non c’è soltanto il primato scientifico, ma la capacità di controllare le infrastrutture che fanno parte della vita quotidiana: comunicazioni, navigazione satellitare, previsioni meteo, gestione climatica e connettività globale.

Oggi orbitano intorno alla Terra oltre 12.000 satelliti, e quasi due terzi appartengono a operatori statunitensi.

È un dato che parla da sé. Tuttavia, la supremazia nello spazio non si costruisce solo con la tecnologia, ma soprattutto con le regole che la rendono possibile.

LO SPAZIO COME INFRASTRUTTURA STRATEGICA

Un primo passo importante è arrivato con la Legge italiana sull’Economia dello Spazio, approvata dal Parlamento lo scorso giugno. Proprio l’art 1 della legge riconosce lo spazio come crocevia strategico di interessi geopolitici, militari, economici e scientifici. È una definizione che segna un importante cambio di paradigma: lo spazio non è più una frontiera lontana, ma una infrastruttura critica che sostiene la nostra economia digitale e la sicurezza collettiva.

Attribuire valore giuridico a questa consapevolezza è decisivo. Significa porre le basi per una governance dello spazio che tuteli l’interesse nazionale ed europeo, riconoscendone la natura strategica e garantisca regole uniformi all’intero ecosistema.

L’OSTACOLO DELLA FRAMMENTAZIONE NORMATIVA

Gli operatori europei che operano nel settore spaziale devono però orientarsi tra regole diverse da Stato a Stato: licenze, procedure di procurement, regimi di responsabilità e assicurazione variano ampiamente. Questo mosaico normativo rallenta i progetti, aumenta i costi e rappresento un ostacolo alla nascita di un vero mercato unico dello spazio.

Le conseguenze sono chiare: mentre altri Paesi, come gli Usa, si muovono con un quadro unitario, l’Europa rischia di restare intrappolata nella propria complessità amministrativa. Ma l’autonomia strategica non si costruisce solo con razzi e lanciatori europei, si costruisce con un diritto europeo dello spazio capace di garantire uniformità e velocità decisionale.

“SPACE TEAM EUROPE”: UN PASSO VERSO L’UNIFICAZIONE

La Commissione europea ha avviato un percorso di armonizzazione attraverso l’iniziativa Space Team Europe, che punta a mettere in rete competenze, risorse e regole. Il futuro Eu Space Act, attualmente in preparazione, è un’opportunità unica per completare il tassello mancante: un quadro giuridico unico per licenze, appalti, responsabilità, gestione dei dati, cybersicurezza e detriti orbitali.

Non si tratta solo di dettagli tecnici, ma di una condizione essenziale per la competitività europea. Senza regole comuni, le aziende hanno difficoltà ad innovare e a collaborare. Con una base giuridica solida, invece, l’Europa può veramente provare a creare un mercato unico e avere un ruolo autonomo nelle grandi alleanze globali dello spazio.

ALLEANZE SU BASI SOLIDE

Nessun Paese può affrontare da solo le sfide del nuovo ecosistema spaziale. Le partnership internazionali sono indispensabili, ma devono poggiare su fondamenta giuridiche chiare: chi detiene la proprietà dei dati? Chi risponde in caso di incidenti in orbita? Come si tutela la proprietà intellettuale in un contesto dove la frontiera tra uso civile e militare è sempre più sottile?

Definire queste regole è l’unico modo per garantire che le collaborazioni rafforzino – e non sostituiscano – la capacità autonoma europea. Solo con un quadro giuridico coerente possiamo costruire alleanze equilibrate, capaci di proteggere interessi industriali, sicurezza e innovazione.

IL DIRITTO COME MOTORE DI COMPETITIVITÀ

Il Commissario europeo per lo Difesa e lo Spazio ha recentemente ricordato che “chi controlla lo spazio, controlla il futuro”. Ma il controllo non nasce solo dal possesso dei satelliti: nasce dalla capacità di scrivere le regole che ne governano l’uso.

L’Europa dispone di imprese di eccellenza, di centri di ricerca avanzati e di una tradizione scientifica riconosciuta. Ora serve una cornice normativa che permetta a questo potenziale di esprimersi pienamente.

Un diritto dello spazio europeo, coerente e moderno, è ciò che può consentire alle nostre imprese di muoversi con rapidità, cooperare oltre i confini nazionali e competere sullo scenario globale. La nuova frontiera non è solo nello spazio. È nelle regole che decideranno chi potrà davvero usarlo e trarne valore. E in quella partita, il diritto europeo può essere il nostro propulsore più potente.

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