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Ustica, la battaglia aerea non è mai esistita

La posizione dell'Associazione per la Verità sul Disastro Aereo di Ustica (AVDAU) sul convegno dedicato alla tragedia del 27 giugno 1980 che costò la vita a 81 persone a bordo del DC-9 Itavia.

«Su Ustica non c’è alcuna verità inconfessabile, perché nessuno può confessare una battaglia aerea mai confermata da alcun dato oggettivo».

Con queste parole l’Associazione per la Verità sul Disastro Aereo di Ustica (AVDAU) interviene sul convegno a Bologna dedicato alla tragedia del 27 giugno 1980, nella quale persero la vita 81 persone a bordo del DC-9 Itavia.

Secondo AVDAU, le ricostruzioni che continuano a evocare una “battaglia nei cieli” non trovano riscontro nei fatti.

Tutti i dettagli.

COSA HA STABILITO LA CASSAZIONE

«La risposta più chiara – si legge nella nota – resta quella fornita nel 2005 dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma, confermata dalla Cassazione: nell’ora e nel luogo del disastro non vi erano velivoli di alcun genere. Tutto il resto è fantapolitica o romanzo, che potrebbero anche risultare interessanti se non coinvolgessero 81 vittime innocenti».

«Se si fosse tenuto conto di questo per indirizzare le indagini in un’altra direzione, forse oggi saprei chi ha causato la morte di mia madre e delle altre 80 persone a bordo quella tragica notte», dichiara Giuliana Cavazza, presidente dell’associazione.

LA TEORIA DELLA BATTAGLIA AEREA, MAI CONFERMATA IN SEDE PENALE

AVDAU ricorda come nessuno dei punti alla base della teoria della battaglia aerea sia mai stato confermato in sede penale. I nastri radar, sottolinea la nota, furono verificati come non manomessi; tre radaristi di Ciampino ammisero di aver formulato opinioni basate su “sbirciatine” agli schermi dei colleghi; i calcoli relativi alla presunta “quasi collisione” si rivelarono errati. Anche il MiG-23 libico, a lungo associato alla vicenda, fu dimostrato essere precipitato sulla Sila il 18 luglio 1980, oltre tre settimane dopo la strage.

«Sostenere che la giustizia abbia consegnato alla storia la battaglia aerea significa delegittimare magistrati e tribunali che, in sede penale, hanno respinto quelle ipotesi», afferma Gregory Alegi, vicepresidente di AVDAU. «Lo spostamento dell’accertamento della verità dal piano penale, con le sue rigorose procedure, a quello mediatico, con convegni senza contraddittorio, dimostra la fragilità di quella tesi».

COSA È EMERSO DAL PROCESSO PENALE SU USTICA

Alegi ricorda inoltre che fu la stessa accusa a chiedere il proscioglimento di due dei quattro imputati del processo penale, poi assolti con sentenza definitiva. «Desta sorpresa e sconforto – aggiunge – vedere uno di questi ufficiali oggetto, durante un convegno, di un attacco nominativo, senza possibilità di difendersi essendo deceduto da anni».

L’associazione ribadisce di aver «più volte segnalato percorsi d’indagine che potrebbero  portare  all’identificazione  degli  autori  materiali  e  dei mandanti della  strage,  anche  sottolineando  come  di  recente  USA  e  Francia  abbiano  ottenuto  l’estradizione di terroristi responsabili di attentati degli anni Ottanta. Purtroppo  in Italia le indagini hanno continuato a privilegiare una narrazione che in 45 anni  non ha mai trovato conferma.»

LE CONCLUSIONI DEI PERITI INTERNAZIONALI

Per AVDAU, l’insistenza su una “verità politica” avrebbe oscurato «le  conclusioni  tecniche  dei  periti  che  operarono  secondo  la  metodologia  internazionale d’indagine sugli incidenti aerei». «Chi sostiene la teoria della battaglia aerea – affermano Cavazza e Alegi – preferisce passare dalle indagini alla storia, prescindendo dalle risultanze del dibattimento, che è l’unico luogo dove, per legge e buon senso, si forma un giudizio obiettivo».

IN VISTA DELL’UDIENZA DEL 26 NOVEMBRE

Ora, le speranze di un nuovo passo avanti si concentrano sull’udienza del 26 novembre quando il GIP di Roma dovrà decidere se archiviare altri 17 anni di indagini o accogliere l’opposizione presentata da Giuliana Cavazza, figlia di una delle vittime. «È l’ultima occasione – conclude la presidente di AVDAU – per provare a cambiare rotta e cercare davvero la verità».

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