Progetto faro della Difesa europea, lo SCAF (Sistema di Combattimento Aereo del Futuro) è minato dallo scontro di ego tra i costruttori aeronautici francese Dassault e tedesco Airbus, proprio nel momento in cui gli europei sono chiamati a unirsi per uscire dalla dipendenza dagli Stati Uniti. La questione preoccupa le istituzioni europee e potrebbe essere portata al Consiglio europeo informale del 1° ottobre a Copenhagen, dedicato alla sicurezza dell’Unione, minacciata dalla Russia e resa vulnerabile dal disimpegno americano.
“Abbiamo bisogno di armonia tra i 27 nel settore della difesa e che tutti gli Stati membri remino nella stessa direzione”, ha detto ieri la Commissione europea. Eppure, il clima tra Parigi e Berlino è rovente a causa del disaccordo tra Dassault e Airbus sullo SCAF, programma a cui si è unita anche la Spagna e che mira a sviluppare, entro il 2040-2045, un caccia di sesta generazione, droni di accompagnamento e un “cloud da combattimento” per far funzionare il sistema in sinergia. Malgrado il fatto che il costo del progetto, ancora in fase iniziale, non sia mai stato calcolato con precisione, viene regolarmente stimato in oltre 100 miliardi di euro, il che lo rende il programma europeo più ambizioso, ricorda Vincent Lamigeon, esperto di questioni aeronautiche per la rivista Challenge.
Il problema centrale: tutti vogliono guidare il programma SCAF. “Chiediamo solo una cosa, una cosa piccola: dateci la capacità di pilotare il programma. Nella governance, non accetterò che si sia in tre attorno al tavolo per decidere tutta la tecnologia necessaria a far volare un aereo di altissimo livello. Chiedo solo che sia il miglior atleta a dirigere, ma questo non significa che debba fare tutto”, ha dichiarato Eric Trappier, amministratore delegato di Dassault Aviation, produttore del Rafale.
I partner di Airbus-Germania e Airbus-Spagna non l’hanno apprezzato. I tedeschi avrebbero iniziato a studiare la fattibilità di un’alleanza con Regno Unito, Italia e Giappone nel quadro del programma concorrente GCAP (Global Combat Air Program), o addirittura di una partnership con la Svezia e il suo gruppo Saab, che sviluppa il Gripen. “Se vogliono farlo da soli, che lo facciano da soli”, ha lanciato Trappier. “Sappiamo fare un caccia di sesta generazione da soli? La risposta è sì. Sappiamo disegnarlo, fabbricarlo, farlo volare e produrlo”, ha affermato il francese, ammettendo però che bisognerebbe risolvere la questione del finanziamento.
La questione è diventata politica. “Condividiamo la stessa opinione: la situazione attuale non è soddisfacente. Non stiamo facendo progressi in questo progetto”, ha deplorato il cancelliere Friedrich Merz la scorsa settimana a Madrid, in una conferenza stampa con il suo omologo spagnolo Pedro Sánchez. “Siamo entrambi in contatto con il governo francese e vogliamo trovare una soluzione il più rapidamente possibile”, ha insistito il cancelliere. “Francia e Germania rimangono determinate a portare a termine il programma SCAF in cooperazione con la Spagna”, ha assicurato in risposta il ministero francese della Difesa, che punta a una “soluzione reciprocamente accettabile entro la fine dell’anno” con Berlino e Madrid.
L’Unione europea non ha versato un euro per lo SCAF. Si tratta di un programma di cooperazione finanziato da Francia, Germania e Spagna, senza il coinvolgimento delle istituzioni europee. Ma il dossier ha bisogno di un mediatore per placare le tensioni. “Preferiamo la fraternità al conflitto tra i due grandi Stati membri”, ha sottolineato il portavoce del commissario alla Difesa, Andrius Kubilius.
L’Ue è sotto pressione. La Russia moltiplica le provocazioni ai confini dei paesi del suo fianco orientale: incursioni di droni e aerei da combattimento russi negli spazi aerei di Polonia, Romania, Estonia e Danimarca. Kubilius ha convocato oggi una riunione con i ministri della Difesa dei paesi della “prima linea” —Danimarca, Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia— e l’Ucraina, con la partecipazione anche della Nato. Le discussioni verteranno su capacità, lacune, finanziamenti e soluzioni per combattere i droni, difficili da rilevare. L’Ucraina, con una reale esperienza, ha accettato di condividerla con i suoi alleati. “Dobbiamo essere pronti a reagire in caso di intrusione e a difenderci”, ha spiegato Thomas Regnier, il portavoce di Kubilius.
I soldi non mancano: sono stati concessi prestiti per 150 miliardi di euro per il programma SAFE (Security Action For Europe), destinati a 19 Stati membri. Tutti i paesi della prima linea hanno aderito, con importi che vanno dai 500 milioni della Danimarca ai 43 miliardi della Polonia. SAFE mira a incoraggiare acquisti congiunti di almeno tre Stati membri per rafforzare le capacità di difesa dell’Ue e della Nato. L’obiettivo dichiarato è acquistare armamenti europei. La Danimarca ha scelto di investire 8 miliardi nell’acquisto del sistema di difesa antiaerea franco-italiano Mamba (SAMP/T), invece che nei Patriot americani. Il Portogallo ha annunciato l’intenzione di acquistare Rafale francesi invece che F-35 americani.
Le liti tra i due giganti aeronautici francese e tedesco sul progetto SCAF minano la volontà dichiarata dai leader europei di rafforzare la difesa dell’Ue. Il tempo stringe. Gli Stati Uniti si disimpegnano dall’Europa e tagliano i programmi di aiuto ai paesi baltici. Il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, è stato chiaro: “Putin ha già iniziato a fare incursioni ai confini della Nato. L’unica cosa che posso dirvi è che gli Stati Uniti non si impegneranno con truppe o altro”. Il presidente Trump lo ha spiegato: “Venderemo armi agli europei e loro potranno consegnarle agli ucraini”.
Il sipario è calato. “Meglio la verità dell’illusione”, ha sottolineato il primo ministro polacco Donald Tusk. L’Europa è sola di fronte alla Russia. Deve dimostrare al Cremlino che questo non la spaventa e dissuadere Putin dal continuare le sue provocazioni, mentre Mosca prepara ai russi a un conflitto con la propaganda su “l’Occidente si prepara ad attaccarci”. Uno scudo non basterà. Gli europei dovranno sguainare la spada.
(Estratto dal Mattinale europeo)