Il governo Usa pronto a entrare nella compagine societaria dei colossi della difesa americani,
I vertici del Pentagono stanno “valutando” la possibilità che gli Stati Uniti acquisiscano partecipazioni azionarie in importanti appaltatori della difesa, come ad esempio Lockheed Martin, in scia all’accordo che ha portato l’amministrazione Trump a ottenere il 10% della società di semiconduttori Intel in un’operazione da circa 9 miliardi di dollari.
A dichiararlo è il segretario al Commercio Usa, Howard Lutnick, in un’intervista alla Cnbc. “C’è una discussione enorme sulla difesa”, ha spiegato Lutnick, che ha precisato che Lockheed riceve la maggior parte dei suoi ricavi da contratti federali e quindi può essere considerata “fondamentalmente un’agenzia del governo degli Stati Uniti”.
E le dichiarazioni hanno fatto schizzare le azioni delle società della difesa americane: il titolo di Lockheed Martin è salito dell’1,6%, quello di Boeing del 2,8% mentre Palantir ha invertito la rotta dopo un piccolo calo iniziale di circa l’1%, salendo dell’1,4% nelle contrattazioni di metà giornata.
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LE PAROLE DEL SEGRETARIO AL COMMERCIO
“È in corso una discussione monumentale sulla difesa”, ha affermato Lutnick, aggiungendo che aziende come Lockheed Martin sono “praticamente un ramo del governo”, traendo la maggior parte dei proventi da contratti pubblici.
LOCKHEED MARTIN E NON SOLO NEL MIRINO
“C’è un dibattito mostruoso sulla difesa. Lockheed Martin ricava il 97% dei suoi ricavi dal governo degli Stati Uniti. Sono fondamentalmente un braccio del governo degli Stati Uniti”, ha evidenziato Lutnick.
Oltre Lockheed Martin, tra le aziende appaltatrici di cui il Pentagono potrebbe valutare l’acquisizione di quote c’è a Boeing, o Palantir Technologies. “C’è molto da discutere su come finanziare le nostre acquisizioni di munizioni” ha proseguito il segretario al Commercio.
LA POSIZIONE DEL PRINCIPALE APPALTATORE MILITARE USA
In seguito alle parole del segretario al Commercio, Lockheed Martin ha rilasciato questa dichiarazione: “Stiamo continuando il nostro solido rapporto di collaborazione con il presidente Trump e la sua amministrazione per rafforzare la nostra difesa nazionale”.
L’ATTIVISMO DI TRUMP
L’intervista a Lutnick arriva dopo che a inizio settimana il numero uno della Casa Bianca ha dichiarato di voler aumentare gli investimenti del governo statunitense in aziende americane sane. Tutto ciò, nonostante i critici avvertano che un simile ruolo del governo potrebbe limitare la strategia aziendale e l’agilità del mercato, e sollevano dubbi sull’impatto sui consumatori, rileva Reuters.
Come già detto, la scorsa settimana l’amministrazione Trump ha reso nota l’acquisizione di una quota vicina al 10% in Intel, il produttore di chip in difficoltà. Già a giugno era intervenuta per agevolare l’acquisto di U.S. Steel da parte della giapponese Nippon Steel, ottenendo quella che lo stesso Trump ha definito una “golden share”, capace di garantire a Washington un ruolo decisionale sulle attività dell’azienda. L’esecutivo ha inoltre rilevato una partecipazione nella compagnia di terre rare MP Materials. Senza dimenticare l’intesa raggiunta con i produttori di semiconduttori Nvidia e AMD che prevede per gli Stati Uniti il 15% dei ricavi generati in Cina dalla vendita di chip finora soggetti a divieto.
IL COMMENTO DEGLI ESPERTI
Come ricorda Cnbc, la mossa del presidente Usa su Intel ha suscitato aspre critiche, anche da parte di alcuni conservatori, che avvertono che l’azione di Trump viola i principi del libero mercato e pone rischi sia per Intel che per l’economia.
E anche nel caso di quote del governo nelle aziende della difesa americane i timori non sono da meno.
William Hartung, Senior Research Fellow presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft, ha descritto la mossa come una cattiva idea perché potrebbe “incentivare il governo a anteporre il successo finanziario di Lockheed Martin a considerazioni strategiche più importanti… Abbiamo bisogno di una sana distanza tra il governo e le aziende che dovrebbe regolamentare”.