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Perché l’Europa deve passare dalla Space Economy alla Space Industry

Mentre l’Europa accelera su programmi strategici come Iris2 e rilancia il dibattito su sovranità tecnologica e autonomia industriale, sembra ormai evidente che la stagione della sola Space Economy non basta più.

Negli ultimi anni il dibattito spaziale nel vecchio continente si è concentrato soprattutto sul concetto di Space Economy: nuove applicazioni, servizi downstream, start-up, dati satellitari come leva per settori civili e commerciali.

Oggi lo spazio è al centro dell’agenda politica e industriale europea. Ne è una dimostrazione il fatto che a fine novembre i Paesi europei hanno deciso di incrementare del 30% gli investimenti spaziali per il prossimo triennio, portandoli a 22,1 miliardi di euro.  Il budget dell’Agenzia spaziale europea (Esa) per il prossimo triennio è un risultato “eccezionale” e dimostra che “lo spazio è estremamente attrattivo e necessario per la società” oltre che “sempre più importante per la sicurezza e la difesa”, ha dichiarato il direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, Josef Aschbacher.

La vera sfida che l’Europa si trova ad affrontare non è solo continuare a innovare, ma trasformare l’innovazione in capacità industriale, scalabile, sostenibile e competitiva nel tempo. Cioè passare dalla Space Economy alla Space Industry.

DALLO SPAZIO COME PROGETTO ALLO SPAZIO COME INDUSTRIA

Lo spazio europeo sta vivendo una profonda trasformazione, dimostrato anche dalle recenti iniziative di consolidamento industriale e cooperazione paneuropea tra i principali attori del settore, che puntano a creare massa critica, integrazione e capacità di esecuzione industriale su scala continentale. In tal senso, i programmi non sono più iniziative isolate, ma portafogli di sistemi complessi, caratterizzati da: requisiti tecnologici sempre più stringenti, architetture di sistemi di sistemi, vincoli di costo e di time-to-market, esigenze crescenti di sicurezza, resilienza e affidabilità, una filiera industriale ampia, distribuita e fortemente interconnessa.

In questo contesto, continuare a trattare lo spazio come una somma di progetti ad alta intensità tecnologica non è più sufficiente. Il tema centrale diventa la capacità di esecuzione industriale: progettare, produrre, integrare e operare sistemi spaziali in modo ripetibile, controllato e scalabile.

PERCHÉ L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA NON BASTA

L’Europa dispone di competenze di ricerca e sviluppo di altissimo livello. Tuttavia, la sola eccellenza tecnologica non garantisce automaticamente la capacità di industrializzare. In molti contesti industriali spaziali persistono infatti ancora: processi frammentati lungo il ciclo di vita, strumenti digitali disconnessi tra loro, passaggi critici basati su documenti statici oltre che una separazione netta tra progettazione, produzione e operazioni.

Il risultato è un paradosso ben noto: si innova molto, ma si fatica a scalare. Aumentano i costi, i rischi di integrazione, gli errori tardivi e le difficoltà nel governare programmi complessi che coinvolgono decine – talvolta centinaia – di attori industriali. L’innovazione, se non è accompagnata da un’evoluzione dei modelli industriali, rischia di rimanere confinata al prototipo.

IL NUOVO PARADIGMA: INDUSTRIALIZZAZIONE DIGITALE

La transizione verso una vera Space Industry passa da un cambio di paradigma: l’industrializzazione digitale. Non si tratta semplicemente di adottare nuovi strumenti IT, ma di costruire una continuità digitale end-to-end lungo l’intero ciclo di vita del sistema spaziale: dalla definizione dei requisiti e soprattutto dell’Architettura alla relativa progettazione e simulazione collaborativa ed integrata, fino alla produzione, integrazione, test e operazioni.

In questo modello, i dati e i modelli diventano asset industriali: un patrimonio condiviso, governato e riutilizzabile, che consente di collegare in modo coerente il mondo virtuale e quello reale. Approcci come il Model-Based Systems Engineering, la simulazione integrata e il concetto di Virtual Twin permettono di anticipare decisioni, ridurre rischi e migliorare la qualità dell’esecuzione.

DAL 3D ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: IL DIGITALE COME LEVA INDUSTRIALE

È in questo contesto che piattaforme industriali digitali come quelle della francese Dassault Systèmes assumono un valore strategico: non strumenti verticali o isolati, ma infrastrutture abilitanti capaci di rafforzare la competitività industriale europea, garantendo coerenza, tracciabilità e collaborazione lungo l’intera catena del valore spaziale. Dal 1981 Dassault Systèmes ha contribuito a trasformare il modo in cui l’industria rappresenta, progetta e costruisce il mondo fisico, portando il 3D al centro dei processi industriali. Oggi, nel contesto dell’Intelligenza Artificiale e della crescente complessità dei sistemi, quella traiettoria evolutiva si innesta in una nuova fase, particolarmente rilevante anche per il settore spaziale europeo. Con il concetto di 3D UNIV+ERSES, Dassault Systèmes propone un’evoluzione del digital twin: non più un singolo gemello virtuale, ma un ambiente integrato in cui più gemelli virtuali – di sistemi, sottosistemi, processi e operazioni – vengono connessi tra loro. L’obiettivo non è solo migliorare la progettazione, ma creare uno spazio digitale condiviso in cui immaginare, simulare e industrializzare sistemi complessi in modo coerente lungo l’intero ciclo di vita.

Nel settore aerospaziale e della difesa, questo approccio risponde a esigenze sempre più stringenti: gestire architetture sofisticate, accelerare i tempi di sviluppo, aumentare i volumi produttivi senza perdere controllo su costi, qualità e sicurezza. La logica delle esperienze generative – alimentate da modelli, dati e oggi anche dall’Intelligenza Artificiale – consente di capitalizzare il know-how accumulato dalle imprese europee e di riutilizzarlo in modo sistematico, riducendo la dipendenza da processi manuali e frammentati.

Applicato allo spazio, questo modello rafforza l’idea che la competitività europea non si giochi solo sull’innovazione tecnologica in senso stretto, ma sulla capacità di industrializzarla. Costellazioni, infrastrutture di comunicazione sicure e sistemi spaziali critici richiedono un livello di integrazione industriale che va oltre il singolo programma. In questo quadro, il digitale – e in particolare la capacità di governare ambienti complessi attraverso modelli condivisi – diventa una leva strategica per trasformare l’ambizione europea in capacità industriale concreta.

FILIERA E SOVRANITÀ INDUSTRIALE

Inoltre, la Space Industry è, per definizione, un ecosistema. Nessun grande programma spaziale può essere realizzato senza una filiera estesa, che include prime contractor, fornitori di sistemi e sottosistemi, PMI altamente specializzate, centri di ricerca e istituzioni. In questo scenario, la collaborazione non è più episodica o contrattuale, ma strutturale e continua, abilitata da ambienti digitali condivisi che connettono prime contractor, filiera, istituzioni e partner tecnologici.

Senza una piattaforma condivisa, il rischio è la frammentazione: dati duplicati, interpretazioni divergenti, inefficienze che si amplificano lungo la supply chain.
Inoltre questo senso, la sovranità tecnologica non riguarda solo l’accesso allo spazio o il possesso delle infrastrutture, ma anche – e soprattutto – il controllo dei modelli, dei dati e dei processi industriali. Chi governa la continuità digitale governa la capacità industriale.

IL MOMENTO CRUCIALE PER L’EUROPA

L’Europa si trova oggi di fronte a una finestra storica. Programmi come Iris2, le iniziative dell’Esa e i fondi legati alla difesa e alla sicurezza europea offrono l’opportunità di ripensare non solo cosa sviluppare, ma come svilupparlo. La vera sfida non è aggiungere complessità, ma costruire un backbone industriale digitale europeo, capace di sostenere l’intero ecosistema spaziale nel lungo periodo. In questo scenario, il digitale non è un supporto accessorio, ma una infrastruttura strategica, al pari delle infrastrutture fisiche.

LA SFIDA PER LA COMPETITIVITÀ EUROPEA NELLO SPAZIO

La finestra che l’Europa ha davanti oggi non riguarda solo l’aumento degli investimenti, ma la scelta del modello industriale su cui costruire il futuro dello spazio europeo.

In definitiva, Iil futuro dello spazio europeo non dipenderà solo dalla qualità delle idee, ma dalla capacità di trasformarle in sistemi industriali affidabili, competitivi e sostenibili. La transizione dalla Space Economy alla Space Industry passa da qui: industrializzazione digitale, continuità dei dati, collaborazione di filiera e capacità di esecuzione. È su questo terreno che si giocherà la vera partita della competitività europea nello spazio.

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