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Perché il muro di droni di von der Leyen rischia di restare sulla carta

Difesa europea in ritardo sui droni: se da una parte c'è l'urgenza militare, l'industria lamenta la lentezza politica, nonostante il recente annuncio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen della costruzione di "un muro di droni" con l'Ucraina. Tutti i dettagli

Muro di droni contro Mosca, l’idea c’è e l’industria si dice pronta, ma la politica rallenta.

È l’allarme lanciato da alcune industrie europee dopo l’annuncio della scorsa settimana da parte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen della costruzione di “un muro di droni”, in seguito all’’intrusione di una ventina di droni russi nei cieli polacchi il 10 settembre, che ha costretto la Nato a inviare caccia F-16 e F-35 per abbatterli. Von der Leyen ha affermato che si tratterebbe di “una capacità europea sviluppata insieme, dispiegata insieme e sostenuta insieme, in grado di rispondere in tempo reale”.

Sull’evoluzione dei droni, come nuova sfida della difesa, ha puntato i riflettori anche il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, intervenendo ieri al primo forum “Defence procurement: la prospettiva nazionale per una difesa europea”.

In realtà, come rivela un approfondimento di Politico, già l’anno scorso i paesi baltici avevano concordato di creare un “muro di droni” per proteggere i propri confini esterni utilizzando velivoli senza pilota.

Da allora, tuttavia, non è successo nulla di concreto sul campo, come ha dichiarato a Politico Jaanus Tamm, ceo dell’azienda di difesa estone DefSecIntel. Quest’ultima è specializzata in sistemi di sorveglianza e sensori automatizzati e ha sviluppato un sistema di difesa aerea a corto raggio basato sull’intelligenza artificiale chiamato Eirshield.Se sul piano politico il muro dei droni è descritto come una priorità assoluta nelle capitali dell’Europa centrale e a Bruxelles, tuttavia, “tutti si limitano a grandi parole e non ai fatti”, ha sentenziato il ceo di DefSecIntel.

Tutti i dettagli.

LE LACUNE DELLA NATO NELLA DIFESA AEREA RIVELATE DAI DRONI RUSSI IN POLONIA

L’incidente dei droni russi in Polonia ha messo in luce le carenze della Nato nella difesa aerea: droni a basso costo vengono abbattuti con sistemi multimilionari, evidenziando l’assenza di contromisure economiche ed efficaci. Rispetto all’Ucraina, l’Alleanza Atlantica mostra una risposta meno efficiente. Bruxelles sollecita gli Stati membri a destinare parte dei fondi del programma Safe (nuovo strumento finanziario dell’Ue da 150 miliardi di euro per sostenere appalti congiunti nella difesa), mentre Ursula von der Leyen ha proposto nuove misure, incluso un “muro di droni”.

La stessa presidente della Commissione Ue ha sottolineato la rivoluzione ucraina nella guerra con i droni, passata da poche armi di questo tipo a sistemi senza pilota che ora rappresentano oltre due terzi delle perdite di equipaggiamento russo sul campo di battaglia.

“Non siamo pronti”, ha affermato al Financial Times Max Enders, responsabile dello sviluppo commerciale della start-up Tytan di Monaco di Baviera, che produce droni intercettori utilizzati sulla prima linea ucraina. “C’è un’intera categoria di minacce da cui l’Europa sta attualmente lottando per difendersi”. Enders ha descritto il conflitto con la Russia come una “guerra di iterazione”, in cui entrambe le parti perfezionano i propri droni e intercettori in grado di abbatterli.

COSA LAMENTA L’INDUSTRIA ESTONE

“In Polonia, i politici dicono: ‘Dobbiamo costruirlo’, ma finora hanno fatto passi molto piccoli. Non hanno ancora deciso come e quanto velocemente”, ha spiegato a Politico il ceo dell’estone DefSecIntel.

La lentezza politica è frustrante perché parte della tecnologia necessaria per un muro dei droni è attualmente disponibile, ha sottolineato Tamm. L’industria della difesa baltica e le aziende ucraine stanno collaborando a “soluzioni che funzionano già” e che sono utilizzate in Ucraina, ha spiegato, citando centri acustici, radar mobili e sistemi di telecamere come esempi. “Dobbiamo solo portarlo al confine orientale dell’Europa e iniziare a implementarlo”.

Un altro motivo che potrebbe spiegare i ritardi è che i politici a volte sono riluttanti a firmare contratti con le startup, ha aggiunto il ceo dell’azienda estone.

IL BALTIC DRONE WALL ENTRO IL 2027

Nel frattempo, come già detto, Polonia, Finlandia e i paesi baltici avevano già annunciato un’iniziativa a più livelli volta a proteggere i confini dai droni russi, ma stanno correndo contro il tempo per renderla operativa.

Denominato “Baltic Drone Wall”, il progetto è stato presentato dall’Estonian Defense Industry Cluster all’inizio di quest’anno e mira a rafforzare centinaia di chilometri di confini orientali della Nato combinando un’ampia gamma di contromisure, rileva Defense News. In base alle stime attuali, si prevede che sarà completato entro il 2027, un periodo che le aziende di difesa estoni sostengono essere troppo lontano nel tempo.

La guerra dei droni è dietro l’angolo: le nazioni del fianco orientale mirano a realizzare un muro di droni entro il 2027, ma è troppo tardi, secondo Jaanus Tamm.

Inoltre, si rischia una duplicazione degli sforzi visto che anche l’Unione Europea sta valutando un’iniziativa simile, presumibilmente su scala più ampia.

INDUSTRIA EUROPEA TROPPO FRAMMENTATA

Un funzionario dell’Ue ha affermato al Financial Times: “La strategia di difesa dell’Europa è troppo frammentata, ma è proprio in quest’area che abbiamo davvero bisogno di un maggiore coordinamento”. “Non si può avere uno Stato [in prima linea] che fa una cosa al proprio confine e un altro che fa qualcosa di diverso”, ha aggiunto il funzionario.

E dello stesso avviso è anche l’industria della difesa italiana. “Se gli Stati membri continueranno a procedere in ordine sparso il rischio è un’ulteriore frammentazione che rischia di indebolire la difesa comune”  ha affermato Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, intervenendo ieri al Defence Procurement Forum dello Stato Maggiore della Difesa.

L’ALLARME LANCIATO DALL’INDUSTRIA TEDESCA

Infine, proprio ieri anche l’Associazione delle Industrie Aerospaziali Tedesche (BDLI) ha presentato un piano in cinque punti, avvertendo che i droni rappresentano una minaccia “enorme” per la Germania e l’Europa, riporta sempre Politico. I recenti incidenti – dai droni russi che hanno attraversato lo spazio aereo polacco e rumeno ai sorvoli delle infrastrutture critiche tedesche – dimostrano l’urgenza, ha affermato il gruppo.

Al centro del piano c’è una task force nazionale sulla difesa dai droni e un programma di approvvigionamento rapido per sistemi anti-droni economicamente vantaggiosi per la Bundeswehr. L’industria tedesca, che ha acquisito una “vasta esperienza” fornendo l’Ucraina, afferma che la burocrazia e le responsabilità poco chiare stanno ancora ostacolando difese efficaci.

Il BDLI ha esortato Berlino a promuovere soluzioni europee congiunte e l’interoperabilità tra le forze armate.

 

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