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Ecco i piani europei di Merz per foraggiare l’industria militare tedesca

La Germania di Merz sta provando a dare un ingente prestito all’Ucraina per acquistare armi, aumentare la capacità offensiva di Kiev e portare finalmente Mosca al tavolo dei negoziati. Il cancelliere vuole che siano le aziende tedesche della difesa a fare la parte del leone. Il punto di Liturri

Confessiamo che quando ieri pomeriggio abbiamo letto in bella evidenza sul sito del Financial Times l’intervento del cancelliere tedesco (“Un nuovo stimolo finanziario per la pace in Ucraina”) abbiamo sentito subito puzza di bruciato già dalla lettura del titolo. Quando poi abbiamo terminato la lettura, gli indizi si erano trasformati in prove.

La Germania sta provando, con il concorso delle garanzie di tutti gli Stati membri che cadranno nella nemmeno tanto ingegnosa trappola del Cancelliere, a dare un ingente prestito all’Ucraina per acquistare armi, aumentare la capacità offensiva di Kiev e così portare finalmente Mosca al tavolo dei negoziati con richieste più ragionevoli. In altre parole, alzare i costi dell’aggressione russa per favorire la pace: “Dobbiamo sistematicamente e massicciamente alzare i costi dell’aggressione russa. Non lo facciamo per prolungare la guerra, ma per porvi fine. Mosca verrà al tavolo dei negoziati solo quando si renderà conto che l’Ucraina ha una maggiore capacità di resistenza.”

Ammesso e non concesso che questa sequenza causale funzioni – non siamo esperti di geopolitica e strategie militari – qui ci interessa capire chi ci mette i soldi e chi ci guadagna.

Il sospetto dovrebbe già sorgere per il semplice fatto che la proposta sia partita da Berlino: «A mio avviso, dovrebbe ora essere sviluppata una soluzione praticabile con cui – senza intervenire sui diritti di proprietà – possiamo mettere a disposizione dell’Ucraina un prestito senza interessi di quasi 140 miliardi di euro in totale». Sono le testuali parole di Merz.

Al centro della scena ci sono sempre i famosi 194 miliardi di euro di asset russi congelati presso Euroclear in Belgio che Merz intende mantenere sequestrati per garantire il pagamento delle riparazioni di guerra da parte russa.

Abbandonando, solo apparentemente, la precedente cautela, Merz insiste su un meccanismo legale che non violi i diritti di proprietà dei russi, con il prestito che gli ucraini dovranno rimborsare solo dopo che la Russia avrà compensato i danni di guerra e fino a quel momento i beni russi resteranno congelati. Il problema per noi è che quei soldi devono essere trovati dalla Ue sui mercati emettendo titoli e, poiché la Ue non dispone di autonome garanzie, propone garanzie degli Stati membri fino al 2028, quando sarà coperto dal bilancio UE.

Come temevamo, poiché nessuno fa miracoli, alla fine sarà, pro-quota, anche la Repubblica Italiana a fornire queste garanzie. Dopo questa prima “sparata”, Merz discuterà la proposta la settimana prossima al summit informale UE di Copenhagen, cercando il consenso di una larga maggioranza per superare veti (es. Ungheria) e ha già invitato i partner G7 con asset russi congelati a unirsi.

Merz non fa nemmeno tanto mistero dell’obiettivo finale: il piano rafforzerà anche l’industria della difesa europea. Infatti i fondi saranno destinati esclusivamente all’equipaggiamento militare ucraino, con pagamenti a tranche e decisioni congiunte UE-Ucraina sugli acquisti, rafforzando anche l’industria della difesa europea.

Ma sono le stesse parole di Merz a svelare l’enorme inganno che si cela dietro questa operazione. Merz vuole che siano le aziende tedesche del settore difesa a fare la parte del leone nel fornire armi all’Ucraina. E non ne fa mistero: “Per la Germania, sarà importante che questi fondi aggiuntivi siano utilizzati esclusivamente per finanziare l’equipaggiamento militare dell’Ucraina, non per scopi di bilancio generale. I pagamenti dovrebbero essere erogati in tranche.” Ad uso dei duri di comprendonio, Merz sottolinea che “A mio avviso, un programma così completo deve anche aiutare a rafforzare ed espandere l’industria della difesa europea. Ciò servirebbe sia alla nostra sicurezza collettiva che alla sovranità europea.”

Insomma, un’enorme ciambella di salvataggio lanciata al settore manifatturiero tedesco che fa largo affidamento sulle commesse militari, fornendo denaro agli ucraini garantito con il denaro di tutti i contribuenti europei.

Formalmente i beni russi sono subiscono espropri. La UE si indebita, eroga un prestito all’Ucraina, i russi pagano le riparazioni di guerra, e l’Ucraina rimborsa il prestito, privo di interessi. Se i russi non pagano, i beni restano congelati. Però nel frattempo, la Ue si è indebitata e paga gli interessi agli investitori col proprio bilancio. Perché una cosa emerge chiara dalle parole di Merz: di quei fondi non si può disporre senza minare alle fondamenta il ruolo dell’euro come moneta di riserva globale. E allora si è inventato questo “aggiramento”. Nemmeno nel gioco delle tre carte l’inganno è così palese. L’industria militare tedesca sentitamente ringrazia.

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