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Ecco come lo shutdown Usa ha frenato l’export militare per Nato e Ucraina

Mentre i senatori Usa hanno trovato un accordo per porre fine allo shutdown, la paralisi di bilancio che ha bloccato parte dei servizi pubblici del Paese dal tempo record di 40 giorni ha avuto ripercussioni sulle esportazione di armi americane verso gli alleati Nato e Ucraina. Tutti i dettagli

Lo shutdown ha bloccato 5 miliardi di dollari di esportazioni di armi Usa per la Nato e l’Ucraina

È quanto ha rivelato ieri la testata americana Axios, secondo cui lo shutdown governativo, giunto al suo 40mo giorno e forse prossimo alla conclusione, ha paralizzato il lavoro di diverse agenzie federali, tra cui l’ufficio del Dipartimento di Stato responsabile dell’approvazione dei contratti di esportazione.

Di conseguenza, le consegne di sistemi come i missili Himars, i sistemi di combattimento Aegis e missili Amraam a Danimarca, Croazia e Polonia risultano interrotte o ritardate. Alcune di queste armi potrebbero essere destinate all’Ucraina.

Il meccanismo è previsto dall’accordo stretto durante un bilaterale alla Casa Bianca lo scorso luglio tra il presidente Usa Trump e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che prevede la vendita di armamenti e sistemi di difesa ai Paesi dell’alleanza, i quali li acquisteranno per poi consegnarli all’Ucraina, impegnata a difendersi dall’aggressione russa.

Dunque i ritardi nelle consegne di sistemi come Himars e Aegis rischiano di rallentare i programmi di interoperabilità Nato e di complicare i piani di supporto all’Ucraina.

Tutti i dettagli.

VERSO LA FINE DELLO SHUTDOWN…

Secondo Axios lo shutdown del governo federale americano, che si trascina ormai da 40 giorni, inizia a produrre effetti anche sul fronte militare e industriale.

La parziale paralisi del governo ha rallentato infatti la consegna di sistemi missilistici e armi a diversi alleati europei, colpendo anche l’industria della difesa statunitense.

LA FRANATA ALL’EXPORT MILITARE

Secondo una stima del Dipartimento di Stato citata da Axios, oltre 5 miliardi di dollari di esportazioni di armi destinate agli alleati della Nato e all’Ucraina risultano ritardate a causa della chiusura parziale delle agenzie federali.

“Ciò sta effettivamente danneggiando sia i nostri alleati e partner che l’industria statunitense nel fornire molte di queste capacità critiche all’estero”, ha dichiarato ad Axios un alto funzionario del Dipartimento di Stato.

MISSILI AMRAAM, AEGIS E HIMARS BLOCCATI

Tra i sistemi interessati dai ritardi figurano missili aria-aria a medio raggio Amraam, sistemi di combattimento Aegis e lanciarazzi multipli Himars, tutti componenti fondamentali per la difesa aerea e terrestre di diversi paesi alleati come Danimarca, Croazia e Polonia.

La destinazione finale di parte di queste forniture non è chiara. Tuttavia, secondo le fonti di Axios i membri europei della Nato le trasferiscono successivamente per sostenere le forze ucraine sul campo di battaglia.

IL NODO BUROCRATICO

Sempre Axios spiega che il rallentamento deriva da un collo di bottiglia amministrativo: l’Arms Export Control Act impone che ogni proposta di vendita di armi sia sottoposta al Congresso per la revisione.

Innanzitutto, ha pesato il licenziamento di molti membri dello staff del Dipartimento di Stato, il cui compito è informare il personale delle commissioni del Congresso – e garantire che il processo sia completato –, causando il rallentamento. Il mese scorso l’Ufficio statale per gli affari politico-militari aveva circa un quarto del suo personale normale per sostenere le vendite di armi, secondo quanto riferito ad Axios da un alto funzionario.

LE RIPERCUSSIONI SULLA BASE INDUSTRIALE A STELLE E STRISCE

I ritardi non pesano solo sulla politica estera e sulla sicurezza degli alleati, ma anche sull’industria della difesa americana.

“I democratici stanno bloccando le vendite di armi cruciali, anche ai nostri alleati, danneggiando la base industriale degli Stati Uniti e mettendo a rischio la nostra sicurezza”, ha dichiarato ad Axios il portavoce del Dipartimento di Stato Tommy Pigott.
Sulla stessa linea il senatore repubblicano James Risch, presidente della Commissione Esteri del Senato: “La Cina e la Russia non sono chiuse. I loro sforzi per indebolire gli Stati Uniti e i nostri partner diventano più facili, mentre la nostra base industriale soffre e le esigenze degli alleati restano insoddisfatte”.

INTANTO DALL’ALTRO LATO DELL’ATLANTICO…

L’impasse a Washington arriva in un momento in cui l’Europa è impegnata ad aumentare la propria spesa militare, ma resta ancora fortemente dipendente dalle forniture statunitensi.

Mentre il vecchio continente spinge per una maggiore autonomia strategica, l’attuale paralisi di Washington ha messo in luce – ancora una volta – la necessità di rafforzare le capacità industriali europee.

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