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Difesa Ue, boom di richieste per i prestiti Safe

La Commissione europea ha ricevuto richieste di finanziamento da 19 paesi Ue che raggiungono l'importo totale di 150 miliardi di euro disponibile nell'ambito dell'iniziativa Safe (Security Action For Europe), lo strumento ideato da Bruxelles per contrarre prestiti per la difesa previsti dal piano ReArm Europe. Tutti i dettagli.

L’Ue farà ricorso all’intero plafond da 150 miliardi per la difesa.

Gli Stati membri dell’Unione europea (inclusa l’Italia) hanno sottoscritto tutti i finanziamenti disponibili nell’ambito del piano Safe a sostegno dell’industria europea della difesa. “Sono lieta di annunciare che abbiamo raggiunto la piena sottoscrizione dell’intero importo di 150 miliardi di euro”, ha annunciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, durante la sua visita a Riga venerdì.  “Stiamo fornendo le capacità di cui l’Europa ha più bisogno” ha aggiunto von der Leyen.

Lo scorso 27 maggio il Consiglio dell’Unione europea ha adottato ufficialmente il regolamento che istituisce lo strumento “Azione per la sicurezza in Europa” (Safe), all’interno del piano di riarmo europeo ReArm Europe/Readiness 2030 presentato lo scorso marzo dalla commissione europea da 800 miliardi di euro.

Dal 29 agosto la presidente von der Leyen è impegnata in un viaggio nei sette Stati membri che “rafforzano e proteggono” le frontiere esterne dell’Unione europea con la Russia e la Bielorussia. Nell’annunciare la missione in una dichiarazione alla stampa, von der Leyen ha sottolineato che l’obiettivo è quello di “esprimere la piena solidarietà dell’Ue nei loro confronti” e “condividere i progressi che stiamo facendo nella costruzione di una forte industria europea della difesa, soprattutto attraverso Safe”.

Tutti i dettagli.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO SAFE

Nello specifico, diciannove Paesi membri hanno fatto richiesta di accesso allo strumento Safe, pertanto Bruxelles utilizzerà l’intero fondo da 150 miliardi euro messi a disposizione dall’esecutivo Ue. La commissione ha quindi accolto con favore la manifestazione di interesse da parte di Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Finlandia e Italia appunto.

Dunque i fondi saranno raccolti sui mercati dei capitali ed erogati agli Stati membri interessati su richiesta, sulla base dei loro piani di investimento per l’industria europea della difesa. Il programma consentirà ai paesi membri di contrarre prestiti dall’Ue per l’acquisto di equipaggiamento militare,  i cui rimborsi possono essere spalmati in 45 anni anni.

È progettata per promuovere l’acquisto di prodotti fabbricati nell’Ue, con clausole che limitano la quantità di componenti provenienti da paesi terzi, in un contesto di preoccupazione tra alcune capitali europee per la forte dipendenza del continente dalle armi prodotte negli Stati Uniti.

La Commissione valuterà ora le singole offerte per il programma Safe e deciderà come ripartire al meglio i 150 miliardi di euro.

LA POLONIA SARÀ IL PAESE CHE NE TRARRÀ MAGGIORE BENEFICIO

Tra i 19 paesi membri del Blocco dei 27, “La Polonia sarà la principale beneficiaria di questo investimento comune per gli appalti congiunti”, ha dichiarato von der Leyen. La Commissione preparerà una tabella di marcia su come investire i fondi aggiuntivi per la difesa nelle prossime settimane e ne discuterà con i governi nazionali a ottobre, ha aggiunto.

Come ricorda Bloomberg, Varsavia, membro della Nato, che confina anche con Ucraina e Russia, è il principale paese dell’Ue per spesa in difesa in rapporto alle dimensioni della sua economia, con spese annuali pari a quasi il 5% del prodotto interno lordo. Tali spese hanno portato il deficit di bilancio del Paese a uno dei più elevati tra i 27 Paesi dell’Unione.

IL CASO ITALIANO

Come già detto, anche l’Italia accederà ai prestiti, con l’obiettivo, spiegano fonti di governo, di finanziare i programmi di difesa già pianificati nel quinquennio 2026-2030 e “alleggerire il bilancio dello Stato ricomprendendo buona parte delle spese della difesa sul programma Safe”. Tuttavia, il nostro paese non ha aderito fin da subito ai prestiti Safe.

A frenare inizialmente sull’adesione all’iniziativa europea, era proprio il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che aveva precisato: “la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche”. Dopodiché, lo scorso 30 luglio il titolare del Mef ha spiegato che attingendo al programma Safe, l’Italia si aspetta di ottenere l’accesso a finanziamenti a tassi di interesse inferiori a quelli che pagherebbe emettendo obbligazioni sovrane sul mercato. “Se mi chiedete di scegliere tra pagare il 3,5% sui titoli di Stato nazionali o il 3% sui prestiti Safe, il ministro dell’Economia, se non è stupido, risponde: pago il 3% sui prestiti Safe e risparmio un po’ di interessi”, aveva dichiarato Giorgetti ai giornalisti, ripreso da Reuters.

Inoltre, fonti di Palazzo Chigi hanno fatto trapelare che si punterebbe a “prenotare” sino a 14 miliardi di euro di fondi per i prossimi 5 anni: prestiti da ripagare con rate diluite entro 45 anni.

LA RIUNIONE A PALAZZO CHIGI

Nel frattempo, lo scorso 5 agosto si è tenuto un incontro a Palazzo Chigi tra il governo e i principali gruppi della difesa, oltre che Cdp, Fs e Invitalia per avviare un confronto su come utilizzare i nuovi strumenti europei dedicati a sicurezza e difesa e come delineare una strategia sugli investimenti. Secondo quanto riportano fonti di Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presieduto la riunione a cui hanno preso parte il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, i ministri della Difesa Guido Crosetto e dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. Per le aziende partecipate erano presenti l’ad del colosso della difesa e aerospazio Leonardo Roberto Cingolani, l’ad e dg del gruppo navale Fincantieri Pierroberto Folgiero, gli ad della Cdp Dario Scannapieco e di Invitalia Bernardo Mattarella e l’ad e dg del Gruppo Fs italiane Stefano Antonio Donnarumma.

Al centro del confronto avviato tra esecutivo e manager gli strumenti messi a disposizione dalla Commissione europea tra cui Safe appunto ed Escape clause (clausola di fuga), che consente ai governi nazionali di assumere impegni di spesa nel settore senza incidere sul Patto di stabilità e crescita.

LE PAROLE DI VON DER LEYEN

Tornando alla strategia di Bruxelles, “La brutale guerra della Russia contro l’Ucraina è entrata nel suo quarto anno. Putin è un predatore. I suoi proxy prendono di mira da anni le nostre società con attacchi ibridi: cyberattacchi, la strumentalizzazione dei migranti è un altro esempio” ha spiegato la presidente della Commissione europea, urante la sua visita in Lettonia dove ha incontrato la premier Evika Silia. “Per questo motivo – ha detto von der Leyen – mentre rafforziamo la difesa dell’Ucraina, dobbiamo anche assumerci una maggiore responsabilità per la nostra stessa difesa. È questa la logica del nostro Piano Industriale della Difesa da 800 miliardi di euro che abbiamo lanciato insieme, e parte di questo piano è lo strumento congiunto di appalti, Safe, da 150 miliardi di euro”.

“Con Safe – ha proseguito Von der Leyen – stiamo fornendo le capacità di cui l’Europa ha più bisogno. Come ho detto, si tratta di un appalto congiunto. Significa difesa aerea e missilistica, difesa cibernetica – e naturalmente droni. Ad esempio, uno Scudo Aereo Europeo completo. Sono molto lieta che 19 Stati membri, inclusa la Lettonia, abbiano ora richiesto il sostegno di Safe. Sono lieta di annunciare che abbiamo raggiunto la piena sottoscrizione dell’intero importo di 150 miliardi di euro. Molti Stati membri hanno indicato che lo utilizzeranno anche per sostenere l’industria della difesa ucraina. Questo è un vero successo europeo”.

BENE L’UTILIZZO PER IMPIANTO DI MUNIZIONI

Inoltre, ieri la presidente della Commissione europea si è detta favorevole all’utilizzo del programma Safe da parte della Bulgaria per costruire nuovi impianti destinati alla produzione di munizioni e polvere da sparo, durante un incontro con il premier bulgaro Rosen Zhelyazkov. “È esattamente a questo che serve Safe – ha affermato Von der Leyen – aumentare le capacità produttive, accelerare le consegne all’Ucraina e creare posti di lavoro locali di qualità”. La presidente della Commissione ha sottolineato l’importanza di rafforzare la produzione europea di materiali militari per sostenere gli sforzi di difesa dell’Ucraina e garantire occupazione nei territori coinvolti nei nuovi investimenti.

CORSA AL RIARMO

Infine, come sottolinea il Financial Times, l’iniziativa si affianca all’impegno dei membri europei della Nato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil nel prossimo decennio, una promessa richiesta da Trump come prezzo per il continuo impegno degli Stati Uniti nella sicurezza del continente.

Come emerso dai dati pubblicati la scorsa settimana dall’Alleanza Atlantica, tutti e 32 membri della Nato raggiungeranno l’obiettivo – concordato 11 anni fa – di spendere il 2% del Pil per la difesa quest’anno, ma solo tre di essi hanno raggiunto un nuovo obiettivo più elevato, fissato dai leader dell’alleanza a giugno.

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