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Difesa europea: tutti i dettagli del primo Forum sul procurement tra Forze armate, industria e università

Chi c'era e cosa si è detto al 1° Forum Defence Procurement "La prospettiva nazionale per una Difesa Europea"

Forze armate, industria e mondo accademico schierati insieme per la difesa.

È la direttiva tracciata dal primo forum “Defence procurement: la prospettiva nazionale per una difesa europea” avviato dal ministero dallo Stato maggiore della Difesa per una riflessione sulle dinamiche acquisitive nel settore del procurement per la difesa, anche in un’ottica dual use.

Il progetto avrà una durata di 8 mesi, si lavorerà tra i tre tavoli tecnici su cyber, spazio e intelligenza artificiale a cui prenderanno parte esperti dell’industria, della difesa e ricercatori dell’università, dopodiché ci sarà una pubblicazione di uno studio divulgativo, a connotazione scientifica, sul tema del defence procurement.

“Fino a qualche tempo il procurement era comprare quello che l’ex Finmeccanica e Fincantieri producevano” ha esordito così il ministro della Difesa Guido Crosetto, il suo intervento al 1° Forum Defence Procurement. “Oggi non può essere così” ha aggiunto precisando che “Il procurement racchiude una visione più complessa.Deve partire dalle esigenze della difesa”.

Tutti concordi che difesa, industria e mondo accademico debbano ragionare insieme mediante specifici tavoli tecnici che verteranno cyber, ia, capacità convenzionali e spaziali.

È necessario infatti rafforzare il dialogo strategico tra la difesa e l’industria nazionale, per un confronto costante, come sottolineato dal capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano.

Tutto ciò all’insegna di “europeismo e atlantismo”, “con forte accento italiano”.

Tutti i dettagli.

NECESSARIO CONFRONTO COSTANTE TRA DIFESA E INDUSTRIA

Secondo il capo di Stato maggiore della Difesa, è necessario quanto prima “Rafforzare il dialogo strategico tra la difesa e l’industria nazionale, per un confronto costante”.

Allo stesso tempo, “È importante che non si ribaltino i ruoli tra  forze armate e industria delle difesa, con le prime che esprimono le strategie industriali e le seconde le esigenze”.

Con questa premessa, bisogna perseguire l’inclusione del mondo accademico affinché la ricerca scientifica sia quanto più integrata nel quadro delle iniziative europee, ha sottolineato il generale Portolano, “Così da ricevere analisi e dall’altro creare uno spazio di confronto neutro, per l’osmosi con il comparto civile al fine di sviluppare tecnologie duali”.

IL RUOLO DELL’UE

“Lo scenario internazionale sta cambiando rapidamente, ribaltamento dei rapporti tra grandi potenze e attori regionali, scomposizione del multilateralismo, ha perso la caratteristica di universale ma connatazione regionale” ha messo in luca il capo di Stato maggiore della Difesa.

In questo contesto “l’Europa come continente e Ue come istituzione si trovano di fronte a una fase cruciale della storia” ha sottolineato Portolano precisando che “la base industria europea della difesa è fondamentale perché parte integrante della difesa del continente”

E se “le esigenze capacitive sono di esclusivo appannaggio nazionale” ricorda il generale Portolano, “industria e mercato interno sono ambiti in cui la commissione europea ha competenze e e ruolo di supporto degli stati membri”.

L’obiettivo delle istituzioni Ue è di creare contesto favorevole per la prontenzza della base industriale, ha puntualizzato il capo di Smd sottolineando. È necessario riuscire a far convergere interessi industriali verso obiettivi comuni, come la maggiore interoperabilità tra assetti dei paesi Ue in un contesto joint e multi-domain.

GLI STRUMENTI EDIP E SAFE

Da parte sua, “la Commissione europea ha intrapreso i negoziati per avviare l’Edip, per il procurement cooperativo con l’obiettivo di migliorarne le capacità di ramp up” ha illustrato il generale Portolano.

“Nel breve periodo c’è il fondo Safe a cui l’Italia ha chiesto l’accesso, per noi può contribuire ad assolvere alle richieste contributive Nato senza aggravare sulle finanze dello stato chiarisce il generale.

Per accedere allo strumento, il nostro paese deve presentare una “lista di programmi nazionali” che si fonderà “non solo sulle esigenze capacitative ma anche di delivery dell’industria”. L’inclusione di questi programmi nel safe consentirà di posizionare l’industria nazionale nel contesto europeo, ribadisce il capo di Stato maggiore della Difesa, tenendo però a mente che ad oggi “solo pochissime realtà in Europa sono in grado di fornire prodotti con componenti esclusivamente europee, ma la maggior parte basate su filiera extra Ue”.

DEFRAMMENTAZIONE DI PIATTAFORME E INVESTIMENTI

Dopodiché, per il generale Portolono, bisogna “Ridurre la frammentazione delle piattaforme e degli investimenti. Questo problema è il risultato di 27 politiche di procurement dei paesi membri, espressione delle singole industrie nazionali”

Pertanto, serve un confronto esplicito sul mercato europeo.

Secondo il capo di Stato maggiore della Difesa, l’approccio italiano dovrebbe riassumere sia lo scenario di integrazione graduale con alcune realtà assumano la leadership, sia lo scenario dell’autonomia strategica con aggregazione dell’offerta. “Quest’ultimo richiede scelte difficili che potrebbero comportare perdita di eccellenze nazionali a discapito di eccellenze europee”.

Quindi, “rafforzare l’eccellenza nazionale per trasformarla in eccellenza europea perché non possiamo fare tutto, ma dobbiamo specializzarci” ha evidenziato il generale Portolano.

In conclusione, se “ormai è inevitabile perseguire una visione europeista” ciò va “fatto nella prospettiva atlantica, ma tutelando i legittimi interessi nazionali”.

ACQUISIZIONI MILITARI AGGREGATE E ORGANIZZATE

Anche l’Ammiraglio Giacinto Ottaviani, Direttore Nazionale degli Armamenti, concorda sulla urgenza di un “Assetto osmotico tra mondo difesa, industria, ricerca e mondo universitario”.

Nel frattempo, l’Europa “sta cercando di svolgere ruolo da protagonista con obiettivo di rafforzare la base industriale e tecnologica con strumenti normativi e finanziari”.

Secondo il Direttore nazionale Armamenti, “la domanda aggregata disciplinata è un moltiplicatore economico perché genera economie di scala, stiamo assistendo al processo di rafforzamento nella capacità di difesa europea consolidando iniziative già adottate con Edf (finanziando ricerca e sviluppo) ma anche con due recenti iniziative come Edip e Safe, entrambe volte a spingere i paesi verso un common procurement ed elaborazione requisiti comuni per facilitare l’interoperabilità”.

“I conflitti in atto confermano necessità di acquisire superiorità tecnologica” ha spiegato l’ammiraglio Ottaviamano, dunque “Capacità di acquisire sistemi d’arma che siano moderni, allo stato dell’arte e adeguato in numero”, ma allo stesso tempo bisogna “prestare attenzione agli stock, alle riserve di munizioni per essere in grado di soddisfare esigenze della Nato e nazionali”.

LE NUOVE SFIDE PER LA DIFESA SECONDO IL MINISTRO CROSETTO

Infine, “La nuova sfida della difesa, come quella di droni, è un’evoluzione dell’attacco che comporta che non puoi preventivare il sistema per sconfiggerlo. Una difesa che sia in contatto costante, quotidiano con ricerca e industria” ha illustrato il ministro della Difesa Crosetto.

“La prima necessità è abbattere l’egoismo intrinseco in tutte le organizzazioni, soltanto la condivisione totale ci permetterà di superare questa crisi. Se lo facessimo a livello nazionale, saremmo i primi in Europa. Abbiamo l’obbligo di massimizzare ogni risorsa che ci viene affidata ora, come sempre nella morale pubblica, ma ora quanto mai più fondamentale in questi tempi difficili” ha aggiunto precisando che “È la sfida che oggi il segretario generale della difesa e la Dna lanciano con questo manifesto”.

“La difesa nei prossimi anni avrà un ruolo – ha proseguito Crosetto – che dipenderà dalle risorse conferite, devono trasformarsi in tecnologia, in intelligenza e in difesa. Penso al Darpa americano, luogo dove si incontrano industria, mondo accademico e che devono produrre un prodotto.Gli investimenti della difesa saranno fondamentali per produrre un humus di questo tipo”.

“Dobbiamo capire quale è la nostra responsabilità avendo presente i nostri limiti, non abbiamo materie prime né materiali critici. Queste sfide non può affrontarle l’Italia da sola, è l’Europa che deve occuparsi di mettere a disposizione magazzini di risorse strategiche ai suoi paesi membri”.

“Per ora non vedo l’approccio giusto in Europa, io mi batto affinché l’Europa inizi a definire i requisiti comuni. Non abbiamo solo bisogno di una crescita tecnologica industriale, ma che sia anche concorrenziale per non perdere la guerra tecnologica con la Cina e la Russia. E per costare poco deve esserci la concorrenza” ha concluso Crosetto.

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