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Dalle missioni degli astronauti nello spazio le lezioni per vivere bene a lungo sulla Terra

Cosa è emerso dall'evento “Benessere psico-fisico e healthy ageing: una lezione dallo Spazio” organizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi)

Apprendere lezioni dalle missioni nello spazio per lo svolgimento della vita di tutti i giorni e migliorare il benessere fisico.

La ricerca spaziale può essere infatti un motore di innovazione per migliorare la nostra qualità della vita sulla Terra. È quanto emerso dall’evento “Benessere psico-fisico e healthy ageing: una lezione dallo Spazio” tenutosi il 26 febbraio presso l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

Per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione, l’unico modo è parlare di invecchiamento sano. Pertanto ci serve capire come limitare problemi che poi ci aiutano a trovare soluzioni ai problemi della vita quotidiana, come fronteggiare malattie croniche che colpiscono gli anziani.

I vantaggi derivanti dalle missioni spaziali non solo contribuiscono al progresso scientifico, ma hanno anche un impatto diretto sulla vita quotidiana.

Tutti i dettagli.

DALLE MISSIONI DEGLI ASTRONAUTI NELLO SPAZIO LEZIONI DI VITA PER INVECCHIARE BENE

Negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi e imparare a vivere nello spazio può aiutare a sviluppare un corretto stile di vita sano anche sulla Terra.

“Diversi studi ci dicono che per cercare di invertire o quantomeno per limitare questo trend è importante far passare dei messaggi anche in termini di quelle che sono le buone pratiche” ha esordito Luca Salamone, Direttore Generale dell’Asi introducendo l’evento “Benessere psico-fisico e healthy ageing: una lezione dallo Spazio”.

D’altronde “una missione spaziale per un astronauta è sostanzialmente una sfida fin dall’inizio” ha ricordato Salomone spiegando che “Gli astronauti, per fronteggiare, per poter stare diverse settimane, a volte anche mesi in ambienti spaziali estremi, devono avere una preparazione fisica e anche mentale particolarmente severa che gli consenta di fronteggiare gli ambienti critici ed estremi che dovranno affrontare”.

Non va dimenticato infatti che “un astronauta per affrontare una missione spaziale si prepara giorni e giorni con allenamenti fisici, cura l’alimentazione in un certo modo e anche dal punto di vista dell’aspetto mentale è sottoposto a un training” prosegue Salomone, sottolineando come “l’isolamento per diversi giorni dai propri affetti in qualche modo può avere anche un impatto mentale e questo è anche un problema che colpisce le persone anziane, spesso si parla di solitudine delle persone anziane per cui tutte queste buone pratiche che lo spazio ci fornisce nella preparazione di missioni spaziali ci consentono anche di poter trarre delle buone pratiche anche nella vita di tutti”.

LE REGOLE PER ASTRONAUTI NELLO SPAZIO, LEZIONI DI VITA SULLA TERRA

Pertanto, “l’unico modo di impostare un percorso di vita che rimanga veramente in salute è quello di impossessarsi di alcune semplici regole da portare avanti a lungo nel tempo” ha puntualizzato Filippo Ongaro, medico degli astronauti dell’Esa dal 2000 al 2007 e divulgatore.

“Queste regole ruotano attorno a quello che è chiamato il programma di contromisure per gli astronauti” ha proseguito Ongaro spiegando che “Il programma di contromisura degli astronauti è costruito attorno a delle cose che conosciamo tutti, l’esercizio fisico, la corretta nutrizione, la corretta gestione dello stress, ma la differenza è che gli astronauti non è che solo le sanno ma non le fanno, le sanno e le fanno.”

Perché “questo è il grande problema della vita a terra” secondo il medico.

Se da una parte “non siamo fatti per vivere in assenza di gravità” dall’altra parte è altrettanto vero “che non siamo neanche fatti per star seduti tutto il giorno, per andare in giro in macchina tutto il giorno, per mangiare zuccheri e patatine fritte. Non siamo fatti per questo.”

“Noi siamo fatti per una vita che era sostanzialmente definita dalle regole della natura in cui l’apporto calorico era relativamente ridotto e richiedeva sempre un grande sforzo per essere introdotto e lo sforzo fisico era il pane quotidiano, nel senso bisognava fare sforzo fisico semplicemente per rimanere vivi. Alcuni stimano che i nostri antenati dovessero camminare 20-30 km al giorno in cerca di cibo, in condizioni molto precarie, esposti al freddo, al caldo. Ecco, riuscire a crearsi un programma di contromisure” è fondamentale oggi secondo Ongaro.

I RED RISK NELL’ESPOSOMA SPAZIALE

Durante le missioni spaziali gli astronauti devono fronteggiare i red risk “Termine che consiste proprio in una serie di rischi che sono classificati come rossi, red risk per la salute umana” ha sottolineato Sofia Pavanello, Docente di Medicina del Lavoro (UniPd) esperta di BioAging e di nutrizione.

Cosa vuole dire red risk? “Vuole dire che nella matrice dei rischi questi sono i più alti, perché i più rischiosi perché hanno un’altissima probabilità di avvenire e hanno anche una altissima probabilità di danni alla nostra salute. Quali sono i rappresentanti di questo esposoma spaziale, di questi rischi?” Le radiazioni ionizzanti, quelle che appunto, delle radiazioni che avvengono nello spazio, la microgravità, l’assenza di gravità, quindi l’alterazione del ritmo circadiano” ha spiegato Pavanello.

PERCHÉ È RIGOROSA LA SELEZIONE DEGLI ASTRONAUTI

Da queste sfide ne deriva che diventare astronauti non è per chiunque.

“Su diecimila richieste che riceve la Nasa, ne vengono selezionate, due, tre, un po’ di più che fanno delle riserve, ma parliamo di numeri molto selezionati” ha evidenziato Francesco Pagnini, ordinario di Psicologia Clinica (UniCatt) e consulente di Nasa ed Esa per la preparazione degli astronauti alle missioni spaziali.

Su che base? Perché escludo gli altri oltre 9.000? “Ci sono dei processi di selezione complessi” afferma Pagnini.

Che cosa cercano le agenzie spaziali negli astronauti? “Sicuramente tanti aspetti medici. Ovviamente un astronauta deve essere in una salute perfetta dal punto di vista fisico. Questo è abbastanza immediato da capire. Ma ci sono anche tanti aspetti psicologici che sono importanti nel processo di selezione. Abbiamo bisogno che gli astronauti siano persone non solo molto ben preparate, quindi che abbiano un background educativo di vario tipo – perché ci sono diversi personaggi, dottorati, della formazione ingegneristica, medica, insomma, parliamo di formazioni di alto livello. Ma poi abbiamo bisogno che queste persone siano in grado di far fronte a una situazione come questa, vivere in uno spazio così costretto” ha concluso Pagnini.

 

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