Potrebbe tramutarsi in un caso diplomatico tutto orientale la decisione, non certo nuova, del Vietnam di blindare la sua capitale, Hanoi, a moto e motorini. Si è infatti mosso persino il governo giapponese che, supportando le istanze di alcuni dei principali produttori del Paese, ha avvertito l’omologo locale che andare avanti col piano previsto nel 2017 rischierebbe solo di sconvolgere un mercato da 4,6 miliardi di dollari. Ma perché Tokyo si dovrebbe mai intromettere in ciò che fa Hanoi? Perché il settore, tra i più floridi al mondo, è dominato da un costruttore nipponico: Honda.
LA SVOLTA GREEN DEL VIETNAM NON PIACE AI GIAPPONESI
La roadmap era stata decisa otto anni fa: a partire dal luglio 2026 i mezzi a due ruote alimentati a benzina non potranno più circolare nel centro di Hanoi, un divieto che sarà esteso entro il 2028 anche alle auto private a combustibili fossili. L’obiettivo è arrivare al 2030 allargando il raggio del divieto alla trafficata tangenziale 3.
In una capitale popolata da oltre 8 milioni di abitanti nella quale i mezzi di trasporto sono semplicemente fatiscenti, il mezzo privato a due ruote è sempre parso il solo modo di riuscire a spostarsi da un quartiere all’altro.
UN MERCATO IMPRESCINDIBILE PER HONDA
Quanto il governo del Vietnam decise di imprimere una svolta green al traffico di Hanoi, in tutto il Paese circolavano già 72 milioni tra moto e scooter costituendo un primato mondiale in proporzione alla popolazione. Primato che finora ha fatto bene soprattutto agli affari di Honda. Per l’anno fiscale da aprile a settembre 2025, le vendite totali di motociclette sono state pari a 1.028.183 unità, con un leggero calo dello 0,2% rispetto all’anno precedente.
MILIONI DI DUE RUOTE (INQUINANTI)
Nel 2016, anno che ha funto da “detonatore decisionale” per i politici locali, nella capitale circolavano 5 milioni di mezzi a due ruote ogni giorno, e ogni giorno i vietnamiti acquistavano 8mila moto o motorini, contro le 750 automobili vendute in media. E per 282 giorni su 365 erano state registrate percentuali di particolato (PM2,5, quello più dannoso per l’uomo) superiori al limite consentito.
Attualmente, secondo i censimenti ufficiali, quasi l’80% dei 100 milioni di abitanti del Paese possedeva una moto lo scorso anno, uno dei tassi più alti al mondo.
LA DECISIONE DEL GOVERNO FAVORISCE LE STARTUP LOCALI?
Honda ha avuto tutto il tempo per adeguarsi, ma ha preferito continuare a puntare sui motori a scoppio. Di contro la decisione del governo pare favorire realtà vietnamite come VinFast, startup fondata proprio nel 2017, nel pieno delle svolte ambientalistiche che produce auto e moto elettriche.
Mercoledì 22 ottobre l’azienda ha annunciato di aver consegnato oltre 120.000 veicoli elettrici a due ruote nel terzo trimestre, registrando un aumento trimestrale del 73%.
VINFAST CORRE, HONDA RALLENTA
Le consegne del terzo trimestre hanno superato le vendite totali della società nella prima metà dell’anno. VinFast ha venduto 234.536 scooter e biciclette elettriche nei primi nove mesi del 2025, con un incremento annuo del 489%.
Parallelamente, Honda Vietnam ha registrato un calo delle vendite di motociclette e automobili nel mese di settembre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, pari rispettivamente all’11,4% e al 52,8%. Numeri che sembrano aver spinto l’ambasciata nipponica a intervenire irritualmente nella decisione tutta interna al Paese di procedere col proprio piano ambientalista che potrebbe essere anche inteso come un tentativo governativo di escludere la concorrenza estera e favorire gli attori locali.






