Il Corridoio marittimo è certamente quello che prevede il coinvolgimento del maggior numero di paesi, alcuni dei quali sono contigui, mentre altri arrivano ad essere anche molto distanti l’uno dall’altro. La tavola 11A illustra gli indici RMP per i paesi localizzati su questo corridoio (10), mentre quella 11B ne presenta gli indici RXP.
Tra i 18 paesi considerati, 8 presentano un indice RMP medio positivo. Si tratta dei due paesi dell’Africa sub-sahariana, Kenya e Tanzania, e di quelli localizzati in posizione centrale rispetto alle rotte del corridoio marittimo, come Arabia Saudita, Gibuti o Yemen. Riguardo agli altri, si può certamente ipotizzare che la maggiore distanza rispetto al resto delle aree toccate dal corridoio influisca sull’intensità dei rapporti commerciali bilaterali, ma la lontana localizzazione geografica non è l’unico fattore esplicativo di tale fenomeno. Basta guardare, ad esempio, ai dati riferiti alle importazioni dell’Italia, che rivelano, sì, una preferenza commerciale verso i paesi della stessa regione (come Grecia o Turchia), ma – in misura minore – anche verso alcuni stati relativamente più distanti, come Pakistan o Sri Lanka.
Lo sviluppo e il miglioramento delle infrastrutture lungo il corridoio marittimo potrebbe ridurre la distanza percepita tra i paesi che ne sono toccati, contribuendo a favorirne gli scambi reciproci.
Inoltre, si può ipotizzare che si manifestino anche effetti di spillover in termini di accrescimento del commercio tra gli stati che accolgono gli hub principali della Via della seta marittima e i paesi loro circostanti. Dal lato delle esportazioni, sono sette gli stati che presentano un indice RXP medio positivo. Sono soprattutto paesi asiatici – Cina, India, Indonesia, Malaysia e Pakistan – insieme a Egitto e Arabia Saudita. Per quanto riguarda l’Italia, l’intensità dei suoi legami commerciali all’esportazione appare notevolmente condizionata dalla distanza.
Infatti, il nostro paese rivela preferenze soprattutto verso mercati relativamente vicini, come Grecia, Turchia, Egitto e Arabia Saudita. Un rafforzamento dei collegamenti con l’Asia potrebbe quindi essere utile ai fini di un incremento delle esportazioni verso i paesi più remoti di quest’area le cui economie, in forte crescita, rappresentano un’opportunità importante per le imprese del nostro paese in termini di domanda potenziale.