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ursula auto elettriche

Ursula sale a bordo delle piccole auto elettriche di Stellantis. Il giubilo di Repubblica, il silenzio de La Stampa

Nel discorso annuale sullo Stato dell'Ue, von der Leyen ha rivelato di avere accolto le istanze di Renault e Stellantis per la produzione di auto di piccole dimensioni, europee ed ecologiche a prezzi accessibili così da competere con la Cina. Senza però rivelare né il contenuto né i fondi che Bruxelles intende allocare. Dal gruppo Gedi (controllato da Exor di Agnelli-Elkann) esulta Repubblica che dedica ampio spazio alla nota stampa del gruppo italofrancese, mentre La Stampa preferisce concentrarsi sull'Italian Tech Week organizzata dal proprio editore

Curioso cortocircuito tra i quotidiani di casa Gedi, gruppo editoriale controllato da Exor, holding della famiglia Agnelli – Elkann. Mentre Repubblica apre la sezione Economia con una paginata intera sul fatto che Ursula von der Leyen abbia accolto gli appelli di John Elkann, presidente di Stellantis e dell’allora Ceo di Renault Luca De Meo su di un piano straordinario per le E-Car europee parlando di “una Ue più vicina ai produttori” e lasciando ampio spazio al comunicato dell’ufficio stampa del Gruppo italofrancese, La Stampa, quotidiano di Torino letto dagli operai di quella Mirafiori oggi in uno stato di crisi perenne, non sembra trovare posto per la notizia e così si limita a un solo trafiletto.

Il trafiletto apparso su La Stampa
Il trafiletto apparso su La Stampa

Il principale quotidiano del Nord Ovest paga comunque il fio di appartenere al Gruppo Gedi dedicando un terzo della propria sezione Economia al fatto che Jeff Bezos sarà l’ospite d’onore all’Italian Tech Week 2025, evento hi-tech molto caro al proprio editore (Exor negli ultimi anni ha investito così tanto in una miriade di startup che c’è chi maligna si stia allontanando dall’auto) organizzato ogni autunno a Torino (fino allo scorso anno diretto da Riccardo Luna che se ne è andato via sbattendo la porta, mentre i giornalisti superstiti si rifiutavano di coprire l’evento denunciando contenuti “comprati” dalle aziende e aggiustati dall’organizzazione).

La Stampa dedica una intera facciata delle tre che compongono la sezione Economia all’evento del proprio editore

DOMANI IL TAVOLO SUL FUTURO DELL’AUTO EUROPEA

Tornando invece al piano di Bruxelles per una piccola city car europea, al netto della soddisfazione degli industriali del comparto, l’attenzione resta comunque rivolta, anche nell’articolo di Repubblica, alla giornata di domani, quando un nuovo incontro con la presidente della Commissione europea vedrà le parti interessate dibattere sul futuro della mobilità. I produttori del Vecchio continente (a iniziare proprio da Stellantis e Vw) spingono affinché la Ue allenti la presa sugli obiettivi della transizione ecologica, paventando la perdita di altri posti di lavoro sacrificati in nome di una competizione con i marchi cinesi che al momento non può vedere altri vincitori se non le auto made in China.

Repubblica dà ampio risalto alla notizia che apre la sezione economica del quotidiano romano

I CINESI VOGLIONO IL GREEN DEAL. E PROMETTONO HUB E FABBRICHE EUROPEE

Di contro le Case automobilistiche di Pechino e dintorni, vere protagoniste del Salone di Monaco, chiedono l’opposto promettendo in cambio a Bruxelles l’apertura di centri di ricerca e sviluppo e hub produttivi. Insomma, invitano la Commissione a riflettere bene su quale cavallo sia ormai il caso di puntare perché i soldi necessari a rinvigorire l’industria automobilistica preservando così l’occupazione, al momento, ce li hanno solo gli imprenditori che arrivano da Oriente.

Al momento, comunque, quelle cinesi restano poco più di promesse e miraggi: le aziende del Dragone, indispettite dai dazi di Bruxelles, anziché investire massicciamente nel Club dei 27 hanno infatti preferito aprire impianti in Turchia, in Thailandia o al più nell’Ungheria di Viktor Orban, tra i pochi Stati della Ue che continua ad avere un rapporto privilegiato con Pechino.

LA UE PUNTA SEMPRE SULL’AUTO ECOLOGICA

L’apertura di Ursula von der Leyen al finanziamento dell’e-car europea lascia ben sperare con riferimento al tavolo del 12 settembre, ma non bisogna dimenticare che quella “e” oltre “europea” significa pure ecologica, spia del fatto che Bruxelles appoggerà con ogni probabilità solo progetti che vadano in quella direzione.

COSA HA DETTO URSULA VON DER LEYEN SUL PIANO UE PER LE PICCOLE AUTO

“Credo che l’Europa debba avere la sua E-Car”, ha spiegato la presidente della Commissione, “Perché non possiamo permettere alla Cina e ad altri di conquistare questo mercato. In ogni caso, il futuro è elettrico e l’Europa ne farà parte. Il futuro dell’auto – e le auto del futuro – deve essere realizzato in Europa”.

“Milioni di europei vogliono acquistare auto europee a prezzi accessibili”, ha detto von der Leyen davanti ai parlamentari riuniti in seduta plenaria. “Quindi, dovremmo investire anche in veicoli piccoli e accessibili. Sia per il mercato europeo, sia per soddisfare l’impennata della domanda globale”.

UNA COMMISSIONE IN BALIA DELLE EMERGENZE?

L’impressione, comunque, è che anche in questo caso come sui vaccini ai tempi del Covid, sui chip nella guerra dei semiconduttori e più recentemente sulle armi l’Unione si muova in ritardo – sospinta dall’emergenza contingente – e in modo confuso, senza una vera strategia industriale utile a creare una filiera competitiva. Il piano ha un nome, Small Affordable Cars, ma è fumoso per ciò che concerne progetti supportati, contenuti e soprattutto fondi stanziati.

CHI BRINDA PER IL PIANO SMALL AFFORDABLE CARS

A prescindere da ciò il piano, almeno sulla carta, potrebbe agevolare tanto Fiat, che nel segmento delle city car ha indubbia esperienza, quanto Renault che sta portando avanti i lavori sulla Twingo elettrica. Non a caso la proposta era stata presentata a Bruxelles proprio da Elkann e De Meo. E poi naturalmente c’è Volkswagen che potrebbe essere il solo marchio tedesco soddisfatto.

SULLE MODIFICHE AL GREEN DEAL SOLO SPIRAGLI?

Quanto alla roadmap europea sul taglio delle emissioni delle auto, Ursula von der Leyen pare aperta alle modifiche solo in parte, ricordando che è già “in via di preparazione la revisione del 2035 nel rispetto della neutralità tecnologica”. Insomma, se i produttori del Vecchio continente sperano che all’incontro di domani 12 settembre la Commissione ingranderà la retromarcia rispetto al proprio Green Deal, rischiano solo di andare a sbattere.

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