La società di taxi-sharing più chiacchierata di sempre è di nuovo al centro dell’attenzione. Stavolta quella dei magistrati inglesi. Dopo che Londra non ha rinnovato la licenza operativa a Uber nel settembre 2017 a causa della mancata segnalazione di “gravi reati penali” da parte dei suoi autisti, la compagnia di San Francisco è ricorsa in appello e oggi si presenterà davanti alla corte di Westminter. I rappresentanti Uber dovranno dimostrare che la società è in grado di operare in maniera corretta e conforme in città.
L’ANTEFATTO
Lo scorso settembre Transport for London (TfL), l’ente che gestisce il trasporto pubblico a Londra, ha negato il rinnovo della licenza che permette ad Uber di operare in città, citando le mancanze nel suo approccio alla segnalazione di gravi reati penali e ai precedenti controlli sui conducenti nonché l’uso di Greyball, un software per evitare il controllo delle forze dell’ordine fornendo alle autorità una versione diversa dell’app.
IL RISCHIO DI PERDERE LE MIGLIORI “STRADE” EUROPEE
La posta in gioco per la società di taxi-sharing è alta visto che Londra rappresenta uno dei suoi mercati esteri più importanti. Dei suoi circa 50.000 automobilisti in Gran Bretagna, circa 40.000 sono nella capitale con 3,6 milioni di utenti attivi. Da settembre, Uber ha apportato diverse modifiche al proprio modello di business, compresa l’introduzione dell’assistenza telefonica 24 ore su 24 e la segnalazione proattiva di incidenti gravi alla polizia della città. Senza tralasciare che alla fine della scorsa estate il gruppo si è profuso in scuse e ha cambiato il suo senior management sostituendo il ceo e fondatore Travis Kalanick con l’iraniano Dara Khosrowshahi. Come ha sottolineato Reuters, dalla decisione di settembre del TfL, la società di San Francisco è stata anche privata della licenza da parte della città costiera del sud di Brighton e della città settentrionale di York. Tuttavia, Uber è riuscita a ottenere nuove licenze a Sheffield, Cambridge, Nottingham e Leicester.
L’ITER GIUDIZIARIO
L’udienza di appello alla corte di Westminster dovrebbe durare tre giorni ma il giudice Emma Arbuthnot potrebbe impiegare settimane prima di prendere una decisione. In caso di sentenza a sfavore, questa potrebbe essere soggetta a ulteriore appello da parte di Uber e l’intera procedura legale potrebbe richiedere anni.
VERSO L’IPO DEL 2019
Prospettiva non allettante per la società di San Francisco in vista dello sbarco in Borsa dell’anno prossimo. “Penso che saremo in pista per un’Ipo nel 2019” ha dichiarato a fine maggio il numero uno Khosrowshahi a Cnbc, ” Molte cose possono accadere nel mondo ma siamo in una buona posizione in termini di profilo dell’azienda, in termini di redditività e margini in continuo miglioramento”. I guai legali per Uber non finiscono mai: come ricorda il Financial Times lo scorso novembre, la società è stata trascinata in una battaglia legale anche a San Francisco con Waymo, la unit per la guida autonoma di Alphabet, dopo essere stata accusata di tentativi di furto di segreti commerciali. Sempre a Londra, a novembre Uber ha perso una causa presso un tribunale del lavoro riguardo il trattamento dei propri riders, che in qualità di dipendenti hanno diritto al salario minimo e al pagamento delle ferie. Il gruppo è ricorso in appello anche stavolta e la prossima udienza è prevista per ottobre.