skip to Main Content

Alitalia

Tutti i piani vaghi di Paltrinieri su Alitalia

L'Alitalia pensata da Robert Flavio Paltrinieri, fondatore del fondo Amonra capital e di Galaxy, prevede il coinvolgimento di Leonardo e di aziende come Tecnam e ATR

I miei non sono piani fumosi su Alitalia come Start Magazine ha titolato, dice Robert Flavio Paltrinieri, fondatore di Amonra capital e di Galaxy, due fondi di investimento, uno americano ed uno lussemburghese, che ha presentato un piano industriale per il rilancio di Alitalia.

Ma questa conversazione di Start Magazine con Paltrinieri non fuga affatto, anzi, il giudizio di giorni fa.

Che cosa prevede il piano di rilancio che lei ha pensato per Alitalia?

Il nostro piano di rilancio prevede la divisione dell’attuale gruppo in tre società con differenti offerte di prodotto. Non si guadagna solo con i voli, anzi su questo fronte sono tante le compagnie che segnano piccoli profitti o che vanno in perdita, chiudendo comunque con un bilancio in utile.

Quali sono le tre compagnie in cui scomporrebbe Alitalia.

La prima società sarebbe Alitalia Fly New, che opererebbe sul mercato dei voli a lungo raggio, con nuovi slot che si svilupperanno soprattutto sul mercato africano.

E la seconda compagnia di cosa dovrebbe occuparsi?

La seconda compagnia potrebbe essere un’Alitalia point-to-point, sfruttando la grande rete di piccoli aeroporti italiani. In Italia contiamo 134 aeroporti, ma ne utilizziamo solo 15. Dobbiamo sfruttarli tutti, per puntare anche ai voli di breve raggio. E questa rete, aggiungerei, vola con macchine prodotte in Italia da Tecnam e ATR.

Qui entrerebbe in gioco Leonardo?

Sì, nel point-to-point va incluso il centro di ricerche per i taxi-droni. A Singapore ed Hubei si stanno già sperimentando le reti di taxi volanti via drone. Anche in Italia potremmo implementare questa tecnologia, con Alitalia che dovrebbe essere protagonista.

Insieme a Leonardo?

Io credo che Leonardo è un’eccellenza nel settore, il fatto che possa costruire droni per Alitalia non è impossibile. Quello di coinvolgere Leonardo è un consiglio.

La terza società Alitalia?

La terza società dovrebbe occuparsi del settore cargo. Un Paese non può avere un’infrastruttura di trasporto aereo Cargo. Le immagini del trasporto di presidi sanitari con aerei passeggeri dimostra quanto siano state sbagliate le scelte degli ultimi 30 anni della compagnia.

Questo piano non arriva un po’ tardi?

In realtà il piano è venuto allo scoperto solo ora. E sa perché? A Bologna si direbbe che hanno finito i canditi, ovvero che hanno bisogno di nuove idee.

Cosa vuol dire con “solo ora”…?

Voglio dire che non è un piano completamente nuovo. Già nel 2007, io ed il mio staff, rimasto uguale negli anni, lo abbiamo presentato al governo Prodi e all’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Padoa-Schioppa. Non ci ascoltarono, le cose sono andate avanti come la storia testimonia.

Nei giorni scorsi ha presentato nuovamente il piano, ai sindacati autonomi. Come è stata accolta l’idea?

Con entusiasmo, soprattutto perché hanno capito che non solo vogliamo salvare l’occupazione attuale, ma che potrebbero crearsi nuovi 5.000 posti di lavoro.

Quali i prossimi passi?

Ora presenteremo la nostra idea ai sindacati confederali e abbiamo già inviato una lettera aperta al Governo, al Mise, al Mef e al Ministero del Turismo. Bisogna vedere se ci ascolteranno.

Considerando che non è possibile per entità o cittadini extracomunitari diventare proprietari di maggioranza di un’aerolinea europea, come mai potrebbe questo fondo americano acquisire la proprietà di Alitalia e o rilanciare Alitalia?

Ma il mio fondo, Amorna Capital, non intende acquisire la compagnia. Amorna e Galaxy sono troppo piccoli per poterselo permettere.

Quindi pensa ad una Alitalia di Stato?

Sì. Il nostro è un richiamo al governo italiano, niente di più. Non prevediamo investimenti. Almeno non nostri, non escludiamo investimenti terzi.

Ha detto che Amorna e Galaxy sono piccoli. Chi sono i soci?

Me medesimo ed altri piccoli investitori istituzionali, passeggeri.

Sul sito del fondo americano, il primo ad essere fondato, non è pubblicato nessun dato finanziario. Non è il massimo della trasparenza…

E’ vero non, c’è alcun dato. Le nostra attività, causa pandemia, è ora sospesa. Avrei dovuto pubblicare ricavi a zero?

Il fondo ha risanato, rilanciato o avuto a che fare con altre compagnie aeree?

Assolutamente no. Non abbiamo esperienza alcuna con altre compagnie aeree, ma siamo certi di fare molto meglio di quello che fino ad oggi è stato fatto. Sono stati buttati 8 miliardi per Alitalia commissariata. E questi per l’Ue sono aiuti di Stato.

Proprio l’Ue potrebbe bloccare ulteriori aiuti di Stato per Alitalia…

Abbiamo oggi un Presidente del Consiglio talmente autorevole che se dimostrasse che si tratta di un investimento che tra anni potrebbe portare ad una compagnia area che varebbe il 7% del Pil allora potrebbe convincere l’Ue. Tutto dipende da come si presentano le cose.

Cosa vuole dire?

Le parlo con i numeri. Lufthansa ha chiesto ed ottenuto aiuti di stato fino a 28 euro a passeggero, Alitalia solo per 12 euro. La prima, però, è presentata come azienda strutturata cui non è possibile rinunciare. La seconda no.

Qui la relazione sul rilancio di Alitalia presentata ai sindacati. 

Il piano industriale di Paltrinieri per il rilancio di Alitalia. 

Back To Top