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Che cosa succcede fra Trump e Toyota

Nelle stesse ore in cui Toyota rinvia a data da destinarsi un impianto di batterie in Giappone perché non c'è abbastanza mercato, il marchio nipponico inaugura in pompa magna una gigafactory da 14 miliardi e oltre 5mila nuovi posti in North Carolina e annuncia un maxi piano di investimenti da 10 miliardi negli Usa. La strategia muscolare di Trump pare funzionare

Dopo i 13 miliardi promessi da Stellantis, i 26 miliardi di Hyundai, anche Toyota annuncia una pioggia di investimenti negli Usa, segno evidente che la strategia muscolare di Donald Trump funziona e sta portando le Case automobilistiche estere a mettere mano al portafogli anche in un periodo di forte crisi del mercato, specie dopo aver bruciato montagne di denaro in R&D per soluzioni elettriche che di colpo, sempre per colpa di Washington, si sono fatte meno attrattive.

TOYOTA ACCELERA NEGLI USA

Il marchio numero 1 al mondo per vendite non intende perdere il suo principale mercato, quello Usa, perciò Tetsuo Ogawa, presidente e CEO di Toyota Motor North America, ha annunciato di voler compiacere il nuovo inquilino della Casa Bianca varando un nuovo piano di investimenti fino a 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni.

IL NUOVO IMPIANTO DI BATTERIE

Un annuncio arrivato mentre Ogawa inaugurava il Toyota Battery Manufacturing North Carolina, ovvero il primo stabilimento di produzione di batterie dell’azienda fuori dal Giappone. La struttura, fondata nel novembre 2021, è il risultato di un investimento di circa 14 miliardi di dollari e creerà fino a 5.100 nuovi posti di lavoro. Con questo impianto, Toyota porta a 11 il numero complessivo delle proprie fabbriche negli Stati Uniti.

LA PRESENZA DI TOYOTA NEGLI USA IN NUMERI

E poco importa se proprio le politiche di Trump, fiero avversario dell’auto elettrica e grande sostenitore dei motori a combustione (ha anche appena fatto coriandoli del credito d’imposta da oltre 7mila dollari voluto dal suo predecessore, Joe Biden, per incentivare gli acquisti) mettono a rischio il futuro stesso del nuovo impianto appena aperto nella Carolina del Nord: la parola d’ordine ora è aumentare il presidio in America dove l’azienda nipponica impiega oggi circa 50.000 persone e ha sfornato oltre 35 milioni di veicoli in sette decenni di attività.

INTANTO LA CASA GIAPPONESE FRENA… IN CASA

Non sembra importare nemmeno – ma sicuramente stride sul piano comunicativo – la decisione contestuale di rimandare a data da destinarsi l’inizio della costruzione della fabbrica di batterie che dovrebbe sorgere a Fukuoka, in Giappone.

Si tratta del secondo rinvio subito dall’impianto sul cui destino iniziano ora ad addensarsi imponenti nubi cariche di interrogativi. Lo scorso marzo il gruppo, tra i più scettici sulla corsa verso l’elettrico, aveva motivato la scelta di rinviare l’avvio dei lavori per via del calo delle vendite nel segmento dei veicoli elettrici, trend che ha portato ad una riduzione delle aspettative di vendita globali del 10% per l’anno fiscale in corso.

Le vendite di auto elettriche a marchio Toyota nei primi nove mesi di quest’anno hanno raggiunto le 117.031 unità, cifra che evidentemente non soddisfa ancora le aspettative della dirigenza e non incentiva la messa sul piatto di nuovi investimenti, se non c’è Donald Trump a esigerli.

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