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Trasporti, tutti i guai delle ex municipalizzate alle prese col caro energia

La domanda è ritornata a crescere, ma la paura del contagio fa sì che sia lontana rispetto ai livelli pre pandemici. E sui ricavi del settore tpl pesa il caro energia. Così aziende e Comuni chiedono aiuto al governo

Era solo questione di tempo prima che anche questo problema raggiungesse la sua fermata: i mancati introiti registrati nella stagione del Covid, uniti al fatto che le corse sono comunque continuate, hanno messo in ginocchio un intero settore, quello del trasporto pubblico locale. Persino a Milano l’Atm, mosca bianca in un settore spesso claudicante, boccheggia e, per via del caro energia, sta tagliando diverse corse. Nelle altre parti d’Italia la situazione naturalmente non è migliore, visto che molte realtà erano già decotte o alle prese con voragini di bilancio.

I PROBLEMI DEL TPL

Secondo le principali associazioni di riferimento, Asstra, Anav e Agen, per garantire l’equilibrio economico-finanziario delle aziende del Trasporto Pubblico Locale servono almeno 1,2 miliardi relativi al periodo 2021/primo trimestre 2022. A sgonfiare le gomme dei bus la combinazione eccezionale dovuta allo svuotamento dei mezzi per Covid e successivamente il caro-carburanti e caro-energia, capace di colpire tanto il parco circolante che va a gasolio e metano quanto quello collegato alla rete elettrica.

Questa situazione, denunciano le associazioni, ha creato una forte contrazione della domanda di mobilità e dei relativi ricavi tale da compromettere l’equilibrio economico-finanziario dei contratti di servizio. Il fabbisogno aggiuntivo per assicurare l’equilibrio, per il 2021 è pari ad almeno 900 milioni di euro, a cui si devono sommare le perdite subite nel primo trimestre 2022 pari a 300 milioni, con i dati fermi a ottobre. In tutto, appunto, 1,2 miliardi che grava come una spada di Damocle su un settore da 931 imprese, 124mila addetti e 49mila mezzi che non si può certo fermare, muovendo ogni giorno oltre 15 milioni di persone.

Per il 2022 sono stati stimati maggiori costi per carburanti pari a oltre 320 milioni di euro e per l’energia elettrica per oltre 160 milioni di euro. Uno scenario solo parzialmente reso meno fosco dall’ulteriore intervento operato nell’ambito della legge di bilancio 2023, che ha così portato il fabbisogno per la copertura dei mancati ricavi del 2021 a 500 milioni di euro e ulteriori 300 milioni di euro per il 2022.

Per il ristoro dei maggiori costi sostenuti per l’acquisto dei carburanti e dell’energia elettrica, il governo è intervenuto istituendo un fondo ad hoc per il secondo e terzo quadrimestre 2022, che presenta una dotazione complessiva pari a 460 milioni.

CHE SUCCEDE A MILANO E A ROMA

Come si anticipava, la pandemia ha messo in ginocchio anche le municipalizzate virtuose. Milano, epicentro simbolico ma pure geografico  della crisi sanitaria, deve ora vedersela coi conti impazziti di Atm. Da biglietti e abbonamenti dei passeggeri di bus, tram e metrò sono arrivati 80 milioni in più rispetto al preventivato, ma si tratta comunque di una somma di gran lunga inferiore a quella che la città meneghina incassava dal trasporto pubblico 10 anni fa. E questo nonostante si sia arroccata sulle ben note posizioni “anti auto”. Il vertiginoso aumento dei biglietti dovuto all’inflazione ma anche all’aumento dei passeggeri non sembra essere comunque sufficiente a sostenere le spese, dato che dalla municipalizzata fanno notare che il costo dell’energia è di fatto quadruplicato.

Difatti, riporta il Corriere, i ‘proventi da tariffe’ sono stati una voce in costante crescita nel bilancio del Comune: dagli oltre 334 milioni del 2012, sono saliti a 422 nel 2015, e poi hanno ripreso a salire fino agli oltre 437 milioni del 2019. Parallelamente, il trasferimento che arriva dalla Regione è stato abbastanza costante, intorno ai 265-267 milioni l’anno, fino ai 264 milioni del 2021. Lievitata la spesa per il trasporto da parte del Comune: dai 667 milioni del 2012, agli 838 del 2021.

Nella capitale, il Covid nel 2021 aveva portato a un ammanco di circa 40 milioni. L’azienda aveva chiuso l’anno in rosso nonostante un aumento dei chilometri erogati del 12%. Neanche il calo dei costi per il personale, passato dai 537 milioni di euro del 2019 ai 529 del 2021, aveva aiutato perché le entrate nell’ultimo periodo sono crollate: nel 2019 Atac incassava 277 milioni di euro di biglietti, nel 2021 appena 134.

RINCARI E TAGLI DELLE CORSE UNICA SOLUZIONE?

Quindi, che fare? Milano ha iniziato il 2023 con una doppia sorpresa parecchio amara per tutti i suoi utenti: tariffe maggiorate (in pieno periodo elettorale Comune e Regione si sono rimpallate le responsabilità sui presunti rincari automatici legati all’inflazione) e taglio delle corse.

Nel 2015 il carnet da 10 corse non toccava i 14 euro oggi costa 19,50. “Sono preoccupato per Milano”, aveva detto qualche tempo fa il primo cittadino Beppe Sala, che poi aveva chiamato in causa il governo centrale: “O interviene lo Stato o va fatto pagare in altre parole a tutti i milanesi”.

L’idea ora è quella di ritoccare in peius il servizio nelle fasce meno affollate: il picco dei passeggeri che viaggia sulla metropolitana tocca infatti circa i 120mila utenti tra le 7 e le 9 di mattina, mentre già nelle due ore successive crolla a 40mila per risalire solamente intorno al tardo pomeriggio. Allo stesso modo, si interverrà sui tram e sui bus, specie quelli che più o meno ricalcano i tragitti delle linee sotterrane. Resta da capire se, a fronte della diminuzione delle bollette annunciata con toni trionfalistici anche dal governo il servizio poi riprenderà a pieno regime o se i tagli resteranno stabili, come l’ultimo aumento del biglietto.

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