A Termoli sarebbe dovuta sorgere la prima ‘gigafactory’ della mobilità elettrica, invece chiuderà o quasi per un anno persino il vecchio impianto che produceva ancora i tradizionali motori endotermici. I problemi delle auto alla spina in Italia si innestano su quelli incancreniti nel tessuto economico e sociale del nostro Paese che Stellantis si trascina da tempo.
Il risultato è senza precedenti, a sentire i rappresentanti sindacali: un accordo di solidarietà (per le ore non lavorate interviene la cassa integrazione permettendo a chi ne beneficia di avere comunque parte dello stipendio) che copre tutti gli oltre 1800 dipendenti di Termoli che congelerà gran parte dei lavori nel polo industriale per un anno, preservandone al contempo l’occupazione.
TERMOLI ANCORA IN ATTESA DI RISPOSTE
Da Termoli confidavano che la chiamata in Parlamento dello scorso 19 marzo di John Elkann facesse chiarezza sulla gigafactory che Automotive Cells Company – la jv che il Gruppo italofrancese ha costituito assieme al gruppo automobilistico tedesco Mercedes-Benz e alla compagnia energetica francese TotalEnergies – dovrebbe realizzare in Italia, ma il presidente di Stellantis aveva glissato sull’argomento e nessuno tra gli onorevoli presenti aveva preteso ulteriori dettagli.
ACC TIRA IL FRENO D’EMERGENZA
Così Termoli è sprofondata in un limbo senza grandi prospettive di uscirne in tempi brevi: la situazione a livello mondiale e in particolare europeo della mobilità elettrica è ben nota e ha spinto Acc a tirare il freno – nonostante le promesse al governo italiano – sugli altri poli che avrebbe dovuto costruire (oltre al nuovo impianto a Termoli anche uno in Germania).
Finché non ripartirà la domanda di auto elettrice Acc con ogni probabilità si concentrerà sull’hub francese, il solo già realizzato, come del resto insiste Total, uno dei partner. Un sospetto che aveva portato nel 2024 il ministero delle Imprese italiano, stanco di aspettare, a dirottare altrove i due miliardi euro di fondi del Pnrr che avrebbero dovuto accompagnare l’investimento privato.
CHE SUCCEDE A TERMOLI ORA?
Ed è proprio l’assenza di prospettive a rendere tutto ancora più penoso. Il contratto di solidarietà durerà dal prossimo primo settembre al 31 agosto 2026. Quest’ultimo intervento è straordinario solo nel nome: infatti segue analoghi provvedimenti semestrali prorogati per più volte (ma che avevano riguardato la metà del personale) che di fatto hanno consegnato la fabbrica a un lungo letargo.
Dopo l’estate e la fine del periodo delle ferie si procederà con ogni probabilità a orario ridotto, anche tagliando fino all’80% il monte ore complessivo del periodo, spiegano i sindacati, col personale sospeso a rotazione e chiamato a seconda delle commesse che dovessero arrivare.
COSA PRODUCE OGGI LO STABILIMENTO MOLISANO?
Nello stabilimento restano oggi solo le linee dei motori a benzina Gse in versione 1.0 e 1.5, il Gme e il V6. Un timido segnale positivo è stata a inizio 2025 l’assegnazione a Termoli del nuovo cambio Edct previsto per l’inizio 2026, ma dovrebbe impiegare solo tra 250 e i 300 lavoratori. Per questo i sindacati lo considerano uno ‘sforzo insufficiente’ in ottica di un serio rilancio dell’impianto.
TERMOLI NON “BRUCIA” PIU’
Lo scorso 16 giugno Stellantis aveva comunicato ai propri dipendenti la chiusura definitiva del reparto che per 35 anni ha prodotto il propulsore Fire (acronimo di Fully Integrated Robotized Engine) che gli appassionati della Fiat (e non solo, essendo stato montato anche su Alfa Romeo, Jeep, e Lancia) ben ricorderanno. “Si chiude una pagina importante della nostra storia, un reparto che ha visto passare generazioni di lavoratori, impegno, sudore e orgoglio”, l’epitaffio della Uilm.
L’avvio dei lavori era stato festeggiato dal numero 1 dell’allora Fiat, Gianni Agnelli, e dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Per la cessazione delle attività invece non s’è fatto vedere nessuno, né dall’azienda né dal mondo politico. E da entrambi gli operai di Termoli attendono oggi risposte sul proprio futuro.