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Perché il progetto Tav serve all’Italia. L’analisi di Minuto Rizzo

L'analisi di Alessandro Minuto Rizzo, ambasciatore ed ex rappresentante del presidente del consiglio per le reti trans-europee di trasporto ed energia

Jacques Delors, presidente della Commissione, pubblicò un “libro bianco” sullo sviluppo del mercato interno europeo. Riteneva che le reti trans-europee fossero una priorità nell’interesse di tutti. Partiva dal presupposto che storicamente i confini rappresentavano una strozzatura, un passaggio sensibile, potenziale passaggio di invasioni. Che quindi andassero ben controllati.

I Paesi membri condivisero l’idea che bisognasse invertire questo dato ed invece allargare al massimo la possibilità di traffico, creando nuovi moltiplicatori di contatti, scambi, benessere complessivo. Proprio perché il continente si era trasformato.

Per velocizzare il processo, dando una prospettiva politica, fu creato nel 1994 un gruppo di rappresentanti personali dei capi di governo. Ero all’epoca consigliere diplomatico di Luigi Spaventa, ministro del Bilancio, e fui nominato da Carlo Azeglio Ciampi, poi da Berlusconi. Enzo Moavero conosceva bene la materia ed era a palazzo Chigi.

I parametri per i progetti da individuare erano: dovevano avere una valenza sovra-nazionale, aiutare l’integrazione del mercato, favorire la coesione, la competitività, lo sviluppo economico e l’occupazione. Doveva esservi il consenso di tutti i governi sui singoli casi.

Il vertice di Essen del dicembre 1994 approvò 14 progetti facendo scattare le procedure di realizzazione e di finanziamento a Bruxelles e nei paesi membri. I progetti italiani approvati erano tre: Torino-Lione, Traforo del Brennero, Malpensa.

La Torino-Lione ovviava alla carenza, anche tecnologica, dei trafori alpini realizzati più di un secolo prima e apriva l’Italia verso diversi mercati europei. Si considerò che poteva essere una base per moltiplicare le occasioni economiche.

Nel negoziato presieduto dal vice presidente della Commissione Christophersen, l’attraversamento delle Alpi emerse come un fondamentale problema economico ,ma anche ambientale, una strozzatura che limitava seriamente le potenzialità italiane e la marginalizzava; aspetto questo non secondario.

Si considerò che poteva essere considerato equivalente a quanto rappresenta la Manica per l’Inghilterra, rispetto al continente.

L’aspetto rilevante è la priorità del trasporto su rotaia rispetto alla gomma. Chiaramente tutti i paesi alpini pongono progressive restrizioni al passaggio su strada per preoccupazioni ambientali sempre più condivise.

Tutti i governi e la commissione europea concordavano che il progetto Tav avesse le caratteristiche per essere una priorità comune.

Anche l’isolamento geografico della penisola veniva a cessare per la realizzazione di un grande asse di trasporto trans-europeo che partendo da Lisbona-Madrid-Lione prosegua per Torino-Venezia-Budapest-Kiev. Si apre il mercato interno europeo in modo nuovo e sostanziale.

Del resto le direttrici di traffico sono storicamente a nord delle Alpi, unendo Francia-Germania-Austria-Ungheria e tagliando fuori l’Italia del nord con il suo ricco e popoloso mercato.

Nel menzionato negoziato e successivamente, la Francia espresse la sua priorità per l’alta velocità verso Strasburgo, per congiungersi con la Germania.

Infine, il progetto della Malpensa, unico aeroporto fra i 14 progetti prioritari, fu approvato in via eccezionale dagli altri paesi europei (malgrado la potenziale concorrenzialità con altri aeroporti) proprio perché lo presentai come il modo di superare l’ostacolo delle Alpi; vi era un consenso che ciò costituisca un handicap per la parte più produttiva dell’Italia.

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