skip to Main Content

Analisi costi-benefici su Tav? Troppo ragioneristica. Parla il prof. Cascetta (ex ministero Infrastrutture)

“Non è sufficiente fare un’analisi ragionieristica, ammesso poi che sia stata fatta bene e secondo me non è così". Intervista al professore Ennio Cascetta, coordinatore della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tra il 2015 e il 2017

“Non è sufficiente fare un’analisi ragionieristica, ammesso poi che sia stata fatta bene e secondo me non è così”. Parola di Ennio Cascetta, ordinario di Pianificazione dei trasporti alla università “Federico II” di Napoli, coordinatore della Struttura tecnica di missione del Mit tra il 2015 e il 2017.

Cascetta parla dell’analisi costi-benefici redatta dalla commissione di esperti capitanati dall’economista Marco Ponti consegna al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli (M5S): “Di sicuro i costi sono più certi e i benefici più incerti e non v’è dubbio che le valutazioni vadano fatte ma questo tipo di analisi è solo uno degli strumenti esistenti. Bisogna aggiungere altre considerazioni – oltre a quella dell’efficienza economica – ovvero territoriali, industriali, di equità. Insomma, si tratta di un criterio da usare insieme ad altri per contribuire a una decisione pubblica“.

“TAV È IN UN DISEGNO EUROPEO PER CREARE UN UNICO SPAZIO ECONOMICO E SOCIALE”

Peraltro il nostro Paese non è il solo interessato da questa grande opera e dunque una sua scelta non può prescindere da un contesto più ampio. “C’è un disegno europeo, è sbagliato e non è sufficiente fare un’analisi ragionieristica, ammesso poi che sia stata fatta bene e secondo me non è così. Mi sembra – chiosa Cascetta – che siamo di fronte a una sorta di sindrome di Asperger delle infrastrutture”.

L’impressione del professore, che è stato coordinatore della Struttura tecnica di missione del Mit tra il 2015 e il 2017, è che “si faccia politica con la p minuscola e invece occorrerebbe fare politica con la p maiuscola” ricordando che si punta “al sistema ferroviario per far diventare l’Europa un unico spazio economico e sociale“.

“L’ITALIA HA LA ‘CINTURA DI CASTITÀ DELLE ALPI”

Inoltre “potenziando le ferrovie per il trasporto delle merci – spiega – si è meno dipendenti dal petrolio e dalle lobby dell’autotrasporto e si può andare verso un sistema multimodale in cui il trasporto merci su ferrovia sia competitivo con quello stradale, cosa che oggi non esiste”. Con un treno lungo 750 metri e con carichi da 2.000 tonnellate, invece, il discorso cambierebbe parecchio.

“Il punto – prosegue Cascetta – è che l’Italia ha una sorta di cintura di castità rappresentata dalle Alpi: se non adeguiamo le vecchie gallerie del Frejus e del Brennero ai livelli moderni rimarremo chiusi fuori dal mercato europeo. La Svizzera, per esempio, si è costruita 54 chilometri di gallerie alpine investendo 30 miliardi”.

“CON NO ALLA TAV FRENO ALL’EXPORT”

Un altro elemento collegato strettamente, e che secondo l’esperto si continua a trascurare, è che “la nostra piccola ripresa economica, che peraltro si sta già congelando, si è basata tutta sull’export che è cresciuto tre volte rispetto al Pil” e i nostri principali Paesi di sbocco sono Germania, Francia e Spagna. “Se non consentiamo ai prodotti italiani di attraversare le Alpi, prevedendo tassi di crescita dei traffici adeguati, mettiamo a rischio l’intera economia”.

 

Estratto di un articolo pubblicato su Policymakermag.it

Back To Top