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Stellantis, ecco i numeri dell’inchiodata semestrale

Consegne in calo del 6% con Europa e Usa che si rivelano i mercati maggiormente refrattari alle vetture della scuderia Stellantis. I dazi di Donald Trump sono già costati al gruppo 300 milioni

Che la situazione continuasse a non essere rosea per Stellantis, dopo l’annus horribilis 2024, lo avevano certificato già i numeri di Fim-Cisl relativi alla produzione italiana. Ora l’azienda amplia il focus pubblicando i preliminari del semestre.

IL SEMESTRE DI STELLANTIS

Nel primo semestre Stellantis ha riportato ricavi per 74,3 miliardi di euro e una perdita netta di 2,3 miliardi. L’utile operativo adjusted è stato pari a 0,5 miliardi, il cash flow delle attività industriali sotto per 2,3 miliardi e il free cash flow industriale in rosso per 3 miliardi. In negativo anche l’andamento delle consegne, in calo del 6%.

Prima metà del 2025
Stima (miliardi di €)
Ricavi netti €74,3
Perdita netta (€2,3)
Reddito operativo rettificato (3) €0,5
Flussi di cassa derivanti da attività operative (€2,3)
Flussi di cassa liberi industriali (4) (€3,0)

 

“In assenza di una guidance finanziaria, sospesa dalla Società il 30 aprile 2025” – viene sottolineato dal Gruppo, “le previsioni di consenso degli analisti finanziari costituiscono attualmente il parametro principale per le aspettative del mercato. La divulgazione dei seguenti dati finanziari preliminari per il primo semestre del 2025 intende colmare la discrepanza tra queste previsioni di consenso degli analisti e la performance della Società nel periodo”.

I DAZI DI TRUMP ZAVORRANO STELLANTIS

Secondo l’azienda sono diversi i fattori che hanno zavorrato i risultati economici. Anzitutto viene citata la fase iniziale delle azioni intraprese per migliorare le prestazioni e la redditività, con nuovi prodotti che dovrebbero offrire maggiori benefici nella seconda metà del 2025. Inoltre si ricordano i circa 3,3 miliardi di euro di oneri netti ante imposte, principalmente correlati ai costi di cancellazione del programma e alle svalutazioni della piattaforma, all’impatto netto della recente legislazione che elimina la percentuale di penalità Cafe e alla ristrutturazione, che sono esclusi dall’utile operativo rettificato in linea con la definizione di AOI della Società. Come pure vengono ricordati “gli impatti negativi sull’AOI derivanti da costi industriali più elevati, fattori geografici e di altro tipo e variazioni nei tassi di cambio”.

E poi si fanno i conti coi primi effetti dei dazi statunitensi: 0,3 miliardi di euro di dazi netti sostenuti, nonché la perdita della produzione pianificata correlata all’attuazione del piano di risposta della Società. In Nord America le spedizioni del secondo trimestre sono diminuite di circa 109.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2024, con un calo del 25% su base annua. Le vendite totali sono diminuite del 10% su base annua, con quelle al dettaglio negli Stati Uniti “relativamente stabili e con i due marchi più importanti della regione, Jeep e Ram, che hanno registrato complessivamente un aumento delle vendite del 13% su base annua”.

I dazi di Trump nel frattempo si sono riverberati anche sulla produzione italiana con la decisione del Gruppo di congelare e posticipare sine die la produzione della Hornet realizzata a Pomigliano per essere poi venduta negli Stati Uniti.

LE CONSEGNE GLOBALI

Le consegne consolidate a livello mondiale per Stellantis nel secondo trimestre dell’anno sono a quota 1,4 milioni di unità, in calo del 6% sull’anno precedente, “a causa delle pause di produzione legate alle imposizioni dei dazi nordamericani all’inizio del trimestre, oltre a un impatto ridotto, ma negativo, della transizione dei prodotti nell‘Europa allargata, dove diversi importanti modelli sono in fase di accelerazione dopo i recenti lanci, oppure in attesa di avvii di produzione previsti per la seconda metà del 2025”.

Le consegne nell’Europa allargata del secondo trimestre sono diminuite di circa 50.000 unità, con un calo del 6% su base annua, “dovuto principalmente a fattori di transizione di prodotto”. I soli segnali positivi arrivano da un aumento del 30% in Medio Oriente e Africa e da un aumento del 20% in Sud America. Ma si parla di 29.000 unità, “trainate principalmente dall’aumento dei volumi in Turchia e dagli sviluppi positivi in Egitto, Algeria e Marocco”. Aumento di 43.000 unità su base annua nel Sud America, in particolare in Argentina e Brasile.

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