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Batterie Agli Ioni Di Sodio

Perché gli Usa puntano sulle batterie agli ioni di sodio

Aumentano coloro che sono pronti a scommettere (anche 1,4 miliardi di dollari) che le batterie agli ioni di sodio rappresentino una soluzione alternativa agli accumulatori elettrochimici che dipendono da materie prime critiche. Tuttavia, anche in questo settore la Cina è in vantaggio. L'America però sta per dotarsi di una nuova gigafactory di primaria importanza

Il mondo ha fame di batterie. Le utilizzano gli smartphone, gli smartwatch, i tablet, le console e i laptop. Ma anche altri device hi-tech come le sveglie più moderne e i dispositivi per la domotica. E se la mobilità elettrica prenderà mai davvero piede (anzi, pneumatico) le troveremo in milioni di auto. Per questo l’industria mondiale ha fame di terre rare, il cui nome stesso lascia intendere la scarsa disponibilità dei giacimenti e la non facile possibilità di reperire simili materie prime. È insomma imperativo guardare ad altre soluzioni e le batterie agli ioni di sodio sembrano a oggi l’alternativa più valida ed efficace a quelle che richiedono, tra i tanti, cobalto, grafite e nichel.

PERCHE’ PUNTARE SULLE BATTERIE AGLI IONI DI SODIO?

La domanda sorge spontanea: perché al posto della tradizionale soluzione offerta dal litio (litio ferro fosfato, litio nichel manganese cobalto) optare proprio per batterie agli ioni di sodio? Semplice, perché il metallo alcalino abbonda sul nostro pianeta, costituendo il 2,8% dei componenti della crosta terrestre. Recenti studi dicono che è il sesto elemento più presente in natura.

Una abbondanza che dovrebbe servire a calmierare i prezzi e, soprattutto, accorciare le filiere, mettendole così al riparo dalle tensioni geopolitiche che rischiano di travolgere le batterie tradizionali.

LA CINA È IN VANTAGGIO

Non a caso di batterie agli ioni di sodio se ne è iniziato a parlare anche nell’Unione europea che, priva di materie prime e giacimenti di terre rare tali da garantirle l’autosufficienza, dovrebbe essere uno dei soggetti istituzionali più interessati a battere altre vie. Invece non è così: attualmente è la Cina a puntare e a investire su tali batterie, già montate sulle auto elettriche che a breve arriveranno nel nostro Paese forti di prezzi a dir poco concorrenziali.

L’INVESTIMENTO MONSTRE NELLE BATTERIE AGLI IONI DI SODIO

Che le batterie agli ioni di sodio rappresentino una soluzione alternativa agli accumulatori elettrochimici che dipendono da materie prime critiche è la scommessa nella quale crede la giovane Natron Energy, fondata da Colin Wessells appena 12 anni fa. L’azienda produrrà batterie di nuova generazione nella contea di Edgecombe, in Carolina del Nord, forte di un investimento monstre di 1,4 miliardi di dollari.

LA GIGAFACTORI USA DA 1,4 MILIARDI DI DOLLARI

A regime l’impianto di Natron Energy che sorgerà su oltre 110mila metri quadri ha l’obiettivo di produrre batterie per 24 GWh all’anno e creerà un migliaio di nuovi posti di lavoro. E farà tutto questo ricorrendo a elementi assai comuni: alluminio, ferro, manganese e, appunto, sodio.

La cifra da mettere sul tavolo è di tutto rispetto e infatti in gran parte di quello stanziamento arriva dallo Stato su cui sorgerà l’impianto attraverso il Job Development Investment Grant. Secondo gli studi, la Carolina del Nord a seguito dell’investimento avrà un ritorno di 3,4 miliardi di dollari nei prossimi 12 anni.

Il produttore sostiene, in forza della tecnologia “a elettrodi in blu di prussia” brevettata, di poter immagazzinare e trasferire ioni di sodio più rapidamente e con una resistenza interna inferiore “rispetto a qualsiasi altra batteria commerciale sia sul mercato oggi” per dispositivi capaci di raggiungere i 50mila cicli. Ma, soprattutto, le batterie non sarebbero infiammabili, che è poi uno dei maggiori rischi connessi ala tecnologia al litio più comunemente usata.

IL LITIO RIMANE LA SCELTA PREFERITA?

Occorre sottolineare che i detrattori di tale tecnologia sostengono che le batterie agli ioni di sodio non avrebbero ancora raggiunto la densità energetica che si può ottenere con le batterie agli ioni di litio: in poche parole, miniaturizzando gli accumulatori quelle tradizionali sarebbero più potenti. Uno svantaggio non da poco considerato che serve diminuire le dimensioni e dunque il peso di quelle destinate all’automotive. Uno svantaggio che ne escluderebbe l’applicazione nel campo dei device più piccoli e leggeri, come quelli indossabili. Ma più che un limite fisico si tratterebbe – confidano gli imprenditori che vi stanno scommettendo denaro – di un limite negli investimenti in Ricerca & Sviluppo che finora sono stati maggiori sulle batterie al litio, agevolandone la miniaturizzazione.

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