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Renault-Nissan, ecco obiettivi e incognite della fusione

Fatti, ipotesi e scenari sul possibile matrimonio tra Renault e Nissan nell’approfondimento di Giusy Caretto Carlos Ghosn ha rianimato due case automobilistiche in difficoltà, ha dato loro nuova vita, progettando per Renault e Nissan un futuro importante nel settore delle auto elettriche. E ora potrebbe intraprendere quello che potrebbe essere definito il suo ultimo atto…

Carlos Ghosn ha rianimato due case automobilistiche in difficoltà, ha dato loro nuova vita, progettando per Renault e Nissan un futuro importante nel settore delle auto elettriche. E ora potrebbe intraprendere quello che potrebbe essere definito il suo ultimo atto per assicurare alle due aziende un futuro roseo: una fusione completa che arriva dopo quasi due decenni di cooperazione sotto una complessa alleanza di partecipazione incrociata.

Sì, la superstar dell’industria automobilistica vuole unire le due società, con l’obiettivo di tagliare le spese e prepararsi al meglio per sopravvivere alla transizione del settore verso veicoli più puliti ed ecologici, assicurando investitori e non che quando il 64enne Ghosn si dovesse ritirare oramai la macchina cammina da sola, se così vogliamo dirla.

“Ghosn ha creato questo aeroplano mostruoso che deve essere pilotato a mano”, ha detto James Womack, fondatore del Lean Enterprise Institute di Cambridge, nel Massachusetts. “Se un giorno lo consegnerà a un semplice mortale, dovrà consegnare qualcosa che sia capace di volare in autonomia”.

LA PARTNERSHIP IN CORSO

La partnership ha una struttura, come la definisce Bloomberg, bizantina che può essere fonte di confusione per gli investitori. Nissan detiene una quota del 15% di Renault e Renault ha il 44% di Nissan. Nel 2016, Ghosn ha aggiunto a questo mix automobilistico anche Mitsubishi Motors Corp, dopo che la compagnia è entrata in crisi accusata di aver falsificato le stime di chilometraggio per molti dei suoi veicoli. Insomma, la questione della fusione, in questo contesto non è certo semplice.

UN POSSIBILE ACCORDO

Sempre secondo indiscrezioni, non commentate dalle due società, l’accordo prevede una transazione in cui Nissan dovrebbe trasferire la sua quota azionaria di Renault nella nuova società. In cambio gli azionisti di Nissan riceverebbero azioni della nuova società. La casa automobilistica potrebbe mantenere il quartier generale sia in Giappone che in Francia.

Ai prezzi attuali Renault ha un valore 29 miliardi di euro, mentre Nissan vale 4,6 trilioni di yen (36 miliardi di euro). Insieme, le due aziende intendono raddoppiare le sinergie a 10 miliardi di euro entro il 2022 e ad aprile Mitsubishi Motors, di cui Nissan è il maggior azionista, si integrerà ulteriormente con quest’alleanza.
Le tre compagnie, coem scrive Bloomberg, avranno un target di vendite di 14 milioni di unità entro il 2022 rispetto ai 10,6 milioni dello scorso anno. Per paragone, Volkswagen da sola ha venduto 10,7 milioni di veicoli l’anno scorso, mentre la Toyota ne ha venduti 10,4 milioni.

IL PRIMO OSTACOLO: FRANCIA E GIAPPONE

Ma la faccenda non è così semplice. Ad autorizzare la fusione, infatti, dovrà essere approvata dai due governi. Il governo francese possiede il 15 percento di Renault, ed è il maggiore azionista.

Dunque, un matrimonio finanziario di questo tipo avrebbe anche le sue importanti insidie politiche. Ghosn ha già avvisato, tempo fa, che il Giappone non accetterà alcuna fusione finché la Francia non cederà la propria partecipazione. A novembre, la Francia ha ridotto la sua partecipazione dal 19,7% e Ghosn ha affermato che durante l’inverno il governo d’Oltralpe avrebbe chiesto alle due società di rafforzare il loro legame, senza però precisare quale sarebbe stata la sua posizione in futuro.

LAVORO, PROTEZIONISMO E DIFFIDENZA

Una fusione, poi, avrebbe anche altre importanti conseguenze, sul piano strettamente lavorativo. I dirigenti giapponesi sono preoccupati, secondo Maryann Keller, analista di Stanford, Connecticut, che i francesi domineranno il nuovo team esecutivo.

“I lavoratori francesi preferiscono riferire ad altri francesi, e i giapponesi ai giapponesi”, ha detto Keller. “Possono aggirare questo problema quando entrambe le parti operano in modo indipendente. Ma se si forza una fusione e si inizia a combinare le operazioni, l’allenza inizierà a logorarsi “.

UN RAPPORTO NON SEMPRE FACILE

L’alleanza tra le due case automobilistiche nacque nel 1999, quando Daimler acquistò Chrysler, un disastro al rallentatore che alla fine costò alla compagnia tedesca nove anni di mal di testa, una grossa fetta della sua reputazione e 37 miliardi di dollari. La partnership Renault-Nissan, dunque, festeggia quasi 20 anni, ma il rapporto non è sempre stato rose e fiori.

Renault ha originariamente investito in Nissan quando la società giapponese era in difficoltà. Dopo un inversione di tendenza, Nissan è diventata il maggior contributore al profitto, ma è rimasta un partner minore nell’alleanza.

Renault-Nissan, comunque, è cresciuta fino a diventare il terzo gruppo di automaking al mondo, con vendite di 10,6 milioni di veicoli – appena dietro la Toyota n. 2 e in prossimità della Volkswagen leader del mercato.

E PEGEOUT?

Una fusione tra Renault e Nissan allontanerebbe definitivamente, poi, l’ipotesi di una possibile fusione tra Renault e i cugini francesi di di Pegeout, ora promsessi in matrimonio ad Opel. L’ipotesi della creazione di un unico colosso francese dell’automotive era già stata vociferata più volte, per essere ancora una volta bocciata solo qualche giorno fa, quando, come racconta Repubblica, il numero uno di Psa, Carlos Tavares, alla Commissione degli affari economici dell’Assemblea nazionale, ha affermato che una fusione con i cugini è esclusa, perché “l’operazione ci porrebbe di fronte a dei problemi sociali molto gravi. Le due società sono sovrapponibili in molti prodotti e dunque le sinergie che nascerebbero dall’alleanza finirebbero per creare esuberi molto forti”.

GHOSN VERSO LA PENSIONE?

Che Ghosn stia preparando tutto per poi andare in pensione? Nel 2012 – all’età di 58 anni – l’ipercinetico Ghosn disse a McKinsey che non intendeva continuare a “lavorare come una bestia”. In questi anni si è dimesso da amministratore delegato della Renault e ha lasciato anche il ruolo di amministratore delegato di Nissan, mantenendo il lavoro di presidente, in entrambe le società.

Ha rallentato, certo, ma non ha intenzione di fermarsi realmente. Proprio lo scorso mese gli azionisti Renault hanno rinnovato il suo mandato per altri quattro anni.

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