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Compagnie Assicurative

Quello che le nostre auto sussurrano alle compagnie assicurative

Un approfondimento del New York Times svela che case automobilistiche come General Motors, Honda, Kia e Hyundai raccolgono informazioni sul comportamento dei guidatori con metodi poco trasparenti per poi condividerle con le compagnie assicurative che fanno lievitare le loro tariffe. Tutti i dettagli

 

La questione al momento è tutta americana ma un’inchiesta del New York Times ha scoperto che alcune case automobilistiche stanno raccogliendo informazioni sulle abitudini di guida dei consumatori direttamente dai veicoli. Si tratta di informazioni di tutti i tipi, da quanto guida il conducente a quanto velocemente effettua le curve, quanto forte frena e se accelera. Tutti questi dettagli vengono poi trasmessi alle assicurazione, che li sfruttano per proporre i loro piani ai clienti, spesso ignari di aver dato il loro consenso perché ottenuto con modalità poco trasparenti.

LA BANCA DATI

Uno degli intervistati ascoltato dal Nyt ha raccontato di essersi sempre ritenuto un guidatore attento, che non ha mai fatto un incidente in vita sua, eppure nel 2022 il costo della sua assicurazione è aumentato del 21% e anche i preventivi di altre compagnie assicurative erano stranamente alti. La ragione gliel’ha spiegata un agente assicurativo, il quale gli ha parlato di un rapporto in cui venivano descritte le sue abitudini di guida.

Il documento, condiviso con le compagnie di assicurazione, era stato realizzato da LexisNexis, un broker di dati globale con sede a New York, che ha una divisione Risk Solutions dedicata al settore delle assicurazioni auto e che tiene traccia di incidenti e multe. Nel rapporto c’erano oltre 130 pagine che descrivevano ogni volta che lui o sua moglie avevano guidato la loro auto elettrica in leasing nei sei mesi precedenti. C’erano le date dei 640 viaggi, gli orari di inizio e fine, la distanza percorsa e un resoconto di eventuali eccessi di velocità, frenate o accelerazioni brusche. L’unica cosa che non compariva era il luogo in cui avevano guidato l’auto.

Secondo il rapporto, i dettagli del viaggio erano stati forniti da General Motors, il produttore del loro veicolo.

LE CASE AUTOMOBILISTICHE COINVOLTE

Ma questa testimonianza è solo uno dei tantissimi casi e General Motors non è l’unica casa automobilistica a essere coinvolta. Il Nyt ha infatti scoperto che anche Honda, Kia e Hyundai utilizzavano tecniche discutibili per raccogliere informazioni sui proprietari.

LA QUESTIONE DEL CONSENSO

A volte la raccolta di informazioni avviene con la consapevolezza e il consenso del conducente, ma in altri casi è tutto molto più fosco. Da una parte infatti c’è uno schema per cui le case automobilistiche hanno stabilito rapporti con le compagnie assicurative, in modo che se i consumatori vogliono sottoscrivere un particolare tipo di assicurazione, in cui le tariffe sono stabilite in base al monitoraggio delle loro abitudini di guida, è facile raccogliere i dati in modalità wireless dalle loro auto.

Dall’altro però ci sono metodi più “subdoli”. Infatti, come spiega il Nyt, le auto moderne sono abilitate a Internet e consentono l’accesso a servizi come la navigazione, l’assistenza stradale e le app per auto che i conducenti possono collegare ai loro veicoli per localizzarli o sbloccarli a distanza. E negli ultimi anni, le case automobilistiche hanno iniziato a offrire funzioni opzionali nelle loro applicazioni per auto connesse che valutano la guida degli utenti.

Tuttavia, alcuni automobilisti potrebbero non rendersi conto che, attivando queste funzioni, forniscono informazioni sul loro modo di guidare a broker di dati come LexisNexis.

COSA DICONO LE CASE AUTOMOBILISTICHE

“Le case automobilistiche e gli intermediari di dati che hanno stretto una partnership per raccogliere dati dettagliati sulla guida di milioni di americani affermano di avere il permesso degli automobilisti per farlo – si legge sul Nyt -. Ma l’esistenza di queste partnership è pressoché invisibile agli automobilisti, il cui consenso è ottenuto attraverso una serie di clausole scritte a caratteri minuscoli e oscure informative sulla privacy che pochi leggono”.

E non finisce qui perché alcuni automobilisti, alla guida di veicoli prodotti da General Motors, affermano di essere stati tracciati anche quando non avevano attivato una di queste funzioni e di essersi quindi imbattuti in tariffe assicurative più care.

I produttori di auto ovviamente ne fanno una questione di sicurezza dei consumatori ma in realtà, come hanno osservato alcuni esperti, se le persone non sanno che il loro stile di guida influenzerà il costo delle assicurazioni, allora non può esserci alcun beneficio per la sicurezza pubblica. E anzi, questo modo di agire rischia di penalizzare conducenti che potrebbero essere etichettati come “rischiosi” in base a criteri opachi e discutibili.

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