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Alitalia

Perché non è decollata la gestione dei commissari Alitalia

Pubblichiamo un estratto dell’audizione tenuta in Parlamento da Ugo Arrigo e Gaetano Intrieri su Alitalia

 

Le criticità della procedura commissariale

Posto che è corretto il sostegno pubblico alla continuità di Alitalia, che è anche la finalità principale che sussiste nel nuovo decreto, tuttavia occorre andare a fondo sull’adeguatezza ed efficacia di tale sostegno che, a nostro giudizio, non vi è sinora stata. Riteniamo infatti che la gestione commissariale che perdura da più di due anni e mezzo sia stata definita già in sede di avvio in maniera non ottimale dal governo allora in carica. Gli errori iniziali sono stati a nostro avviso i seguenti: (i) la nomina in due casi su tre di commissari in continuità con la gestione che aveva condotto al dissesto; (ii) la mancata chiarezza sui conti, con l’ultimo bilancio riferito all’esercizio 2015, e sulle cause del dissesto, indicate in maniera del tutto generica e approssimativa nella richiesta aziendale di amministrazione straordinaria; (iii) il mandato governativo rivolto ai commissari, indirizzato da subito a una rapida cessione e senza indicazioni sull’indispensabile azione di miglioramento gestionale; (iv) un prestito ponte eccessivo rispetto al mandato a vendere, disincentivante rispetto al conseguimento di tale obiettivo (si consideri che nel caso Air Berlin, vettori di maggiori dimensioni di Alitalia, il prestito fu di soli 200 milioni rispetto ai nostri 900); (v) il mancato rispetto del sentiero delineato dalle linee guida UE sul sostegno pubblico ai vettori in crisi (autorizzazione preventiva, prestito di salvataggio limitato a sei mesi e alla metà del disavanzo/fabbisogno di cassa annuale, predisposizione nel semestre di un piano di ristrutturazione da sottoporre alla Commissione UE anche ai fini del via libera a un successivo finanziamento di ristrutturazione).

Il governo in carica nel 2017 ha intrapreso al momento del commissariamento una strada senza via uscita: la vendita immediata di Alitalia nelle sue condizioni correnti. Per poter vendere qualcosa serve un compratore e un compratore potenziale di un vettore in dissesto non può che essere qualcuno che si ritiene in grado di risanare rapidamente ciò che sta comprando. Non vi era in realtà nessuno: infatti tutti coloro che si sono affacciati alla procedura di gara hanno manifestato l’intenzione di prendersi singole parti, compatibili con la loro realtà d’impresa, ma non il tutto. Avendo sbagliato sin dall’inizio il percorso non dobbiamo stupirci che non si sia raggiunto l’obiettivo previsto: l’azienda non è stata venduta, non è stata risanata e neppure chiusa, opzione a nostro avviso deleteria ma che rientrava tuttavia nella rosa delle possibilità. In conseguenza dopo due anni e mezzo ci ritroviamo al punto di partenza e la procedura si trova nella necessità di essere riavviata completamente da zero.

Oltretutto in questo periodo l’informazione pubblica da parte dei commissari sulle condizioni dell’azienda è stata estremamente carente e saltuaria. Da maggio 2017 a maggio 2018, per un intero anno, non è stata pubblicata nessuna delle relazioni periodiche previste, né alcun set sistematico di dati economico finanziari e industriali. Solo a seguito della convocazione in audizione parlamentare a maggio 2018 sono stati pubblicati i primi dati e a seguire le relazioni trimestrali relative ai periodi precedenti. Nella seconda metà del 2018 la pubblicazione delle relazioni è stata regolare e tempestiva ma con la fine dello scorso anno è cessata del tutto e nessuna relazione ufficiale è disponibile sui tre trimestri interamente trascorsi dell’anno che sta per terminare. Nelle relazioni rese note, inoltre, non si è mai avuta pubblicazione del conto economico completo, sino al rigo finale del risultato economico netto del periodo, bensì la sola parte relativa alla gestione industriale. Nelle relazioni non è mai presente lo stato patrimoniale il quale, per una società in amministrazione straordinaria che presenta un numero elevato di creditori non ancora pagati e per importi complessivi consistenti, assume persino una rilevanza maggiore rispetto al conto economico.

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