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Perché è stata decretata la fine prematura dell’Airbus 380?

Tutte le novità sull'Airbus 380. Il commento di Paolo Rubino, ex top manager di Alitalia

Senza una buona vista corta si inciampa sull’ostacolo, senza quella lunga ci si ritrova facilmente nella selva oscura. Questa è l’esperienza umana, ma vale anche per ogni tipo di umana organizzazione. Ieri, nei media italiani ed europei, è stato dedicato spazio a due notizie del mondo dell’aviation. La prima riguarda l’annuncio di fine produzione dell’Airbus 380, il gigante dei cieli da oltre cinquecento sedili nato nel 2005.

È una fine decisamente prematura per la durata media di vita di un aeroplano. Il rivale Boeing 747, per contrastare il successo del quale l’Airbus diede vita all’A380, nato nel 1969 è tuttora in vita. Cinquant’anni ben portati dall’americano contro i soli quattordici di sopravvivenza dell’europeo. È questo un caso tipico di buona vista, corta e lunga, di un soggetto, l’industria Usa dell’aviation, contro una conclamata, ad un tempo, miopia e presbiopia di quella europea.

Già negli anni ’70 gli europei avevano registrato una sonora sconfitta nella secolare sfida dei cieli quando impegnarono ogni energia per lanciare l’aeroplano supersonico Concorde, gioiello tecnologico da soli 100 sedili capace di trasvolare l’oceano Atlantico in tre ore e mezzo contro le sette richieste ad un aereo subsonico. Il Concorde era coetaneo del B747. Prese vita il 2 marzo del 1969, nemmeno trenta giorni dopo il Jumbo.

Ma se l’europeo nasceva nello spirito del tempo degli anni ’50, l’era del Jet Set, l’americano aveva letto sotto il suo naso la fine incombente del Jet Set e l’altrettanto incombente sbocciare dell’epoca del trasporto aereo di massa in linea con lo spirito del tempo degli anni ’70. E forse aveva intuito anche la grande svolta del successivo decennio ’80 con l’affermazione del modello di rete hub&spokes per il quale il B747 Jumbo sarebbe risultato l’aeroplano ideale e contro il quale si sarebbe invece definitivamente infranto il gioiello Concorde.

Se l’A380 è defunto quattordicenne, il Concorde cessò la produzione appena decenne nel 1979. Casi di morte bianca se si trattasse di umani e, con sorprendente assonanza, nel mondo del business si definiscono white elephants tali insuccessi industriali.

Come già nel secolo scorso il Concorde, l’A380 è stato concepito nel nuovo millennio secondo lo spirito del tempo degli anni ’80 del secolo precedente senza accorgersi che, sotto il naso, l’epoca degli hub&spokes entrava nella sua fase di maturità e che i clienti diventavano sempre più insofferenti per i disagi dei voli via hub, che la sensibilità ambientale cresceva enormemente di importanza ma, soprattutto, l’affermarsi delle compagnie aeree low cost aveva già dimostrato, nel medio raggio, la possibilità di volare evitando il doppio imbarco imposto dall’hub e magari, presto o tardi, l’hub bypass si affermerà anche per i voli di lungo raggio.

Sarà forse un caso che, all’inizio degli anni ’90, nel pieno del successo dell’hub&spokes, gli americani erano già al lavoro per progettare il B787 Dreamliner, aereo di lungo raggio concepito proprio per l’hub bypass?

(prima parte; la seconda parte sarà pubblicata domani)

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