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Renault Nisssan

Renault, tutte le nuove grane (saudite) di Ghosn spifferate da Nissan

L'articolo di Giusy Caretto

Ancora nuove (e pesanti) accuse per Carlos Ghosn, l’ex numero uno della “big alliance” Renault-Nissan-Mitsubishi. Il fermo nei confronti di Carlos Ghosn era scattato lo scorso 19 novembre; il 10 dicembre è arrivata formalmente l’incriminazione per aver falsificato il suo stipendio, ma in questi giorni le accuse nei confronti di Ghosn sono aumentate e sembrerebbe, secondo rivelazioni esclusive di Reuters, che ad aver spalleggiato il manager sarebbe stato un uomo d’affari Saudita. Ma andiamo per gradi.

LE PRIME ACCUSE

Tutto ha avuto inizio il 19 novembre, quando Carlos Ghosn è stato arrestato con l’accusa di avere falsificato l’ammontare del proprio stipendio Nissan, riducendolo per ottenere vantaggi fiscali. La frode, per cui è stato incriminato il 10 dicembre 2019, riguarda il periodo 2010-2015.

MANIPOLAZIONE DELLE COMUNICAZIONI UFFICIALI

Non solo. Ghosn sarebbe stato anche accusato di avere manipolato le comunicazioni ufficiali alle Autorità di vigilanza per il triennio 2015-2018. L’ex numero uno di Nissan, nei frequenti interrogatori, ha sempre respinto le accuse.

IL TERZO MANDATO D’ARRESTO

Nella giornata di venerdì 21 dicembre, Carlos Ghosn ha ricevuto un nuovo mandato di arresto. L’accusa, questa volta, sarebbe di aver violato le disposizioni del Japan’s Companies Act, il diritto societario in vigore in Giappone. In pratica, Ghosn nell’autunno 2008 (periodo di crisi finanziaria) avrebbe coperto, con fondi Nissan, alcune perdite personali, per una cifra corrispondente a circa 16,6 milioni di dollari (1,85 miliardi di yen).

La società personale di Carlos Ghosn, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri, avrebbe ricevuto 14,7 milioni di dollari da Nissan, in quattro rate tra il 2009 e il 2012.

IL COINVOLGIMENTO SAUDITA

Secondo quanto rivela Reuters (in base a fonti Nissan), la persona che avrebbe aiutato Ghosn a coprire le perdite personali sarebbe il saudita Khaled Al-Juffali, vice presidente di uno dei maggiori conglomerati dell’Arabia Saudita, EA Juffali e Brothers, e membro del consiglio di amministrazione dell’Autorità monetaria saudita.

Khaled Al-Juffali è anche proprietario di maggioranza della società Al-Dahana, che possiede la metà di una joint venture regionale denominata Nissan Gulf, mentre l’altra metà è detenuta da una società interamente controllata da Nissan Motor.

LA DIFESA DI GHOSN

Ghosn avrebbe negato le nuove accuse tramite un avvocato, sostenendo di non aver trasferito le perdite a Nissan. I quattro pagamenti, ha spiegato il manager, erano stati effettuati per scopi commerciali legittimi e includevano anche una ricompensa per la gestione dei problemi ai concessionari Nissan in Arabia Saudita.

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