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La Corte dei conti non alza la sbarra al piano industriale di Brebemi

Cassato dai magistrati contabili l’allungamento di 7 anni alla concessione che porterebbe Brebemi a gestire l’A35 fino al 2046

La Corte dei Conti ha bocciato il Piano economico quinquennale dell’autostrada A35 Brebemi (“Brescia-Bergamo-Milano”), realizzato in contraddittorio con Concessioni autostradali lombarde. L’autostrada di circa 62,1 km che corre accanto alla linea ferroviaria AC/AV Milano-Verona continua insomma le proprie tribolazioni.

LA CORTE DEI CONTI CONTRO L’ALLUNGAMENTO DELLA CONCESSIONE

In particolare, i magistrati contabili cassano – in scia al parere già espresso dall’Autorità di regolazione dei trasporti –  l’allungamento di 7 anni della concessione che porterebbe Brebemi a gestire l’A35 fino al 2046. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile aveva optato per la proroga rispetto alla possibilità di un aumento della quota di subentro che sarebbe dovuto aumentare da 1,2 miliardi di euro a 1,4. Per la Corte dei Conti, però, il prolungamento della concessione è un’alterazione della concorrenza, in contrasto con le normative europee. Inoltre viene ricordato che “la convenzione di Brebemi nulla prevede specificatamente in tema di proroga”.

COSA DICE LA CONVENZIONE DEL 2007

Rispolverando la convenzione iniziale del 2003, quando il concedente era Anas, erano state sì previste le modifiche nella durata del contratto ma in quella definitiva del 2007, quando il concedente era diventato Cal, tali possibilità erano state eliminate. “Ciò induce a ritenere – interpretano i magistrati contabili -che la possibilità di estendere la durata della concessione non attenga all’aggiornamento del piano” e dunque al caso di specie “ma piuttosto alla sua revisione e soltanto nei casi in cui l’alterazione dell’equilibrio economico-finanziario sia determinato dai fattori previsti a livello convenzionale e normativo”.

La Corte dei Conti ricorda poi che “le norme che si sono succedute nel tempo hanno escluso che la proroga costituisca una possibilità generalizzata e indiscriminata di riequilibrio della convenzione”. Viene poi contestato l’inserimento della quota di subentro da 1,2 miliardi. I magistrati contabili non ritengono dirimente l’osservazione del Cipess sull’ipotesi che, in caso di risoluzione del contratto con il concessionario, il costo per le casse pubbliche potrebbe essere di 2-3 miliardi. Bocciata anche la delibera del Cipess nella parte nella riguardante le perdite per gli anni del Covid che Brebemi chiedeva di recuperare nel Pef con calcoli che non tornerebbero alla Corte dei conti.

I PROBLEMI STORICI DELLA BREBEMI

“Anche nel 2024, per l’undicesimo anno di fila, il bilancio di Brebemi Spa, la società che gestisce l’autostrada direttissima Brescia-Bergamo-Milano, è in profondo rosso. Dopo il segno meno, sta una cifra pari a quasi 50 milioni di euro (47,58, per la precisione), mentre l’indebitamento netto continua a superare i due miliardi di euro”, annotano quest’oggi da Altraeconomia.

Ma a pesare era stato soprattutto il giudizio, tutt’altro che lusinghiero, che l’Autorità di regolazione dei trasporti aveva espresso lo scorso autunno sottolineando come  “l’estesa chilometrica complessiva della tratta” fosse “inferiore al minimo individuato per gli ambiti ottimali di gestione”, che è di 180 chilometri. Al di sotto di questa lunghezza “si rileva la presenza di significative inefficienze di costo, fortemente crescenti al ridursi dell’estesa stessa”.

E soprattutto l’Autorità aveva messo nero su bianco che “Nonostante un consistente incremento degli attuali e già elevati livelli tariffati, la sostenibilità del progetto risulta fortemente condizionata dalla proroga della scadenza della concessione e dall’imposizione di un consistente valore di subentro”, pari a 1,2 miliardi di euro. Una cifra che rappresenta “una barriera all’ingresso di nuovi operatori” allo scadere della concessione. La cui proroga appare sempre meno esperibile.

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