skip to Main Content

Altavilla

Vi racconto i papocchi in Ita Airways

Ita Airways: fibrillazioni tra Palazzo Chigi e Tesoro, tensioni nel cda, dimissioni di due terzi dei consiglieri di amministrazione, eppure il presidente esecutivo della compagnia, Altavillla, dice che va tutto benone. E sulla privatizzazione...

Continuano le turbolenze – e che turbolenze – per Ita Airways.

Sei consiglieri su nove di Ita Airways si sono dimessi dal consiglio di amministrazione, ma per il vertice della compagnia controllata dal Mef ed erede di Alitalia va tutto bene e tutto è normale. Sarà vero? Chissà. Ma vediamo che cosa è successo a Ita mentre è in corso il processo di privatizzazione

Sei consiglieri su nove di Ita Airways si sono dimessi dal cda: restano in carica solo il presidente esecutivo Alfredo Altavilla, l’amministratore delegato Fabio Lazzerini, e la consigliera Frances Ouseley.

“Iin cda – hanno spiegato fonti vicine al dossier, ha scritto l’agenzia Radiocor-Sole24ore – + stata approvata la relazione di bilancio per cui e’ finita la fase di creazione della societa’ ed inizia la fase di privatizzazione. Il cda aveva l’obiettivo di traghettare la creazione della societa’, questo e’ stato fatto e adesso si avvia la privatizzazione, quindi parte del cda, come era programmato, fa un passo indietro dimettendosi. Resta in carica, oltre ad Altavilla e Lazzerini, solo la Ouseley perché esperta dell’industria aeronautica”.

Con una lettera Lelio Fornabaio, Alessandra Fratini, Simonetta Giordani, Cristina Girelli, Silvio Martuccelli e Angelo Piazza hanno comunicato il passo indietro. Restano nel Cda il presidente Alfredo Altavilla, l’ad Fabio Lazzerini e la consigliera Frances Ouseley (ex Alitalia ed easyJet).

«Abbiamo dato il nostro contributo all’avvio della operatività della società — si legge nella comunicazione —, con il raggiungimento di importanti risultati, ponendo le premesse per l’avvio del processo di privatizzazione. Riteniamo che Ita possa affrontare con decisione gli ambiziosi obiettivi».

Ma quali sono le reali ragioni alla base delle dimissioni? Sono circolate quindi alcune voci che attribuivano la mossa dei consiglieri a presunti dissidi sulle trattative per la privatizzazione e i costi dei consulenti (anche il board, a fine gennaio, ha infatti nominato i suoi advisor, Jp Morgan, Mediobanca, Grande Stevens e Sullivan & Cromwell), ha scritto il Sole 24 Ore: “Dissidi però smentiti dalla stessa società che ha fatto filtrare, attraverso le agenzie, una diversa ricostruzione dei fatti collegando la scelta dei sei membri all’avanzamento dell’iter di cessione. «Il cda aveva l’obiettivo di traghettare la creazione della società, questo è stato fatto e adesso si avvia la privatizzazione, quindi parte del cda, come era programmato, fa un passo indietro dimettendosi»”.

Per il vertice della compagnia le dimissione dei due terzi del cda è quasi una quisquilia, come si evince dalla risposta del presidente esecutivo di Ita, Altavilla, all’ultima domanda del Corriere della sera che oggi lo ha intervistato: «Mercoledì scorso – ha detto Altavilla – il consiglio ha approvato la relazione di bilancio di Ita Airways per l’esercizio 2021 che ha chiuso la “fase uno” della compagnia legato all’avvio dell’operatività. Ai consiglieri dimissionari va tutto il mio ringraziamento per il lavoro svolto che ci ha permesso di ottenere l’approvazione da parte della Commissione Europea di avviare l’operatività della compagnia e arrivare alla vigilia della privatizzazione. La nuova fase andrà avanti speditamente con l’attività dei tre consiglieri presenti in consiglio, determinati a portare avanti rapidamente il processo di consolidamento dell’attività di volo e del processo di privatizzazione in accordo con le indicazioni del Mef e del governo».

Ma le polemiche divampano e non mancano le ricostruzioni che smentiscono la versione ufficiale della compagnia presieduta da Altavilla.

Ecco la ricostruzione del quotidiano La Stampa: “Le spaccature nel cda covavano da tempo: da una parte i sostenitori dell’accordo con la famiglia Aponte e la compagnia tedesca, dall’altra il fronte che guarda con favore alla partnership con Air France-Klm e Delta e ad una cessione di una quota di minoranza al fondo Certares. Nella riunione di martedì ad accendere la tensione è stata la preoccupazione dei sei consiglieri per il possibile faro della Corte dei conti sulle somme destinate agli advisor scelti per affiancare la compagnia nel percorso di privatizzazione. Fonti vicine al dossier parlano di 8 milioni di euro deliberati il 31 gennaio scorso a favore di Jp Morgan, Mediobanca, Grande Stevens e Sullivan & Cromwell. Una scelta che si somma a quella del Tesoro che invece ha affidato a Equita e a Gianni & Origoni il compito di definire la procedura migliore per la vendita dell’ex Alitalia. I consiglieri dimissionari pretendevano che fosse il ministero dell’Economia, azionista unico, a guidare il processo di privatizzazione e che i vertici mantenessero un ruolo defilato, nel rispetto del percorso individuato nel Dpcm sulla vendita. Uno scenario ben diverso da quanto accaduto fin qui, con Altavilla regista dell’operazione Msc-Lufthansa (e per questo apprezzato dal governo) e Lazzerini favorevole alla soluzione francese. Il tema advisor, dunque, è stato il casus belli arrivato a sommarsi ad altre tensioni tra un consiglio figlio anche di equilibri politici delicati: tutto il board nominato dal governo Conte II, il presidente indicato e sostenuto dall’esecutivo di Mario Draghi”.

Evidentemente Altavilla si sente forte dell’appoggio del premier Mario Draghi e del superconsigliere draghiano Francesco Giavazzi. Basteranno questi altolocati appoggi per rimpannucciare la compagnia traballante?

Back To Top