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von der leyen meloni governo auto elettriche

Il governo si cappotta sulle auto elettriche

Dopo i testacoda dell'ultima legge di Bilancio che penalizza le vetture aziendali a benzina in modo non sempre logico rispetto alle controparti con propulsori a zero emissioni, il governo ora vara incentivi per l'acquisto delle auto elettriche. Eppure Salvini continua ad apostrofarle come "fesseria dell'Unione europea"

Nel Consiglio dei ministri di due giorni fa non ci deve essere stato solo il terzo mandato a far traballare i rapporti interni alla maggioranza di governo: spaccature tra i partiti si intravedono anche nella decisione di dirottare i 597 milioni di euro che in precedenza erano stati stanziati per installare oltre 20 mila colonnine di ricarica per la mobilità elettrica entro il 2026 (gare andate deserte) e che ora col placet di Bruxelles dovrebbero essere destinati a finanziare una nuova campagna di rottamazione. A favore delle sole auto elettriche.

I FONDI PER LE AUTO ELETTRICHE DISTOLTI DA QUELLI PER LE COLONNINE (DATE LE GARE DESERTE)

Quelle stesse auto elettriche che il ministro alle Infrastrutture, nonché vicepremier, Matteo Salvini va ripetendo in giro che siano “una fesseria tutta europea“. Ancora di recente aveva bollato la transizione verso motori da collegare alla presa della corrente come un “suicidio economico“. Invece il governo intende accelerare sulla sostituzione del parco macchine circolante privato favorendo proprio i mezzi alla spina.

Data l’impellente necessità di rivedere il Pnrr anche a fronte dei ritardi per darne attuazione, Palazzo Chigi lo scorso 21 marzo aveva inviato alla Commissione la richiesta di utilizzo di quei soldi rimasti congelati (del resto nulla si muove sul fronte delle colonnine di ricarica) per alimentare un nuovo programma di incentivazione con la sostituzione, entro il 30 giugno 2026, di 39 mila veicoli a combustione interna con vetture elettriche.

Le somme a favore di chi farà domanda potrebbero essere di tutto rispetto. Stando a quanto ricostruito da Repubblica, il contributo potrebbe arrivare a 11 mila euro per chi ha un Isee fino a 30 mila euro e a 9 mila per chi arriva a 40 mila. Potranno accedere ai sussidi anche le piccole imprese intenzionate a sostituire i loro mezzi da lavoro: il bonus arriverà al 30% del listino e fino a un massimo di 20 mila euro.

LA SODDISFAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE DELL’INDUSTRIA MOBILITA’ ELETTRICA

Non si sa quanto sarà attrattivo l’incentivo dato che la situazione sul fronte dell’infrastruttura di ricarica rimane fortemente critica e l’incertezza normativa sul tema – alimentata anche dalle dichiarazioni contrastanti che arrivano dalla maggioranza – fa il resto, ma è chiara la volontà, da parte del governo, di dare un nuovo impulso alle vendite delle auto elettriche.

Prova ne sia che l’associazione italiana dell’industria della mobilità elettrica Motus-e ha accolto con “grande soddisfazione la decisione del governo e in particolare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica” di “convogliare sugli incentivi ai veicoli elettrici un’importante quota dei fondi residui a disposizione del Pnrr”.

Secondo il presidente Fabio Pressi, con la svolta inattesa posta in essere sul tema dall’esecutivo “si ascoltano le esigenze dei cittadini e si accolgono le nostre istanze. Ora sarà decisivo conoscere tutti i dettagli della misura, da cui dipenderanno la platea dei beneficiari e il successo dell’iniziativa, e andrà definita in tempi rapidi la messa a terra delle risorse, per scongiurare effetti penalizzanti sul mercato”.

IL CORTOCIRCUITO DEL GOVERNO SULLE AUTO ELETTRICHE AZIENDALI

Segnali contraddittori sul tema delle auto elettriche erano già arrivati con l’ultima finanziaria: la Legge di bilancio relativa a quest’anno infatti, tassa maggiormente le vetture dotate di motore endotermico così da favorire l’acquisto, da parte delle imprese, di flotte elettriche. E i risultati sembrano essere puramente ideologici, dato lo scarso bilanciamento conseguenza del nuovo assetto, come denunciato dal giornalista Nicola Porro sul proprio blog in un post dall’eloquente titolo “Auto aziendali, che follia green! La Tesla tassata meno di una 500“.

“Vi voglio raccontare la follia inclusa nella legge finanziaria” – scriveva il giornalista proprio nei giorni in cui la Legge di bilancio compiva il proprio iter parlamentare. “Questo è un governo teoricamente di centrodestra o di destra. Un governo che ci sconquassa le palle dicendo Basta con la rivoluzione di Timmermans, La rivoluzione Green ha distrutto l’automotive in Europa. Tutte cose che, voglio dire, io affermo modestamente da anni, ci ho pure scritto un libro che si chiama “La grande bugia verde”. Ma voi ci credete ai politici di destra che dicono che sono contro la rivoluzione Green e che fanno finta di essere contro Timmermas? Io no”.

L’INCENTIVO NELLA FINANZIARIA 2025

Quindi Porro dettagliava: “cosa prevede questa finanziaria? Che se tu hai una 500 aziendale, prima ti valeva per 2.000 euro come reddito fiscale, da domani invece sarà 3.400 euro. Cioè hanno praticamente raddoppiato il valore di una 500. L’Audi A3 dal 2.300 di valore fiscale arriva praticamente a 4.000. Raddoppiano perché sono macchine inquinanti. Le Tesla, che prima producevano un reddito fiscale di 1.500 euro, le hanno invece dimezzate a 639 euro. In pratica hanno inserito un incentivo a comprare le auto elettriche. Un incentivo di cui se ne sbatteranno i coglioni tutti quanti. Perché io non do a un mio dipendente una macchina da 35/40/45.000 euro, perché queste vengono assegnate ai super top manager. Ai dipendenti normalmente gli do una macchina più sfigata, e adesso per paradosso questi finiranno col pagare più tasse”.

Peraltro a fine novembre, ovvero un mese prima del varo della Legge di bilancio, Salvini dichiarava: “I consumatori decidono, è l’Europa che deve fermarsi. Mettere al bando le auto a benzina e a diesel dal 1° gennaio 2035 è demenziale; se uno vuole comprarsi l’auto elettrica che oggi costa di più, inquina di più, emette di più, è libero di farlo, però non può essere un obbligo per tutti. Rinviare le scadenze perché altrimenti sarà un disastro”.

L’AUTO ELETTRICA TRICOLORE SOGNATA DA NAZIONE FUTURA

Che le posizioni in seno al governo non fossero granitiche nei confronti delle auto elettriche lo si ravvisa anche leggendo un recente report di Nazione Futura, think tank vicinissimo a Fratelli d’Italia lanciato a Roma nel 2017 dal giovane editore Francesco Giubileifirma di quotidiani di centrodestra, editorialista de Il Giornale e presenza fissa in tv come voce vicina al governo.

Il dossier di Nazione Futura curato da Ciro Miale e Jacopo Ugolini, presentato presso la sede di Confedilizia lo scorso 17 dicembre, “analizza la necessità di sviluppare una filiera nazionale elettrica in Italia, evidenziando le opportunità economiche, ambientali e strategiche che ne deriverebbero”, si legge fin dalla presentazione.

La filiera tricolore allo stato attuale non esiste e nemmeno pare in cantiere mentre tutti i numeri e le classifiche a disposizione concordano nell’affermare che i principali produttori di auto elettriche sono americani (Tesla) o cinesi (Byd in primis): perciò, se il governo spinge gli italiani ad acquistare vetture alla spina con nuovi incentivi green è logico attendersi che queste saranno statunitensi o asiatiche. Più che un testacoda sull’argomento, un vero e proprio cappottamento peraltro non troppo dissimile dalle decisioni comunitarie.

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