“Ci avevano chiesto un impegno in Europa” sull’Euro 7 “e quell’impegno lo abbiamo mantenuto. Ci hanno chiesto un piano incentivi significativo e straordinario, lo abbiamo mantenuto. Se il problema è ‘fate come fa la Francia’, la differenza tra noi e loro è che loro sono nel capitale azionario, allora fateci una richiesta”. Questo il messaggio lanciato a Stellantis dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, a margine del tavolo automotive per la presentazione del nuovo piano di incentivi.
Nei diversi incontri che ho avuto con Tavares ed Elkann”, cioè Carlos Tavares e John Elkann, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Stellantis, Urso ha detto che gli è stata “posta una richiesta esplicita, che l’Italia si facesse parte attiva e protagonista in Europa per cambiare in maniera radicale il regolamento Euro 7, cosa che l’Italia ha fatto e pochi credevano che fosse possibile. Abbiamo raggiunto quell’obiettivo”.
URSO APRE A UNA PARTECIPAZIONE PUBBLICA IN STELLANTIS
Le parole del ministro rappresentano una risposta alle recenti dichiarazioni di Tavares, che ha definito Stellantis il “capro espiatorio” del governo di Giorgia Meloni per la difficile situazione industriale-occupazionale del settore automobilistico italiano. Urso ha replicato dicendo che “se Tavares o altri ritengono che l’Italia debba fare come la Francia che recentemente ha aumentato i diritti di voto in Stellantis, ce lo chiedano”.
Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, possiede il 14,4 per cento di Stellantis. La famiglia Peugeot, francese, ha il 7,2 per cento e lo stato francese vi partecipa con il 6,2 per cento.
Secondo Urso, se i dirigenti di Stellantis “vogliono una partecipazione attiva ne possiamo sempre discutere. Se ritengono che quello sia necessario – come ha fatto la Francia per far valere le ragioni dei cittadini francesi e del settore all’interno di questa multinazionale – ce lo chiedano e possiamo ragionare”.
L’ITALIA PUNTA AD ATTRARRE ALTRI PRODUTTORI AUTOMOBILISTICI
Urso, intanto, ha ribadito che il governo punta ad attirare in Italia un secondo produttore automobilistico oltre a Stellantis, nato dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Psa.
“Abbiamo presentato un piano incentivi straordinario sia per le risorse, quasi un miliardo di euro, sia per gli obiettivi che si propone, quali la sostenibilità ambientale – con la rottamazione del parco auto più vecchio tra quelli europei – la sostenibilità sociale, perché saranno diretti in maniera graduale alle famiglie a più basso reddito, e la sostenibilità produttiva”, ha dichiarato il ministro.
Sul versante produttivo, Urso ha detto infatti di puntare a una “inversione di rotta rispetto a quanto accaduto in passato, con l’ambizione confermata da Stellantis di raggiungere nel tempo una produzione di almeno un milione di veicoli, alla quale si potrà aggiungere naturalmente quella di un altro produttore automobilistico”.
IL RUOLO DEL NUOVO PIANO INCENTIVI AUTO, SECONDO STELLANTIS
Secondo Davide Mele, responsabile Corporate Affairs di Stellantis Italia, il nuovo piano incentivi per l’auto segna “un nuovo traguardo nel percorso per avere gli strumenti adeguati ad aiutare un mercato che da troppo tempo non riusciva a imboccare la giusta strada della transizione energetica, relegando l’Italia a fanalino di coda europeo nello sviluppo dell’elettrificazione a quattro ruote. Ora possiamo metterci tutti ai nastri di partenza, portare la nostra energia collettiva e le nostre competenze, per ottenere il miglior risultato e per rilanciare anche la produzione delle vetture elettriche e Hybrid che già produciamo a Mirafiori, Melfi e Pomigliano”.
“La preparazione è stata un po’ complessa”, ha aggiunto Mele, “anche un po’ lunga, a volte troppo emotiva a livello mediatico. Ma adesso è il momento di agire e fare capire a tutti gli automobilisti che l’auto elettrica è una strada su cui non è più possibile tornare indietro e bisogna crederci veramente, visto che abbiamo già stanziato ingenti investimenti in Italia per localizzare le nostre nuovissime piattaforme STLA Medium (autonomia di 700 km) e STLA L (autonomia di 800 km) installata quest’ultima solo in Italia. Queste piattaforme sono le più avanzate e costituiscono un punto di riferimento e l’Italia è l’unico Paese Stellantis al mondo ad averle entrambe.
Mele ha precisato però che “la produzione è strettamente correlata alla domanda di mercato, e quindi se vogliamo puntare a determinati obiettivi dobbiamo tenere in grande considerazione non solo il produttore ma anche il cliente. In base alla domanda dei clienti, noi produciamo le auto e non il contrario. Ecco perché è fondamentale stimolare la domanda con auto a prezzi accessibili”.
Questa accessibilità è data, secondo il dirigente di Stellantis, “dagli sforzi congiunti di Stellantis e dei suoi fornitori per garantire che i clienti possano acquistare le nostre auto, fornendo così attività e posti di lavoro ai nostri stabilimenti. Ed è possibile, come hanno dimostrato, per esempio, i nostri colleghi di Atessa, con una qualità migliorata di sette volte e costi ridotti del 30%. Ecco perché Atessa è la pietra miliare mondiale della business unit Pro One LCV di Stellantis, che esporta l’85% della sua produzione”.
STELLANTIS HA UN “FORTE IMPEGNO” VERSO L’ITALIA, ASSICURA STELLANTIS
“Oggi, come abbiamo fatto in passato, ribadisco ancora una volta il nostro forte impegno nei confronti del Paese”, ha detto Davide Mele. “Abbiamo l’obiettivo comune, insieme al governo, alla filiera, ai sindacati e a tutti coloro che vivono tutti i giorni questo settore, di sostenere la produzione di veicoli in Italia nei prossimi anni con l’ambizione di raggiungere anche il famoso milione di veicoli (auto e veicoli commerciali) nel piano Dare Forward 2030”.
“Noi”, ha aggiunto, “non ci tiriamo indietro ma riteniamo fondamentali alcuni specifici fattori abilitanti in questo cammino verso l’elettrificazione del parco auto italiano: gli impatti delle normative sulla continuità della produzione attuale a prezzi accessibili, il proseguimento a lungo termine di incentivi adeguati alla vendita di veicoli elettrici e del rinnovamento del parco, lo sviluppo della rete di ricarica per sostenere i clienti e la competitività dei costi industriali, incluso il miglioramento del costo dell’energia, che è chiaramente messo in discussione dall’offensiva cinese con un vantaggio competitivo del -30%”.
LA GIGAFACTORY DI TERMOLI E NON SOLO
Mele ha garantito che Stellantis è “fortemente impegnata in Italia” e che lo avrebbe dimostrato “in modo concreto negli ultimi anni per soddisfare la domanda del mercato. L’azienda ha investito diversi miliardi di euro nelle attività italiane per nuovi prodotti e siti produttivi, tra cui la gigafactory di Termoli e il Battery Technology Center di Mirafiori. Ciò che conta è la proiezione verso il futuro che intendiamo sostenere in tutti gli stabilimenti, lasciando la demagogia fuori dalla porta”.
Per questo, secondo il manager “è necessario concentrare le nostre energie per trovare una convergenza per una soluzione che porti alla sostenibilità delle nostre attività in Italia, nel contesto dell’offensiva cinese sul mercato automobilistico europeo. Questa è la posta in gioco, niente di più e niente di meno”.
Mele ha detto anche che Stellantis “fin dalla sua costituzione ha lavorato con determinazione e velocità per anticipare e supportare la transizione energetica di tutti i suoi siti industriali italiani. I Contratti di Sviluppo, concordati il ministero delle Imprese e del Made in Italy, sono parte integrante ed essenziale del processo di transizione; per questo riteniamo sia importante portare a termine velocemente quelli in fase più avanzata per non rallentare l’attività produttiva”.
COSA HA DETTO TAVARES A BLOOMBERG
Intervistato da Bloomberg, l’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares ha parlato dell’ascesa dei produttori di auto cinesi, degli sforzi dell’Unione europea per eliminare gradualmente i motori a combustione interna e dei nuovi contratti siglati con il sindacato americano United Auto Workers, che comportano un aggravio dei costi, come di alcuni dei principali fattori che potranno dare il via a operazioni di fusione e acquisizione (mergers and acquisitions, in gergo); queste operazioni potrebbero coinvolgere anche la stessa Stellantis.
“Ci siamo chiesti”, ha detto Tavares a Bloomberg, “se ci sia qualcosa che è cambiato negli ultimi tre anni rispetto a quando abbiamo presentato il piano Dare Forward 2030. La risposta è che l’ampiezza dell’offensiva cinese, la competitività che possono dimostrare e l’arrivo massiccio delle loro migliori case automobilistiche rappresentano un cambiamento significativo”. Questi competitor “arriveranno sui nostri mercati con la capacità di vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli con motore a combustione interna. Allo stesso tempo i governi occidentali imporranno la vendita al 100% di veicoli elettrici a batteria, quindi è abbastanza ovvio che chi non è in grado di produrre Bev competitivi dal punto di vista dei costi si troverà in un problema esistenziale”.
A suo dire, le aziende che non si sono preparate all’impatto della mobilità elettrica saranno in difficoltà. “Questo significa che dobbiamo essere in forma e pronti. Se queste opportunità dovessero concretizzarsi”, ha spiegato, “vogliamo far parte di questo consolidamento. Quelli che non hanno fatto i compiti per ridurre i costi sono quelli che si metteranno nei guai”.
Secondo Tavares, arriverà dunque una fase di consolidamento industriale e metterà il mondo occidentale in una situazione difficile, anche in termini di norme sulla concorrenza. L’ad di Stellantis pensa che “le attuali regole antitrust sono controproducenti per affrontare l’offensiva cinese. A un certo punto, se si deve finanziare una tecnologia molto costosa e non si ha la giusta dimensione, si rischia di trovarsi in difficoltà. Fortunatamente, grazie all’Unione europea, che desidero ringraziare, abbiamo potuto creare Stellantis ed è assolutamente giusto dire che siamo stati sostenuti in questo”, ha tuttavia precisato.
E RENAULT?
Rispondendo a chi che chiedeva se, in questo contesto di potenziale consolidamento del settore, Renault fosse da considerare vulnerabile, Tavares ha risposto che “la mancanza di dimensioni adeguate è sempre un problema. È anche una questione di strategia. Rispetto il coraggio di Renault di fare qualcosa di molto diverso. Questo è uno dei motivi per cui guardo a ciò che stanno facendo, perché posso imparare dalle cose buone che stanno facendo. Potrebbe essere un’ispirazione per le cose che potremmo fare noi stessi”.
Stellantis dice di considerare Renault un competitor agguerrito: “È quello che vuole l’Unione europea: una concorrenza dura a vantaggio del consumatore. Ci troviamo di fronte a un concorrente molto efficiente in Francia e cerchiamo di rafforzare le nostre attività per poterlo affrontare”, ha detto Tavares.
Il ceo di Stellantis ha spiegato che “se l’industria automobilistica non si muove, scomparirà sotto l’offensiva dell’industria cinese”, ma qualunque cosa si andrà a fare, anche nell’ambito di operazioni di consolidamento, “deve essere vantaggiosa per tutti, essere fatta in modo amichevole e convergente, senza azioni ostili”, perché “già è difficile quando si fanno le cose in modo amichevole, come abbiamo fatto con Stellantis, è comunque difficile affrontare le critiche di tutti gli oppositori”. Quindi, ha concluso, “se due aziende si uniscono, devono essere veramente convinte che le sinergie che ne deriverebbero creerebbero valore per tutte le parti interessate”.
IL GIUDIZIO DELLA FIOM: L’INCENTIVO DELLA DOMANDA NON RISOLVE I PROBLEMI STRUTTURALI
Gli incentivi auto presentati oggi al tavolo automotive sono positivi per i consumatori, ma non risolvono i problemi strutturali del comparto. Lo ha detto Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, lasciando la sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove si è svolto il tavolo automotive.
“La valutazione è che questo piano doveva essere l’ultimo anello di un percorso di confronto con il governo, Stellantis e l’indotto sulla politica industriale. I problemi strutturali non sono stati né affrontati, se non in minima parte, e sicuramente non sono stati risolti”, ha detto Lodi.
“L’incentivo alla domanda non risolve i problemi strutturali. Abbiamo ancora tutte le incertezze relative alla prosecuzione dell’attività negli stabilimenti italiani di Stellantis e di tutto l’indotto e collegato a questo non abbiamo certezze sull’occupazione. Nel 2024 rischiamo di vedere un aumento della produzione ma senza risolvere i problemi strutturali, qualora dovessero venire a mancare rischiamo di avere un rimbalzo molto negativo”, ha concluso il sindacalista.
LA CONTESTAZIONE DELLA UILM
La Uilm, invece, contesta la terza parte del decreto incentivi presentato al tavolo automotive, relativa agli aspetti sociali e occupazionali. Lo ha detto il segretario generale Rocco Palombella dopo il vertice al ministero delle Imprese.
“Abbiamo contestato che gli incentivi possano servire ad aspetti sociali e occupazionali. Gli incentivi devono dare la possibilità ai cittadini di comprare le auto. I lavoratori che producono dobbiamo fare in modo che vengano salvaguardati” in altro modo, ha affermato. “Siamo insoddisfatti da questo punto di vista. Avere gli incentivi va bene ma vogliamo sapere come Stellantis dà risposte sugli impianti e come si tutelano i lavoratori della logistica”.