L’affaire Carlos Ghosn, arrestato a Tokyo per frode fiscale sui compensi ricevuti come ceo di Nissan, diventa sempre più complesso. E, come era prevedibile, si è tramutato in una questione di Stato tra Francia e Giappone.
CHE COSA SUCCEDE TRA FRANCIA E GIAPPONE SUL CASO NISSAN-RENAULT
In una nota congiunta ieri il governo di Parigi e quello di Tokyo hanno riaffermato il « proprio importante supporto» all’alleanza tra Renault e Nissan (in base alla quale la casa francese detiene il 43,4% di quella nipponica che a sua volta ha il 15% della società transalpina). In particolare Bruno Le Maire , ministro delle finanze del governo Macron, e Hiroshige Seko, ministro dell’economia giapponese «hanno ribadito il forte sostegno dei governi francese e giapponese all’alleanza tra Renault e Nissan», dopo aver avuto una conversazione telefonica, spiegando che l’alleanza tra le due case ha prodotto «la più grande casa automobilistica del mondo e uno dei più grandi simboli della cooperazione industriale franco-giapponese». La nota ha anche espresso «il loro comune desiderio di mantenere questa cooperazione vincente» da parte dei due governi.
TUTTE LE RICHIESTE DELLA FRANCIA
Questo non toglie che la partita sia ben lungi dall’essere risolta. In primo luogo ieri anche il governo francese ha chiesto la rimozione del manager franco-brasiliano (demiurgo dell’alleanza Renault -Nissan) spiegando per bocca dello stesso Le Maire che benché nessuna frode fiscale sia stata accertata in Francia, Ghosn «non è in grado di guidare il gruppo». Pertanto il responsabile del dicastero economico transalpino ha chiesto una governance provvisoria per Renault .
CHE COSA DICONO LE AGENZIE DI RATING
In questo quadro si va verso la nomina dell’amministratore indipendente Philippe Lagayette come presidente ad interim di Renault e del numero due del gruppo automobilistico, Thierry Bolloré, solo lontano cugino di Vincent Bolloré, come ceo, anch’egli ad interim. Il tutto mentre S&P ha messo sotto credit watch con implicazioni negative il rating di Nissan, al momento confermato ad. Sullo sfondo però resta però la partita di che fine potrà fare l’alleanza che dal 2017 (con il contributo di Mitsubishi), diventata il maggior produttore di auto al mondo con oltre 10 milioni di unità prodotte.
LE TENSIONI
Se è vero infatti che lo Stato francese, che controlla il 15% di Renault, è in ultima istanza il principale azionista dell’alleanza, è altrettanto vero che Nissan e Mitsubishi, in virtù della loro forza sui mercati statunitense e cinese, contribuiscono per circa i due terzi dell’ebitda totale. Cosa che provoca non pochi mal di pancia nel Paese del Sol Levante.
LO SCENARIO
Quale sarà il futuro del maggior produttore di auto al mondo? Se per ipotesi Nissan comprasse il 10% di Renault sul mercato, la sua quota salirebbe al 25%, un livello per cui secondo la legge giapponese Renault perderebbe i suoi diritti di voto in Nissan. A questo punto si potrebbe pensare a una dissoluzione dell’alleanza. Ciò su cui tutti gli analisti sono concordi è che una separazione sarebbe costosa per entrambe le case. In particolare in un momento in cui alle case auto viene richiesto un grande volume di investimenti per tenere il passo con le sfide tecnologiche che si impongono sul settore (auto senza pilota o elettriche, soprattutto).
CHE COSA DIVIDE FRANCIA E GIAPPONE
Una seconda opzione, caldeggiata sicuramente dall’Eliseo, sarebbe quella di una fusione tra le due case. Lo Stato francese si troverebbe infatti ad essere il primo socio del gruppo unificato. Ma questa soluzione difficilmente troverebbe il via libera a Tokyo. Tanto che a Parigi si dice che i giapponesi potrebbero aver fatto pagare a Ghosn il suo recente tentativo di spingere verso una fusione con l’obiettivo di creare un risparmio di costi e sviluppo di sinergie.
LE PROSPETTIVE
L’opzione opposta sarebbe che Nissan prendesse il controllo dell’alleanza. In teoria Nissan e Mitsubishi (dopo il crollo dell’8% del titolo Renault dell’altroieri) potrebbero ripagare gli azionisti della casa francese (a eccezione dello Stato) e prendere il controllo dell’alleanza usando la propria cassa. Ma questa possibilità potrebbe anche non bastare visto che l’Eliseo, in virtù del voto multiplo assegnato ai soci presenti da lungo tempo, ha quasi il doppio dei diritti di voto rispetto alla quota detenuta. Inoltre è difficile pensare che Macron non trovi altri mezzi per non farsi sfilare il controllo del maggior produttore di auto al mondo. Per questo è probabile l’alleanza proseguirà con limitate modifiche se non quella dell’assenza del suo demiurgo Ghosn.
(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)