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Foxconn salverà lo stabilimento bandiera di Nissan?

Si rincorrono sui media voci di possibili alleanze tra la taiwanese Foxconn (che ha appena siglato un accordo con Mitsubishi) e Nissan per provare a salvare dalla chiusura almeno uno degli stabilimenti simbolo della Casa di Yokohama.

Parrebbero intensificarsi le mosse nipponiche della taiwanese Foxconn: dopo l’intesa raggiunta con Mitsubishi per la fornitura di una Bev sviluppata dal brand Foxtron prodotta a Taiwan da Yulon Motor e destinata ai mercati autraliano e neozelandese, l’azienda fondata da Terry Gou parrebbe ora in avvicinamento della grande malata dell’automotive giapponese, Nissan.

COSA FARANNO FOXCONN E NISSAN ASSIEME?

Al momento si tratta solo di indiscrezioni di stampa che, nelle varianti più ottimistiche, parlano persino di una “alleanza sull’auto elettrica” tra il più grande produttore del mondo di OEM (Original Equipment Manufacture), Foxconn e il terzo marchio del Giappone, Nissan.

Viceversa, un’altra versione dell’indiscrezione sostiene che Nissan si limiterà a concedere a Foxconn il proprio stabilimento bandiera, l’impianto di Oppama, nella città portuale di Yokosuka, a sud di Tokyo, per produrre veicoli elettrici, senza però che si stipulino alleanze di sorta. In questo caso la finalità dell’accordo sarebbe permettere a Oppama, che per il marchio nipponico (che potrebbe essere persino costretto a vendere il proprio quartier generale a Yokohama) ha il medesimo valore rivestito da Mirafiori per Fiat o da Wolfsburg per Volkswagen, di sopravvivere alla spending review da attuare per provare a riportare l’azienda in carreggiata.

LA CORSA PER SALVARE OPPAMA

Entrambe le varianti del rumor hanno comunque un denominatore comune: il salvataggio dell’hub di Oppama, inaugurato nel 1961, arriva oggi a coprire 1.699.000 metri quadri includendo anche un’area Ricerca & Sviluppo, l’Oppama Proving Ground e il molo di Oppama. Nel 2010 dalle sue linee sono uscite le Nissan Leaf, il primo veicolo elettrico di massa al mondo mentre oggi sforna Note e Aura. Attualmente l’impianto dà lavoro a 3.900 addetti.

Il nuovo Ceo del costruttore giapponese, Ivan Espinosa, ha annunciato ampi piani di ristrutturazione volti a risollevare la casa automobilistica in difficoltà, tra cui la chiusura di sette dei 17 stabilimenti Nissan a livello globale e la riduzione della forza lavoro di circa il 15%. Foxconn, si diceva, ha raggiunto nelle passate settimane un accordo con Mitsubishi per Bev da destinare all’Australia e alla Nuova Zelanda: data l’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi c’è chi ipotizza che il colosso taiwanese possa avere affari in ballo non ancora ufficializzati con gli altri membri, ma è una ipotesi tutta da dimostrare.

RALLENTA L’ELETTRIFICAZIONE DEL MARCHIO NEGLI USA

Per quanto riguarda le mosse sull’altra sponda del Pacifico, Nissan secondo Nikkei, ha deciso di posticipare di circa un anno l’avvio della produzione di due nuovi modelli elettrici negli Stati Uniti dal momento che la Casa Bianca ha disposto la sospensione degli incentivi fiscali per l’acquisto di veicoli elettrici introdotti sotto l’amministrazione Biden.

La distribuzione negli Usa nel prossimo periodo rappresenterà un ulteriore rompicapo per il marchio giapponese (che sarà costretto a rafforzare la produzione nel proprio impianto nel Mississippi) dato che Trump ha inserito il Paese del Sol Levante nella lista dei Paesi coi quali non è stato possibile addivenire a un accordo. Una situazione di totale incertezza che certamente non fa bene agli affari della Casa di Yokohama chiamata dai propri azionisti a dare risposte certe sul percorso che dovrebbe rimettere i conti in ordine.

 

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