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Bmw Dieselgate

Fine dieselgate mai? Perché ora sotto la lente c’è Bmw

In Germania si torna a parlare di dieselgate: questa volta le indagini riguardano alcuni modelli di Bmw. Fatti e indiscrezioni

Un tempo, all’ingresso degli ergastolani in carcere, nel registro accanto al loro nome veniva apposta la formula “fine pena mai”. Poche scarne parole pesanti come macigni. Come una condanna perpetua, appunto. La stessa che pare affiancare quel neologismo coniato dalla stampa nel 2015, ovvero dieselgate, quando a essere pizzicata fu Volkswagen, e che sembra proprio non lascerà i nostri dizionari molto facilmente. Adesso infatti in odore di emissioni fraudolente, ovvero di dieselgate, c’è un’altra Casa tedesca: Bmw.

IL DIESELGATE ORA TRAVOLGE PURE BMW?

Naturalmente, è ancora tutto da verificare. È bene chiarirlo. E a verificarlo sarà la Kraftfahrt-Bundesamt (Kba), l’autorità federale tedesca per i trasporti, che pungolata dall”associazione ambientalista Deutsche Umwelt Hilfe (Duh), ha infine deciso di aprire un’indagine sulla Casa bavarese per la presunta installazione di dispositivi per la manipolazione dei gas di scarico.

LE ACCUSE DELL’ASSOCIAZIONE GREEN

L’associazione, che da tempo ha intrapreso una crociata contro tutti i Suv chiedendo alla politica dazi maggiori per gli utenti, addita in particolare i motori diesel di 2.0 litri delle vecchie Bmw X3 prodotte tra il 2010 e il 2014. Parliamo insomma di modelli non più in commercio da circa dieci anni, ma ancora in circolazione.

Secondo la Duh tali propulsori diesel sarebbero stati sarebbero dotati di un software programmato per alterare le emissioni durante i test di omologazione, rendendole come in tanti altri casi analoghi inferiori rispetto a quelle emesse quotidianamente in strada.

L’associazione ecologista ha pubblicato in merito uno studio che parrebbe dimostrare che le Bmw X3 2.0d sarebbero state in grado di ridurre le emissioni di ossido di azoto in talune situazioni, per esempio quando l’aria condizionata è spenta, mentre nella guida reale, in caso di aria condizionata accesa, regimi elevati e temperatura esterna inferiore ai 18 gradi, il filtraggio verrebbe completamente disattivato. La Duh afferma che lo spegnimento del sistema di filtraggio avrebbe un effetto sulle emissioni assai maggiore rispetto a quello rilevato in modelli concorrenti: di conseguenza, l’associazione sospetta una manomissione delle centraline di controllo.

Da quanto si apprende per mezzo del quotidiano Bild, l’autorità tedesca in particolare sta indagando sull’esistenza di un defeat device che avrebbe influenzato l’unità di controllo al fine di ottimizzare i sistemi di filtraggio dei gas di scarico per abbassare i livelli e allinearli ai parametri minimi stabiliti dalle prove al chiuso.

LA REPLICA DI BWM ALLE ACCUSE DI DIESELGATE

Bmw dal canto suo respinge in blocco le accuse, ricordando che i test di omologazione non prevedono l’accensione dei sistemi di climatizzazione e garantendo alla Kba la sua massima collaborazione per chiarire l’intera vicenda.

Bmw si limita ad affermare di essere “in contatto con due autorità competenti per l’omologazione in Europa per chiarire le domande sul comportamento in materia di emissioni emerse nel corso della sorveglianza del mercato in merito ai risultati delle misurazioni di un modello di veicolo Bmw costruito tra settembre 2010 e marzo 2014”.

Interpellata dall’agenzia di stampa Reuters, la casa automobilistica di Monaco di Baviera ha spiegato che il Gruppo aveva già fornito informazioni sulla questione riportata da Bild nella sua relazione semestrale 2023.

LA MULTA UE E L’ACCUSA DI CARTELLO

Non è la prima volta che le autorità bussano al quartiere generale di Bmw con accuse che riguardano le emissioni. Nell’estate del 2021 la Commissione europea aveva inflitto una multa da 1 miliardo di dollari a quattro produttori automobilistici tedeschi (Daimler, Volkswagen, Porsche e appunto Bmw), con l’accusa di avere fatto cartello non – come solitamente avviene in casi simili – per falsare i prezzi sul mercato, bensì per limitare lo sviluppo e la produzione di sistemi di controllo delle emissioni per vetture. La vicepresidente della Commissione e numero uno dell’antitrust Ue, Margrethe Vestager, aveva dichiarato che le aziende avrebbero evitato la concorrenza e negato ai consumatori la chance di acquistare vetture meno inquinanti.

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