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Vi spiego perché l’alleanza a tre Fca-Renault-Nissan è problematica. Parla il prof. Berta

Presente e futuro di Fca. Sfide e potenzialità dell'alleanza con Renault. Gli scenari problematici di un accordo anche con Nissan. L'intervista a Giuseppe Berta, storico dell'economia, editorialista ed esperto di casa Fiat

Fiat Chrysler Automobiles ha inviato una lettera non vincolante al consiglio di amministrazione di Groupe Renault proponendo una aggregazione delle rispettive attività nella forma della fusione 50/50. Renault avrebbe ufficiosamente accettato, ma l’ufficialità della risposta dovrebbe arrivare la prossima settimana: martedì pomeriggio i  francesi hanno fissato un cda per decidere sull’avvio di un negoziato esclusivo. Lo Stato francese, azionista di Renault (con il 15% del capitale), sembra ben disposto.

Ma quali scenari si aprono? Cosa cambierebbe per Fca? E per l’Italia? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Berta, storico dell’economia, docente in Bocconi, saggista, editorialista ed esperto della storia di Fiat.

Professore Berta, perché Fca vuole questa fusione?

La questione è semplice: si tratta di un gruppo caratterizzato da una forte asimmetria, nel senso che è un gruppo tutto sbilanciato sull’America, soprattutto con i marchi Jeep e Ram, mentre in Europa continua a perdere quote di mercato. La fusione potrebbe rappresentare una via d’uscita.

A Renault, invece, cosa porta questa fusione?

Porterà sicuramente un maggiore potere contrattuale per ridefinire l’alleanza con la giapponese Nissan, senza cui la casa francese farebbe davvero fatica a svilupparsi.

Renault possiede il 43% della giapponese Nissan, che a sua volta ha il 15% di Renault. Nissan entrerà nell’alleanza franco-italo-americana o approfitterà del momento per provare a sganciarsi da Renault?

Difficile dirlo ora. Possiamo però guardare a dati oggettivi: mentre Renault non è presente in America, Nissan lo è e rischia quindi di trovarsi in situazioni in cui i suoi modelli andrebbero a concorrere con quelli di Fca. La questione è problematica.

E quindi un’alleanza a quattro, Fca-Renault-Nissan-Mitsubishi, porterebbe le case a rivedere tutta la gamma sul mercato?

Non è proprio così, o almeno non dovrebbe. Mentre per Fca e Renault, infatti, si parla di fusione, per Renault-Nissan e Mitsubishi si tratta solo di un’alleanza in cui si mantengono fisionomie ed imprese distinte.

Che ruolo avrà la politica in questa fusione?

Lo Stato francese senza dubbio ha un peso importante in Renault, mentre l’Italia è assente. C’è un disequilibrio nell’attuale situazione. Di Maio, dopo la tranvata presa alle elezioni, da ministro dello Sviluppo economico, non ha fatto un comunicato sulla possibile fusione tra Fca e Renault, eppure è una questione importante per l’industria italiana.

Ha parlato di industria italiana, quali prospettive per gli stabilimenti di Fca in Italia?

A questa domanda problematica si potrà rispondere con certezza solo in futuro. Nelle intenzioni si è detto che non dovrebbero esserci tagli occupazionali, ma sappiamo benissimo che quando si fanno queste operazioni è difficile non mettere mano alla capacità produttiva, e quindi agli stabilimenti che in Italia sono sovradimensionati e all’occupazione. Secondo me è impossibile che nel medio-periodo non ci sia qualche contraccolpo.

Ci saranno conseguenze anche per i modelli di Fca? Qualcuno sarà tagliato?

Mi auguro che ci sarà un iniezione di investimenti per il marchio Maserati-Alfa Romeo. Certo è che per Torino è stata annunciata la realizzazione di una 500 elettrica, se dovesse nascere questo nuovo polo dell’automobile, Fca produrrà la 500 elettrica attingendo alle competenze della francese e quindi anche alle piattaforme elettriche di Renault. Questo comporterà un ridimensionamento dell’investimento su Torino che sarebbe dovuto diventare il punto di riferimento per Fca sull’elettrico.

Ecco, proprio Renault, potrebbe fare la differenza sull’elettrico, visto che Fca non ha ancora nulla?

Certamente. Se Fca dovesse utilizzare le piattaforme Renault, ci sarà un’accelerazione in tal senso in casa Fca.

Cosa porterà, invece, in eredità Fca in questa alleanza?

L’America, senza dubbio. La forte presenza americana è il vero valore del gruppo.

E i marchio di lusso?

Sì, ma Maserati ed Alfa Romeo, dobbiamo ammetterlo, stanno soffrendo. Non sono stati fatti investimenti e ci sono pochi modelli. Alfa si basa soprattutto su due modelli, Giulia e Stelvio, dal momento che la Giulietta è in fase finale. Non c’è un elettrico e non c’è stato rinnovamento della gamma. Magari con la fusione potrebbero arrivare investimenti importanti.

Questa nuova alleanza, invece, sulla guida autonoma come la vede?

Su questo fronte non ci siamo. Le due case non hanno nulla. Fiat Chrysler Automobiles ha fornito le Pacifica a Waymo, controllata di Google, per le nuove vetture senza conducente, ma non ha nulla in mano della tecnologia.

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