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Marina Olandese

Ecco come saranno le future navi militari della Marina olandese

Tutti i dettagli sulle future navi della Marina olandese

È mercoledì 6 marzo quando il ministero della Difesa dell’Olanda rende noto di aver emesso una cosiddetta “A-brief” (e cioè il primo atto formale previsto dalle specifiche procedure di quel Paese) per l’acquisizione di una nuova classe di unità definite “navi da trasporto anfibio”; destinate ovviamente alla Marina olandese. Un passaggio importante, perché in in tal modo prende ufficialmente il via questo programma destinato a immettere in servizio delle nuove piattaforme che, ed è questo l’aspetto importante, avranno requisiti operativi e caratteristiche generali a dir poco particolari.

Subito una precisazione, l’originalità di questo programma in realtà non è una sorpresa. Da tempo infatti la Marina olandese stessa aveva anticipato quelle che erano le proprie intenzioni, fornendo al tempo stesso i primi elementi di informazione sulla direzione che voleva seguire; direzione che già allora, si era alla fine del 2022, aveva comunque destato una certa sorpresa. E il perché è presto detto.

COSA VUOLE LA MARINA OLANDESE

La scelta operata presenta infatti un elemento di grande novità. Di fronte alla futura esigenza di rimpiazzare le 2 unità anfibie della classe Rotterdam e i 4 pattugliatori di altura (Offshore Patrol Vessel o OPV) della classe Holland attualmente in servizio, cioè 2 tipi di piattaforme tra loro molto diversi, la Marina olandese sceglie un approccio “radicale”; queste 6 unità saranno cioè sostituite da altrettante navi che però saranno di un unico tipo.

Approccio radicale ma ben concepito, perché per quanto riguarda le navi da sbarco della classe Rotterdam si evidenzia il fatto che esse sono piattaforme di grandi dimensioni e quindi impegnative da un punto di vista logistico (nonché più vulnerabili). Da qui la scelta di realizzarne di più piccole ma in maggior numero, meglio capaci di rispondere alle moderne dottrine delle operazioni anfibie; che fanno riferimento a azioni o raid che richiedano lo schieramento di forze relativamente leggere, che operino in maniera più rapida e dispersa nella spazio per ridurre il loro stesso impatto logistico, nonché per aumentare il loro livello di sicurezza/sopravvivenza.

Ancora più drastica la presa di posizione sul tema della sostituzione degli OPV; definiti senza termini come inutili negli attuali contesti operativi, caratterizzati come sono da un livello di minaccia significativa alla quale unità di questo genere (cioè con capacità di combattimento modeste) non sono in grado di far fronte. Rendendoli, di fatto, pressoché inutili in scenari di guerra veri e propri.

Il fatto poi che la sostituzione delle Rotterdam e degli Holland sia prevista nello stesso arco temporale e che la scelta di un solo tipo di piattaforma consente dei risparmi sull’acquisto così come sull’addestramento e la manutenzione/supporto logistico nel corso della loro vita operativa, ha fatto il resto; convincendo in maniera definitiva la Marina olandese stessa che quella presa fosse la scelta migliore.

Altri due elementi importanti sono poi emersi nel corso di questa sorta di “presentazione” del Ministero della Difesa di Amsterdam. Il primo è che le future “navi da trasporto anfibio” saranno immesse in servizio a partire dal 2032, sostituendo inizialmente le 2 unità della classe Rotterdam, e in seguito gli OPV della classe Holland; con il programma destinato a concludersi nel 2038 per un costo (a oggi molto approssimativo) compreso tra gli 1 e i 2,5 miliardi di €. Anche se appare ragionevole ipotizzare fin da ora che si andrà ben più vicini alla parte alta della “forchetta” di costi che non a quella bassa.

L’altro aspetto, peraltro anch’esso già noto e comunque ribadito nell’occasione, è la collaborazione con il Regno Unito. Anche Londra infatti sta ragionando sullo sviluppo di una nuova classe di navi anfibie e per questo ha firmato un accordo con l’Olanda; esso, comunque, non mira alla realizzazione di piattaforme uguali (la Royal Navy infatti ha esigenze diverse, sopratutto in termini dimensionali) quanto, piuttosto, all’acquisto congiunto di sottosistemi, componenti/attrezzature varie, sistemi di propulsione e parti interne della nave realizzate in maniera modulare. Una soluzione dunque utile per abbattere ulteriormente i costi ma anche per aumentare la storica interoperabilità tra i Korps Mariniers Olandesi e i Royal Marine Commando Britannici; cioè, le forze anfibie dei 2 Paesi.

COME SARANNO LE NUOVE NAVI

Sebbene come abbiamo visto manchino ancora alcuni anni al momento in cui vedremo nascere queste nuove navi e, quindi, molto debba essere ancora deciso, un elemento già noto fornisce alcuni indizi importanti. A costruirle saranno infatti i cantieri olandesi Damen e questo fa sì che diversi analisti abbiano puntato la loro attenzione su una delle proposte di questi stessi cantieri; più precisamente su una famiglia di piattaforme chiamata Enforcer che, partendo da un progetto di base unico, offre poi navi con differenti dimensioni, caratteristiche e capacità.

Nello specifico, la versione più adatta sembrerebbe essere la Enforcer 12026; la più piccola della famiglia; 120 metri di lunghezza per 26 di larghezza e dislocamento di 9.000 tonnellate. L’equipaggio è di appena 90 uomini mentre la forza da sbarco ospitata a bordo può variare tra i 200 e i 270 militari, a seconda della durata della missione.

L’unità dispone di un bacino allagabile per ospitare diversi mezzi da sbarco (da quelli più grandi per il trasporto dei mezzi/velivoli più pesanti, a più piccole imbarcazioni veloci di assalto per il trasporto del personale); sono inoltre presenti 2 gru a portale per la messa in acqua di mezzi da sbarco leggeri. Il ponte di volo dispone di 2 spot di atterraggio e decollo mentre l’unità dispone anche di un hangar per il ricovero di 1 o 2 elicotteri medi NH-90 e/o UAV (cioè, “droni”).

All’interno della Enforcer 12026 sono poi disponibili ampi spazi per lo stivaggio dei mezzi, dei veicoli, dei materiali e del munizionamento della forza da sbarco; oltre a locali dedicati alla funzione di Comando e Controllo delle operazioni, più un’area ospedaliera con importanti dotazioni. L’apparato propulsivo risulta composto da 2 motori diesel che alimentano altrettanti motori elettrici; la velocità massima è indicata in 18 nodi con un’autonomia di 8.000 miglia alla andatura di crociera di 12 nodi, questo mentre quella operativa (con equipaggio e forza da sbarco a bordo) è di circa 30 giorni.

Dato interessante, oltre alla possibilità di installare una suite di sensori e di sistemi di comunicazione, comando e controllo adeguati al compito dell’unità, l’insieme di sistemi d’arma che possono trovare posto sulla nave; inusuali per una unità anfibia ma perfettamente aderenti alle missioni previste dalla Marina olandese. Si parla di un cannone da 76/62 mm, 2 cannoni da 30 mm, un sistema missilistico per la difesa di punto RAM (Rolling Airframe Missile), più una serie di contromisure per il contrasto di missile antinave.

In conclusione, vale la pena di ribadire ancora un volta la originalità della scelta operata dalla Marina olandese; una scelta perfino coraggiosa e che, oggettivamente, impone una riflessione anche per altri Paesi. Sul ruolo e sulle caratteristiche future delle navi anfibie, su come potranno cambiare le operazioni anfibie stesse e su quali piattaforme (nello specifico, gli OPV) sempre in futuro potrebbe non aver senso investire.

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