Caro direttore,
hai visto che ho fatto bene a scriverti martedì per riferirti l’interpretazione che il mio amico di Bruxelles, l’esperto di antitrust europeo, ha dato del giallo della rottura tra l’Italia e Lufthansa per la vendita di Ita Airways? La sua analisi, non basata su informazioni privilegiate ma solo sulla ferrea logica che gli è abituale, non ha infatti trovato alcun clone nei resoconti palesemente incoerenti che della vicenda hanno dato giornalisti distratti sulle declinanti testate tradizionali. Great minds think alike, si è soliti dire. Ma in questo caso tutti i media tranne Start hanno cantato l’ira funesta del pelide Giorgetti contro i perfidi tedeschi che di meno volevano pagare questo gioiello di famiglia che si chiama Ita Airways.
Il mio amico è rimasto dunque il solo a sostenere che “se Lufthansa avesse avuto ragione di chiedere un adeguamento al ribasso del prezzo questo era proprio il momento peggiore per farlo perché … avrebbe rischiato di far deragliare il treno per Bruxelles”, con ciò intendendo l’invio delle carte finalizzate a ottenere il via libera definitivo della Commissione all’accordo di integrazione, carte che in effetti non sono state inviate. Per chiedere la revisione del prezzo bastava dunque aspettare il giorno successivo all’invio effettivo delle carte, carte che non riflettevano in alcun modo questo aspetto del rapporto tra le parti. Perché non è stato fatto?
Con questa domanda che continuava a ronzarmi nella testa mi sono nuovamente incontrato ieri all’ora del té col mio amico, ormai in procinto di rientrare a Bruxelles, nella consueta caffetteria romana equidistante dai principali palazzi del potere. E la prima domanda che gli ho fatto è stata proprio:
“Ma allora questa riduzione di prezzo è stata davvero chiesta?”.
E lui mi ha risposto, trascrivo alla lettera:
“Sicuramente no, in ogni caso non alla vigilia dell’invio a Bruxelles degli accordi con cui Ita Airways cedeva a compagnie concorrenti gli slot necessari per mantenere in concorrenza alcune rotte di lungo raggio. Era una cessione richiesta dall’Europa per dare il via libera all’accordo con Lufthansa e scadeva lunedì 4 novembre. Mettere sul tavolo il giorno prima questioni che non c’entravano nulla, come la revisione del prezzo, rischiava di compromettere questo passaggio finale e con esso tutto l’accordo. Pertanto Lufthansa non può proprio averla chiesta. Non si mettono sul tavolo le carte di una trattativa nuova prima che sia stato sparecchiato dalle carte della precedente”.
“Ma allora come spieghi l’ira funesta del pelide Giorgetti, di cui hanno parlato tutti i giornali, per una richiesta che non sarebbe mai avvenuta? Non ‘svenderemo Ita allo straniero, difendiamo il valore dell’azienda’ hanno scritto”.
“Ah, giusto, ci mancava solo di inviare una squadriglia di hostess e di steward a difendere i confini del Brennero. I giornalisti scrivono in realtà quello che le loro fonti gli dicono, spesso senza comprendere che sono usati per le strategie dei loro informatori. Vi sono infatti fonti ufficiali e fonti ufficiose. Quelle ufficiali si esprimono attraverso comunicati stampa, quelle ufficiose sono le ‘gole profonde’ dei sottoscala e dei ripostigli ministeriali. Ma in questo caso i giornalisti che riportano pedissequamente le voci raccolte dovrebbero prima farle passare al setaccio della logica e anche interrogarsi su quanto sia vantaggiosa per le fonti la divulgazione di quanto da essi rivelato. Io ho cercato nel caso di cui stiamo parlando le fonti ufficiali, i comunicati stampa. Non ci sono. Sul sito del Mef l’ultimo che riguarda Ita risale al 25 maggio 2023, quando il capo di Lufthansa Carstens Spohr venne per firmare l’accordo di cessione con Giorgetti ma non potè firmarlo perché i burocrati del ministero non avevano preparato tutte le carte necessarie… Un episodio di impotenza degno del film di Luis Bunuel ‘Il fascino discreto della borghesia’. E infatti il comunicato di allora recita cripticamente, ma anche ipocritamente, che ‘Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti e il Ceo di Deutsche Lufthansa Carsten Spohr si sono incontrati oggi al Mef per confermare la conclusione dell’accordo di investimento di Lufthansa in Ita Airways’…”.
“Per confermare la conclusione dell’accordo?”.
“Sì, non poterono firmare nulla perché le carte non erano pronte. Dunque confermarono solamente… Però per confermare solamente facevano prima a mandarsi dei messaggi su whatsapp.”
“E comunicati stampa di Ita Airways sulla recente vicenda?”.
“Nessuno neppure qui. Gli ultimi comunicati di Ita risalgono a fine ottobre e riguardano i programmi fedeltà. Peraltro la cessione degli slot di Ita ad alcune compagnie concorrenti è un adempimento solo di Ita alle richieste di Bruxelles. Il Mef di suo non possiede diritti di decollo e atterraggio”.
“Però non mi hai risposto. Come ha fatto Giorgetti ad arrabbiarsi per una richiesta che Lufthansa non avrebbe mai presentato?”.
“Noi non sappiamo se si è arrabbiato. Lo scrivono solo i giornali perché qualcuno da dentro il Mef glielo ha detto. Potrebbe averlo fatto molto, solo un po’ oppure per nulla. In ogni caso le informazioni ai ministri le trasmettono i loro dirigenti così come hanno fatto alla stampa in questo caso specifico. Se non loro chi altri? Ma se hanno divulgato queste informazioni, e in questo modo, di certo non stavano né stanno lavorando per ricucire le differenze di posizioni eventuali tra le parti. Per come lo hanno fatto, e per quello che hanno fatto scrivere ai media, l’obiettivo era indubbiamente quello di far saltare la trattativa, di inoltrare il dossier Lufthansa-Ita non a Bruxelles, per l’approvazione definitiva ed entro la scadenza, bensì di superarla con una scusa, così da mandarlo a perdere su un binario morto”.
“Mi stai dunque dicendo che Giorgetti avrebbe cambiato idea all’ultimo minuto e che non vuole più Lufthansa in Ita?”.
“No, Giorgetti sicuramente no, si è speso molto per questo accordo nei due anni trascorsi da quando il governo è in carica, ma qualche suo alto burocrate sicuramente sì. Altrimenti non si spiega perché sia stata diffusa questa notizia ai quattro venti e in questo modo. Lufthansa avrebbe potuto offendersi in maniera irrimediabile, ritenere gli italiani completamente inaffidabili e decidere di andarsene. D’altra parte è proprio quello che fece Klm nel 2001, quando preferì pagare una penale di oltre 250 milioni di euro piuttosto che continuare ad avere a che fare con noi”.
“In sostanza, se comprendo bene, una sorta di ‘deep State’ avrebbe cercato di far saltare l’accordo all’ultimo minuto. Ma con quale finalità? Perseguendo quali obiettivi?”.
“A questa domanda non so rispondere, non per ora almeno. Non riesco ad arrivarci per semplice deduzione logica. Ma non è detto che non ci si possa arrivare più avanti”.
“Mi viene però un’obiezione al tuo ragionamento. Rendere pubblico il disaccordo non poteva essere un modo per ricondurre Lufthansa a moderare le sue richieste se ipotizziamo, contrariamente alla tua analisi, che vi fossero?”.
“E’ da escludersi. I rapporti tra le parti sono regolati dal contratto sottoscritto un anno fa che immagino essere molto dettagliato. Se non prevede revisioni di prezzo Lufthansa non può pretendere nulla e deve pagare l’intero importo lì stabilito. Se invece lascia spazio a revisioni in presenza del verificarsi di determinate condizioni se tratta solo di accertare se esse si sono effettivamente verificate. Ma in tal caso non è giustificato che il Mef si scandalizzi se Lufthansa attiva una precisa clausola contrattuale. E non è giustificato diffondere al pubblico qualsivoglia informazione su una trattativa riservata e molto delicata, rischiando in questo modo di produrre un danno rilevante alle casse pubbliche e al Paese”.
A questo punto della conversazione il nostro tè pomeridiano nella caffetteria di fronte al Tempio di Adriano era terminato da tempo e decidemmo di salutarci. Ma non mancai di dire al mio amico che lo avrei chiamato la prossima settimana a Bruxelles per farmi spiegare i futuri sviluppi di questa intricata e così poco comprensibile vicenda.
Caro direttore, quanto poco sappiamo rispetto a quanto dovremmo invece sapere.
Cordiali saluti,