Assume tutto un altro contorno la partnership cino-francese-saudita che si va delineando all’orizzonte nel campo dei propulsori endotermici. Nata per soddisfare la fame di motori a scoppio nei Paesi emergenti che non hanno alcuna velleità green caratteristica delle nostre latitudini, ora Horse Powertrain, gemellina di Ampere(focalizzata sulle tecnologie elettriche: ha appena portato a casa un accordo pluriennale con l’italo-francese STMicroelectronics per la fornitura di moduli di potenza in carburo di silicio da integrare nelle powerbox e nei sistemi di raffredamento degli inverter dei motori elettrici), potrebbe imporsi anche in altri Paesi, stante la difficoltà delle auto elettriche di farsi largo nel mercato.
LE ATTENZIONI DI SAUDITI E CINESI VERSO I MOTORI A BENZINA
Che un colosso petrolifero come la realtà saudita Aramco possa avere interesse nei marchi che ancora esplorano le opportunità offerte dai motori a benzina non è esattamente una sorpresa. Aveva stupito molto di più invece la partecipazione di Geely dato il posizionamento dei marchi cinesi sul fronte elettrico. Ma a quanto pare in Cina nessuno vuole fare il passo più lungo della gamba (il rischio è quello di trovarsi nella crisi che ha investito Volkswagen, fin troppo entusiasta della transizione energetica) e si mitigano i rischi diversificando gli investimenti.
QUOTE E CDA DI HORSE
Con l’investimento dei sauditi che si portano a casa un 10% della jv, il valore della società tra Renault e Geely è salito a 7,4 miliardi di euro. I due partner iniziali hanno rinunciato ciascuno al 5 per cento delle quote nel loro portafogli: secondo il nuovo assetto disporranno del 45% a testa. Muta sensibilmente il Cda di Horse, composto da sette membri. Tre amministratori sono in quota Geely: Daniel Li (Vicepresidente di Geely Auto e Ceo di Geely Holding), che sarà anche il presidente della società, Jerry Gan (Ceo di Geely Auto Group) ed Andy An (presidente di Geely Holding e Geely Auto Group).
Altri tre fanno riferimento alla Casa di Boulogne-Billancourt: François Provost (Direttore Acquisti, Partnership e Affari Pubblici), Thierry Charvet (direttore Industriale e Qualità) e Denis Le Vot (Ceo di Dacia e direttore Logistica). Infine, Aramco in ragione del proprio 10 per cento ha diritto a un unico rappresentante: Ali Al Meshari nominato con la carica di vicedirettore generale Supervisione Tecnologica e Coordinamento.
LE MOSSE SUDAMERICANE DI HORSE
Come s’è detto, i piani originari di Renault prevedevano di lasciare Ampere in Europa e di presidiare il resto del mondo con Horse. L’attuale bolla dell’auto elettrica potrebbe sparigliare le carte, ma intanto Horse si sta muovendo come da programma in Sud America, dove intende potenziare l’Ayrton Senna complex già nelle disponibilità di Renault che attualmente impiega oltre 2600 persone e parallelamente investire 26,3 milioni di euro in un nuovo impianto di produzione dei cilindri con colata in conchiglia, con una previsione di realizzare 210.000 testate all’anno. L’aumento della capacità produttiva richiederà la spesa di 6,5 milioni per potenziare il reparto che si occupa di test e verifica dei prodotti.
Una mossa che sembra suggerire che Renault non punterà solo sui motori a benzina: i propulsori HR10 e HR13 prodotti a Curitiba sono infatti specifici per il mercato sudamericano, dove la prevalenza dei motori può essere alimentata anche con etanolo.