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Come Renault accelera sui bonus legati alle auto elettriche per Ghosn

Lo scorso fine settimana è arrivata la notizia che l’assemblea generale di Renault -maggiore azionista è lo Stato francese- ha riconfermato Carlos Ghosn alla guida del gruppo automobilistico fino al 2022. L’aspetto decisamente in controtendenza -soprattutto rispetto ai suoi colleghi- è che il manager franco-libanese, demiurgo dell’alleanza Renault -Nissan-Mitsubishi, che nel 2017 è diventata il…

Lo scorso fine settimana è arrivata la notizia che l’assemblea generale di Renault -maggiore azionista è lo Stato francese- ha riconfermato Carlos Ghosn alla guida del gruppo automobilistico fino al 2022.

L’aspetto decisamente in controtendenza -soprattutto rispetto ai suoi colleghi- è che il manager franco-libanese, demiurgo dell’alleanza Renault -Nissan-Mitsubishi, che nel 2017 è diventata il primo costruttore di auto del mondo, ha accettato una riduzione dei suoi compensi.

Infatti dopo aver ottenuto l’anno scorso una retribuzione composta da una parte fissa di 1,2 milioni di euro e una variabile di 1,4 milioni, cui vanno aggiunte 100mila azioni che valgono 4,6 milioni (per un totale potenziale quindi di circa 7,3 milioni), Ghosn ha accettato una riduzione di tutte queste voci, nonostante i risultati eccellenti conseguiti del gruppo nello scorso anno: +14,7% il fatturato, +17,4% il margine operativo e soprattutto un risultato netto balzato del 49%.

Per l’anno in corso Ghosn avrà in busta paga decurtata del 19% sulla parte fissa (1 milione), del 32% su quella variabile massima e un piano di attribuzione di 80mila azioni, ridotto quindi del 20%.

Ma l’aspetto interessante è che nel nuovo piano dei compensi il 30% degli incentivi variabili di lungo periodo dipende dal trend di vendite di auto elettriche (mentre il restante 70% è dato dal rendimento del titolo, dal flusso di cassa, dagli obiettivi raggiunti dall’alleanza con Nissan e Mitsubishi e altri parametri).

Affinché Ghosn incassi l’intero 30% a sua disposizione, Renault dovrà superare del 5% le stime interne sulle vendite di auto a trazione elettrica (il cui volume non è noto), mentre se centrasse esattamente l’obiettivo il numero uno della casa francese riuscirebbe a ottenere il 21%. Ma Ghosn, che è sempre stato un grande sostenitore del motore elettrico, ha accettato la sfida e questo dovrebbe far pensare sulle prospettive del mercato dell’auto.

Ancora prima che lo scandalo Dieselgate convincesse il mondo a cercare nuove forme di mobilità meno inquinanti, il manager franco-libanese ha professato in più occasioni la sua fiducia nella validità di questa tecnologia. E ci ha puntato con decisione.

Così per anni la Renault Zoe è stata l’auto elettrica più venduta in Europa e quest’anno il primato è stato conquistato dalla Nissan Leaf, altro modello appartenente all’alleanza Renault -Nissan-Mitsubishi. A conferma di come le case guidate da Ghosn credano sempre più nella propulsione green.

Vero che le auto elettriche oggi rappresentano solo il 2% del mercato europeo. Ma molti addetti ai lavori concordano sul fatto che l’elettrico conoscerà una grande accelerazione nei prossimi anni, spinto dal crescente interesse per le tecnologie meno inquinanti sia delle amministrazioni locali sia dell’opinione pubblica.

Oltre all’elettrico, uno dei principali obiettivi di Ghosn da qui al 2022 sarà quello di raddoppiare le sinergie interne all’alleanza Renault -Nissan-Mitsubishi dagli attuali 5 a 10 miliardi di euro entro cinque anni. Il manager è convinto che per vincere le battaglie sulle nuova mobilità (tra cui l’elettrico) le case automobilistiche dovranno investire parecchio nel medio termine. Di qui l’esigenza di maggiori sinergie che consentano di risparmiare risorse da dirottare in quella direzione.

Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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