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Us Navy

Come e perché la Us Navy ha modificato la presenza nel Mediterraneo

La presenza (inconsueta) nel Mediterraneo di due gruppi di battaglia di portaerei della US Navy aveva lo scopo dichiarato di prevenire degenerazioni ulteriori in una situazione di per sé già abbondantemente complessa

Recentemente, nel Mediterraneo si è registrata la contrazione delle unità della US Navy schierate tra il mese di ottobre e gli inizi del mese di dicembre, a seguito dello scoppio delle ostilità tra Hamas ed Israele.

All’indomani dell’attacco scatenato da Hamas nel cuore di Israele, l’amministrazione Biden aveva ordinato al Dipartimento della Difesa (US DoD) di aumentare significativamente la presenza aeronavale degli Stati Uniti nel Mar Mediterraneo Orientale e nel Mar Rosso per scongiurare possibili estensioni regionali del conflitto (Hezbollah in Libano, Siria, Iran, Houthi dal non troppo distante Yemen).

A seguito degli ordini e direttive presidenziali l’US DoD aveva inviato consistenti rinforzi nelle basi statunitensi presenti in Siria, Israele, Giordania, Iraq, ed altri Paesi della penisola arabica, con dotazioni antiaeree ed antimissili, assetti aerei e navi per pattugliare e scrutare i cieli ed i mari con i loro potenti sensori.

L’US Navy per l’occasione aveva mobilitato ben due Carrier Strike Groups (CSG) più un Gruppo Anfibio completo, supportate dagli onnipresenti sottomarini e velivoli da pattugliamento marittimo dotati di potenti e sofisticati sensori, con un terzo CSG pronto in Asia a muovere in caso di necessità.

La presenza (inconsueta) nel Mediterraneo di due gruppi di battaglia di portaerei della US Navy aveva lo scopo dichiarato di prevenire degenerazioni ulteriori in una situazione di per sé già abbondantemente complessa; il messaggio nemmeno troppo arcano era indirizzato all’Iran, grande sostenitrice e principale sponsor di Hezbollah (e degli Houthi) di tenersi fuori e di tenere fuori i suoi “alleati” dalla crisi in atto.

La missione della US Navy si è modificata allorquando si sono intensificati gli attacchi lanciati dalle aeree occupate nello Yemen dagli Houthi contro le navi mercantili in transito tra Golfo di Aden e Mar Rosso, non disdegnando i miliziani sciiti di operare anche nelle acque “più tranquille” e distanti del Mar Arabico. Questi attacchi sono divenuti sempre più insistenti e tali da causare danni ai traffici commerciali che transitano tutti i giorni in quell’arteria fondamentale che, tramite Mar Rosso e Canale di Suez, collega l’immensa Asia ed il Medio Oriente al Mediterraneo ed all’Europa.

A quel punto, complice anche le esigenze di turnazione — una portaerei a propulsione nucleare imbarca più di quattromila uomini — la US Navy ha dato il via ad una serie di movimenti che, se da un lato diminuiscono la presenza nel Mediterraneo Orientale, dall’altro aumentano le navi disponibili in Mar Rosso, Golfo di Aden e Mar Arabico per contrastare i lanci di missili e droni da parte degli Houthi.

Più in generale, ed in definitiva, l’US Navy conferma la postura adottata negli anni Novanta del passato secolo, con l’avvenuta riduzione della 6a Flotta; essa, ai tempi della Guerra Fredda, era una delle più potenti flotte schierate al di fuori dalle acque statunitensi ed aveva il compito principale di contrastare il SOVMEDRON, la squadra navale della Marina Sovietica che operava permanentemente nel Mar Mediterraneo; oggi la 6a Flotta mantiene la sola nave comando Mount Whitney (nella foto) di stanza a Gaeta e può far affidamento sui cacciatorpediniere classe Arleigh Burke assegnati per le esigenze alla base aeronavale di Rota in Spagna che, a seguito degli accordi intervenuti tra Madrid e Washington, da due potranno divenire quattro; per il resto la 6a Flotta mantiene le indispensabili strutture di comando e trasmissione per supportare le unità di superficie e subacquee che ciclicamente, per esercitazioni e/o per operazioni entrano nel nostro bacino.

Di fatto, la 6a Flotta aumenta e diminuisce la sua consistenza a seconda delle necessità, rispondendo con flessibilità alle situazioni contingenti, ricevendo assetti navali ed aerei dalla costa orientale degli Stati Uniti e dalle Flotte operanti negli altri bacini che possono distaccare temporaneamente proprie unità.

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