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Lockdown

Come cambiare le regole sui trasporti regionali

Quanto è prioritario confermare ancora il limite di mobilità all’interno della regione? L'intervento di Marco Foti

L’avvio della Fase 2 nell’emergenza coronavirus partirà il 4 maggio con l’Italia ancora in parziale lockdown. Questo significa che alcuni milioni di italiani potranno riprendere ad utilizzare i sistemi di trasporto all’interno della propria regione e la domanda di mobilità subirà un incremento. Ma tutto questo inciderà positivamente sulla ripresa economica considerando gli spostamenti esclusivamente all’interno dei confini regionali?

Secondo il “World Economic Situation And Prospects” di aprile dell’United Nations department of economic and social affairs (Undesa), l’economia globale nel 2020 potrebbe ridursi dello 0,9% a causa della pandemia di Covid-19.

Il trasporto aereo internazionale, secondo l’IATA, segna una flessione del 10%, mentre risulta ancora più significativo il calo della domanda interna (-20,9%). La stima delle perdite del 2020 per il settore si aggira tra 63 e 113 miliardi di dollari.

Bankitalia, attraverso il periodico bollettino economico, dichiara che ogni settimana di lockdown costa all’Italia lo 0,5% del Prodotto Interno Lordo annuo, ovvero circa 9 miliardi di euro ai valori attuali.

La mobilità interna al territorio italiano si è drasticamente ridotta, in tutte le sue modalità. Ed ancora siamo fermi con il parziale lockdown.

Ad eccezione del 2% delle imprese di autotrasporto, oggi impegnate nella distribuzione di alimentari e farmaceutici a corto raggio, il settore del trasporto merci è in grande affanno. Secondo Trasportounito, “con 1,5 miliardi di crediti insoluti almeno metà delle imprese italiane di autotrasporto rischia di chiudere in tempi brevissimi”.

Il Trasporto Pubblico Locale matura perdite che si aggirano intorno ai 200 milioni di Euro al mese.

Elliott Harris, economista capo dell’Onu e segretario generale aggiunto per lo sviluppo economico, ha dichiarato che “mentre dobbiamo dare la priorità alla risposta sanitaria per contenere la diffusione del virus a tutti i costi, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo di garantire una ripresa resiliente dalla crisi e riportarci sulla strada dello sviluppo sostenibile”.

Questa emergenza ci ponga tutti di fronte alla necessità di ridisegnare il futuro dei nostri spostamenti con nuovi paradigmi, nuove strategie rispetto ad una differente richiesta di mobilità che dovrà adeguarsi a nuovi modelli organizzativi, così come implementato nei Paesi asiatici, allargando le maglie della mobilità al di fuori dei confini regionali.

Quindi mi domando quanto sia strategico confermare ancora il limite di mobilità all’interno della regione.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, in una recente intervista al Corriere, ha dichiarato “che sarà necessario incentivare la mobilità dolce” (interna ai Comuni) attraverso l’impiego di bici e monopattini elettrici che “vedranno una normativa definitiva ed incentivi per l’acquisto”. Ma siamo sicuri che la mobilità dolce, il TPL pesantemente ridotto e la mobilità sostenibile possano bastare a soddisfare la nostra esigenza di spostamento?

Olivier Francois, Chief Marketing Officer di Fca, in un’intervista al Sole 24 Ore, evidenzia che “l’uso dell’auto avrà una valenza anche simbolica. Perché diventerà uno strumento per recuperare la nostra autonomia e per portarci in totale sicurezza verso la ripresa della nostra libertà sociale”.

La richiesta da tutti i settori è chiara: allentare le limitazioni agli spostamenti dei cittadini perché chiudere i confini non è un segnale di grande strategia economico-finanziaria. Il comparto della mobilità (automotive compreso e servizi di mobilità), vale oltre il 10% del Pil italiano (fonte Mobility Think Tank 2018). Questo significa che serve un Piano specifico per il settore perché il trasporto delle persone è centrale nell’economia del nostro Paese.

Mit, Enti Locali e Anci dovranno necessariamente studiare un nuovo modello di mobilità consentendo sin da subito gli spostamenti infraregionali, ricordando che Istat stima una mobilità sistematica giornaliera per 30 milioni di abitanti ed il 50% di questi si sposta al di fuori del proprio comune. Ma al tempo stesso servono scelte di medio-lungo periodo per pensare sistemi di trasporto pubblico locale organizzati in modo diverso.

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